Pronti?
Dopo una campagna elettorale fiacca e senza contenuti, l’Italia si prepara ad un voto di cui l’esito è sembra scontato. Eppure, nessuno è d’accordo su cosa verrà dopo
Dopo una campagna elettorale fiacca e senza contenuti, l’Italia si prepara ad un voto di cui l’esito è sembra scontato. Eppure, nessuno è d’accordo su cosa verrà dopo
Da Giorgia Meloni a Matteo Renzi, il fronte per una riforma costituzionale è molto ampio. Tutti parlano di presidenzialismo — ma cosa hanno in mente di preciso?
Tra poche proposte concrete e un discorso pubblico basato solo sulle critiche agli avversari, il momento del voto si avvicina. Ma sarebbe ora di parlare di cose più concrete, come ridurre le disuguaglianze o nazionalizzare Eni
A un mese dal voto, tutti i politici più in vista del paese — tranne Conte — sì sono trovati al meeting di CL a Rimini, con la campagna elettorale ancorata ai temi della destra, nonostante gravi episodi come la condivisione del video di uno stupro sui canali social di Meloni
Tra alleanze più o meno improbabili, siglate e poi rifiutate, tutti i partiti che sfidano la coalizione di destra hanno cominciato la campagna elettorale con il piede sbagliato. Il rischio è che la destra conquisti una maggioranza schiacciante, ma la tentazione di continuare a litigare è forte
Il Pd di Enrico Letta ha firmato un accordo in perdita con Azione e +Europa, ma il problema più grosso è il “personaggio” di Carlo Calenda, ogni giorno più ingombrante in coalizione — al punto da far mettere in discussione la presenza di Sinistra Italiana e Europa Verde
La caduta del governo e l’inizio della campagna elettorale rendono infattibili numerose misure urgenti, a partire da un vero salario minimo legale. Ne parliamo con Rosa Fioravante, ricercatrice per il dottorato di Global Studies dell’Università di Urbino
Nonostante una solida maggioranza al Senato — e ignorando il fatto che il M5S non abbia mai detto di voler sfiduciare il governo — Mario Draghi prova ad alzare la posta in gioco
Il governo è in uno stallo alla messicana: il Movimento 5 Stelle ha deciso che non voterà la fiducia, mentre le altre forze politiche — compreso Mario Draghi — sono tentate di soffiare sul fuoco per andare alle elezioni