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Meta è alla ricerca di titoli di giornale che dimostrino il suo impegno per la privacy — ma la storia della cancellazione dei dati biometrici su Facebook è più complessa

Meta, il nuovo nome aziendale di Facebook Inc., ha annunciato che il programma di riconoscimento facciale che permetteva di “pre-taggare” le persone nelle fotografie su Facebook, il social network, verrà interrotto, e i dati di riconoscimento facciale di più di un miliardo di utenti saranno cancellati. In un post sul blog aziendale, il vicepresidente all’intelligenza artificiale Jerome Pesenti spiega che Facebook vuole limitare il proprio uso di tecnologie di riconoscimento facciale su larga scala, perché “anche nei molti casi in cui il riconoscimento facciale può essere utile, bisogna confrontarsi con le crescenti preoccupazioni della società sull’uso della tecnologia stessa.” 

Il post non menziona, tuttavia, la cancellazione di DeepFace, l’algoritmo di riconoscimento facciale che Facebook ha allenato proprio sulle foto dei propri utenti, e che l’azienda quindi potrebbe utilizzare in qualsiasi momento in prodotti futuri

L’annuncio ha ottenuto grande rilevanza in parte grazie alla confusione che l’azienda è riuscita a creare tra giornalisti e pubblico su cosa sia cosa in seguito al proprio rebranding da Facebook Inc. a Meta: l’annuncio di oggi riguarda solo le funzionalità di Facebook il social network, e non riguardano eventuali nuovi prodotti dell’azienda, ma avendo annunciato la notizia come Meta, a prima vista l’annuncio sembra di profilo più ambizioso di quanto sia effettivamente. 

Facebook aveva introdotto la funzionalità di riconoscimento facciale ormai più di dieci anni fa, quando attorno all’uso massiccio della tecnologia non si erano ancora sviluppate opinioni negative come negli ultimi anni. Col passare del tempo è diventata una delle funzionalità guardate con più sospetto da parte dei commentatori critici di Facebook, e nel 2019 la feature è diventata opt in: tutti i nuovi utenti l’avevano disattivata di default, e veniva disattivata anche per gli utenti che non interagivano con il messaggio informativo con cui veniva data la notizia.

Anche se di per sé l’uso di Facebook era largamente innocuo — la funzionalità serve a rendere più semplice taggare le persone nelle foto — i numerosissimi scandali sull’uso del riconoscimento facciale da parte delle forze di polizia, e il dato di fatto che gli algoritmi ereditino i bias razzisti e sessisti dei loro autori, hanno dimostrato che si tratta di una tecnologia pericolosa, che infatti è stata messa al bando da diverse autorità in tutto il mondo — compreso il Parlamento europeo.

Tutti i dati di riconoscimento facciale verranno cancellati, ma il post sul blog di Meta sottolinea che l’azienda continuerà ad incoraggiare gli utenti a taggare manualmente le persone nelle foto. Questo, ovviamente, implica che il programma potrebbe essere riavviato in qualsiasi momento: le foto ovviamente sono ancora tutte online, e il modello generato dall’algoritmo non è stato cancellato. Non è la prima volta che Facebook cerca di offuscare quante informazioni trattenga quando interrompe un progetto che è visto come invasivo della privacy. Nel 2018, l’azienda ha interrotto i propri rapporti con Acxiom, un data broker che aiutava le aziende a tracciare in modo più accurato il proprio pubblico sul social network, tuttavia, non ha mai cancellato i dati demografici aggregati dalla partnership — in questo modo prendendo le distanze dal partner problematico, ma senza rinunciare ai predittori che aveva raccolto.

Il post di Meta, da questo punto di vista, è disonesto: Meta non può sacrificare i propri progressi in ambito di riconoscimento facciale, perché sono necessari per continuare a sviluppare funzionalità che permettano alle sue app di essere alla pari con quelle dei concorrenti. In particolare, l’azienda ha una intera piattaforma di filtri per le Stories di Instagram — Spark AR — che ovviamente non può funzionare senza fare affidamento sul riconoscimento facciale. 

La decisione arriva in un momento particolarmente delicato per l’azienda: a inizio anno Facebook ha sborsato 650 milioni di dollari per patteggiare una class action: l’azienda ha ammesso che l’uso della propria funzionalità di riconoscimento facciale sul social network infrangeva la legge sulla privacy biometrica dell’Illinois. Tutte le persone che si sono unite alla causa, in quell’occasione, hanno ricevuto dai 345 ai 5.000 dollari in danni per il comportamento illegale dell’azienda. Quel caso,  già rilevante, era soltanto l’inizio: Meta dovrà tornare a difendersi in Illinois nelle prossime settimane per un caso simile legato a Instagram. Se non  riuscisse a trovare un accordo, l’azienda potrebbe andare incontro a una multa astronomica: 500 miliardi di dollari — 5.000 dollari di danno per 100 milioni di utenti. Secondo i portavoce di Facebook le accuse sono “infondate,” ma i fatti — dal precedente patteggiamento all’annuncio di ieri — raccontano un’altra storia.

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in copertina, elaborazione da foto di Gerd Altmann da Pixabay

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