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L’esercitazione militare delle IDF a nord di Israele è solo l’ultimo sfogo di tensioni di vecchia data che causano instabilità in tutta la regione

In questa puntata per la prima volta capiremo come l’instabilità di una regione sia spesso collegabile al comportamento dei paesi che la compongono. Partiamo dalle ultime notizie e andiamo a ritroso, per capire questo mese molto complicato per il Sud–ovest asiatico.

La mattina del primo novembre, l’IDF — l’esercito israeliano — ha cominciato un’esercitazione nel nord del paese, che simula una guerra su larga scala in risposta ad ipotetici lanci di razzi da parte di Hezbollah. Insomma: ci si sta preparando per un conflitto con il Libano. L’esercitazione era già nei programmi del ministero della Difesa di Tel Aviv, ma è stato anticipata in seguito ai bombardamenti dell’IDF su un deposito di armi di Hezbollah nel nord di Damasco, avvenuto pochi giorni prima, e in seguito alle tensioni crescenti con l’Iran.

Le conflittualità tra Hezbollah e Tel Aviv sono decennali e si portano dietro problematiche endemiche tra Israele e Libano, in merito al confine e alle rispettive aree di competenza sulle acque su cui si affacciano. Ad oggi non esiste un confine ben delineato tra i due paesi: poiché Beirut non riconosce lo stato di Israele, non ha mai firmato accordi in proposito — il confine provvisorio resta la “linea blu” tracciata dalle Nazioni Unite.

La presenza israeliana in Siria viene raramente raccontata, ma è importante ricordare che Israele è tra i paesi più interessati da ciò che avviene in Siria. Il governo di Tel Aviv partecipa attivamente al conflitto, spesso facendosi scudo di voli civili. Le tensioni tra Israele e Hezbollah non si fermano alla Galilea e alla Siria, ma sono parte dell’instabilità che interessa tutta la regione.

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in copertina: Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah. Foto: CC-BY 4.0 Khamenei.ir