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Decessi “spalmati” qua e là, tamponi gonfiati: il caso dei dati truccati in Sicilia è emblematico della disinvoltura con cui le regioni hanno gestito sin dall’inizio il contrasto alla pandemia

Nel corso della giornata di ieri sono emersi alcuni dettagli in più sull’inchiesta che ha fatto finire agli arresti domiciliari la dirigente regionale del dipartimento per le Attività Sanitarie della regione Sicilia Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della regione Salvatore Cusimano e il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato, Emilio Madonia. In particolare, le intercettazioni: in un’occasione, si sente l’assessore alla Sanità Ruggero Razza — anche lui indagato — chiedere alla dirigente di “spalmare un poco” i dati relativi ai decessi da comunicare all’Istituto superiore di sanità. In un’altra, Di Liberti invita Madonia a gonfiare i numeri dei tamponi fatti: “Ma mettici 2000 di rapidi, fregatene!” In totale gli episodi di falso documentati sono 40 — l’ultimo risalente al 19 marzo 2021.

La gip di Trapani parla senza mezzi termini di un “disegno di natura politica” finalizzato a “dare un’immagine della tenuta e dell’efficienza del servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell’intera Regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa,” con valori “totalmente disancorati dalla realtà.” “Il più delle volte — continua la gip — le cifre trasmesse, anche quelle relative ai decessi giornalieri, sono arbitrarie, per abbassare valori ritenuti troppo alti o nel tentativo di recuperare dati precedentemente omessi,” in un contesto di “assoluto caos e della totale inattendibilità dei dati trasmessi, che sembrano estratti a sorte.”

Sulle prime, il presidente regionale Musumeci ha provato a difendere l’assessore Razza, rivendicando la decisione di chiedere la zona rossa anche prima del governo nazionale. “È facile in questo momento fare ricostruzioni. Intanto abbiamo il dovere di chiederci, perché? A cosa serviva? Quale gara dovevamo vincere? Quale premio avremmo ottenuto, soprattutto nella prima fase?” Poi ha dovuto accettare le inevitabili dimissioni dell’assessore e assumere l’interim alla Sanità.

Per Musumeci — che pure dall’indagine risulta ignaro delle falsificazoni e quindi vittima del “raggiro” — è una situazione piuttosto imbarazzante: Razza infatti è un suo fedelissimo, considerato il “delfino” del governatore o addirittura “uomo ombra” dei suoi movimenti politici: è lui — scrive Manuela Modica sul Fatto Quotidiano — che “teneva le redini dello scacchiere politico del governo e del presidente” e a spingere Musumeci ad aprire il dialogo con la Lega di Salvini.

Non è il primo scandalo che investe la regione Sicilia dall’inizio della pandemia: a maggio 2020 era stato arrestato Antonino Candela, il coordinatore per l’emergenza coronavirus nominato proprio da Musumeci e Razza, nell’ambito di un’imponente inchiesta per episodi sistematici di corruzione nella sanità siciliana. Già a novembre erano emersi degli audio in cui il dirigente generale dell’assessorato, Mario La Rocca, esortava le aziende sanitarie locali a caricare subito i nuovi posti aperti in terapia intensiva per evitare maggiori restrizioni.

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In seguito all’inchiesta di Trapani, “per motivi organizzativi,” la Sicilia ieri non ha comunicato i dati dei contagi giornalieri. Il caso è emblematico della disinvoltura con cui le regioni hanno gestito il contrasto alla pandemia da un anno a questa parte, e getta un’ombra di sospetto sulla correttezza dei dati comunicati anche dalle altre. Secondo indiscrezioni pubblicate dall’HuffPost, all’interno del Comitato tecnico-scientifico serpeggia il timore che l’abitudine a ritoccare i dati non riguardi soltanto la Sicilia, e possa pregiudicare la comprensione dell’andamento della pandemia.

Da Roma, però, non sono arrivati commenti — nonostante un appello diretto del sindaco di Palermo Orlando, che ha scritto una lettera a Speranza evidenziando la necessità di “un intervento del governo nazionale nella forma più chiara e forte possibile” (il che suona come una richiesta di commissariamento).

La linea del governo, però, è quella di smussare i contrasti con le regioni il più possibile, mantenendo un atteggiamento conciliante dopo i dissapori scatenati dal discorso di Draghi in Parlamento, con l’accusa di aver trascurato gli anziani nella campagna vaccinale. Lo dimostrano le parole del capo della protezione civile Curcio, che ieri è riuscito a elogiare perfino la Lombardia.

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Nel mondo reale, il numero quotidiano dei decessi continua ad essere sproporzionatamente alto: ieri ne sono stati comunicati 529, mentre fortunatamente gli altri indicatori della pandemia sono in lento miglioramento — i nuovi casi sono stati 12.916, con un tasso di positività al 5,3%; calano per la prima volta dopo settimane i ricoverati in terapia intensiva (-5), anche se con un numero ancora molto alto di ingressi (269), mentre continuano ad aumentare i ricoveri nei reparti ordinari (+68).


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In copertina: l’ex assessore Ruggero Razza, via Facebook