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Fuori dai libri di Bruno Vespa, Matteo Salvini è impegnato in una complessa operazione parlamentare a livello europeo: un disperato tentativo di sfuggire a Giorgetti, Meloni e tutti gli alleati della destra, che hanno ormai compreso quanto sia in difficoltà

Il leader della Lega non ha risposto direttamente alle dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico Giorgetti contenute nel nuovo libro di Bruno Vespa, ma ha fatto capire chiaramente cosa pensa dell’idea di avvicinare la Lega al centro partecipando a una videoconferenza con l’ungherese Orbán e il polacco Morawiecki. 

Oltre ai più discussi vagheggiamenti sul “semipresidenzialismo” attorno alla figura di Mario Draghi nel nuovo libro di Vespa — che si intitola veramente Perché Mussolini rovinò l’Italia (e come Draghi la sta risanando) — Giorgetti si sofferma infatti anche sul leader della Lega. Per il ministro, Salvini, abituato “a essere un campione d’incassi nei film western,” dovrebbe invece provare a  “essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar.” Fuor di metafora, spiega Giorgetti, “se vuole istituzionalizzare in modo definitivo, Salvini deve fare una scelta precisa,” lasciando perdere l’alleanza con Le Pen e AfD e rientrando nell’alveo del Ppe in Europa. 

Invece, il leader della Lega è alleato di Orbán e Morawiecki nella trattativa per la costituzione di un nuovo gruppo parlamentare europeo di stampo sovranista, di cui dovrebbe far parte anche Marine Le Pen, ma non Alternativa per la Germania. Il ritorno della Lega nell’alveo del conservatore Ppe, come auspicato da Giorgetti, sembra insomma un’illusione. 

Il piano di Orbán, Salvini e Morawiecki prevede la fondazione di un nuovo gruppo politico nel Parlamento europeo, che accorpi gli europarlamentari che fanno riferimento ai loro rispettivi partiti nazionali. Se tutte le sigle di estrema destra del Parlamento europeo dovessero superare le proprie differenze diventerebbero agilmente il terzo blocco per grandezza, secondi solo al Ppe e a Socialisti e democratici. 

Finora l’estrema destra ha faticato a coordinare i propri sforzi a livello europeo, con frequenti tensioni interne anche gravi: il caso di AfD è forse il più emblematico, essendo stato cacciato nel 2016 dal Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, per spostarsi prima nell’Europa della Libertà e della Democrazia Diretta e arrivare poi a Identità e Democrazia, dove ora siede insieme alla Lega. L’obiettivo di formare una nuova sigla è fondamentale per Salvini, che in Europa come in Italia si sente sotto pressione su entrambi i fronti — non essendo abbastanza istituzionale per il Ppe, ma dovendo competere anche nel primato della destra con Fratelli d’Italia, che al Parlamento europeo siede con i Conservatori e i Riformisti ed è ovviamente escluso da questa operazione. 

La posizione della Lega, insomma, è difficilmente compatibile con la propria presenza nel governo, alleata in una coalizione che potrebbe esistere senza il loro sostegno. Di tutto questo si dovrebbe parlare anche nel consiglio federale della Lega convocato per oggi, in cui Salvini intende ribadire la propria linea e lanciare un’assemblea programmatica da tenere entro fine anno. Secondo i retroscena, sarà occasione anche per fare una “conta interna,” tra chi sta con lui e chi con Giorgetti.

Ma si tratta poi davvero di una divisione, o di un gioco delle parti? Al consiglio federale “ci sarà lo stesso copione cui assistiamo da tempo: Salvini e Giorgetti uniti nel dire che sono gli altri a metterci l’uno contro l’altro, ma la Lega è solo una e non ci sono divisioni,” ha detto una fonte di via Bellerio all’Adnkronos.

Oltre la Lega

Intanto, nel campo della destra si registrano altri sommovimenti: Giorgia Meloni ha incontrato il premier Draghi per un’ora e mezza, illustrandogli le proposte di FdI in vista dell’approvazione parlamentare della legge di bilancio. Tra le varie cose, Meloni avrebbe chiesto che gli 8 miliardi per la riduzione della pressione fiscale vadano interamente a ridurre le tasse sul lavoro, criticando il green pass e l’ipotesi di una proroga dello stato di emergenza. “L’Italia è la nazione che ha usato il green pass in assoluto nel modo più invasivo: il governo ieri ci ha detto che con il green pass saremmo stati liberi. Delle due, l’una: o il green pass funziona e non c’è bisogno di prorogare lo stato d’emergenza, o c’è bisogno di prorogare lo stato d’emergenza e allora il green pass non funziona e qualcuno deve rivedere questa scelta” dichiara la leader di Fratelli d’Italia. Meloni non si è però soffermata su quanto limitanti potrebbero essere le alternative: in caso di prolungamento dello stato d’emergenza e ulteriore aggravamento della pandemia, l’alternativa al green pass potrebbero essere misure ancora più limitanti.

E Berlusconi? Mentre sogna il Quirinale, l’anziano leader di Forza Italia incassa una nuova svolta positiva sul fronte giudiziario. I giudici della settima sezione penale di Milano hanno infatti valutato inutilizzabili le testimonianze rese da 19 ospiti delle serate di Arcore nell’ambito del processo Ruby Ter. Secondo la difesa di Berlusconi le loro dichiarazioni erano “affette da un vizio patologico” perché, in quanto indagate, le giovani non potevano essere allo stesso tempo testimoni. La decisione toglie un’arma in più dalle mani dell’accusa, che non potrà fare leva sulla presunta falsa testimonianza delle ospiti. Alcune di loro, come Alessandra Sorcinelli e Barbara Guerra, si sono però rese disponibili a raccontare i retroscena di Arcore. Già il 17 novembre Marysthell Polanco potrebbe far emergere delle verità ancora nascoste.

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in copertina, Matteo Salvini con Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki. Foto via Facebook