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Lo scorso febbraio era una teoria del complotto ridicolizzata dalla stampa e criticata aspramente dagli esperti. Adesso negare l’“ipotesi” dell’incidente di laboratorio vuol dire causare uno scandalo internazionale

Ieri, dopo una lunga indagine svolta da una squadra dell’organizzazione delle Nazioni Unite a Wuhan, l’OMS ha pubblicato il proprio report sulle origini del Covid–19. Il documento avvalora la teoria secondo cui il virus sarebbe passato dai pipistrelli agli umani attraverso una terza specie, e scarta le teorie del complotto sull’istituto di virologia di Wuhan — una teoria che tra rilanci su grandi testate statunitensi e consenso degli ex ufficiali dell’amministrazione Trump non ha speranze di essere archiviata nel dibattito pubblico. Il documento scientifico non può escludere nessuna ipotesi in modo definitivo, ma Peter Daszak, tra i membri della squadra dell’OMS, spiega bene la situazione in una conversazione con Nature: “Ci è stato permesso di fare tutte le domande che volevamo, e abbiamo ottenuto le nostre risposte,” ha detto alla rivista britannica. “L’unica prova che la gente ha per la teoria dell’incidente di laboratorio è che c’è un laboratorio a Wuhan.”

L’ipotesi del laboratorio è affrontata per ultima nel documento dell’OMS, da pagina 118 a pagina 120. Come spiegato da Daszak, le prove a favore di questa teoria sono inesistenti. Gli autori riportano un solo dato come possibile “argomentazione a favore”: il fatto che il 2 dicembre 2019 il laboratorio si fosse spostato nella sua nuova sede, nei pressi del mercato di Huanan. Subito dopo, nelle “argomentazioni contro,” gli autori spiegano che i parenti più stretti del SARS-CoV-2 diffusi in pipistrelli e pangolini sono comunque distanti a livello evolutivo dal nuovo coronavirus, rendendo quindi la diffusione in un contesto non naturale molto improbabile.

Lo schema presentato dagli esperti dell’OMS per la trasmissione da perdita di materiali dal laboratorio

Il documento è stato accolto con le proteste di 14 governi, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, secondo i quali che lo studio “è stato significativamente ritardato e non ha avuto accesso ai dati completi e originali.” È evidente però che il problema è prima di tutto politico, ed è l’apparente assoluzione della Cina. Il documento non menziona mai la teoria della fuga di materiali dal laboratorio, ma che il problema di fondo resti questo è stato esplicitato dalla conferenza stampa dell’OMS stessa, in cui il direttore generale Tedros, cercando di arrivare a una sintesi, ha dichiarato che comunque “tutte le ipotesi restano aperte”: “Nonostante la squadra sia arrivata alla conclusione che la perdita di materiali dal laboratorio sia l’ipotesi meno probabile, richiede ulteriori indagini, potenzialmente con ulteriori missioni da parte di specialisti esperti, che sono pronto a inviare.” Parlando durante la conferenza stampa, il capo della missione OMS Peter Ben Embarek ha dichiarato che la sua squadra non ha avuto accesso a tutti i dati grezzi, ma che da parte cinese non c’è stata “nessuna pressione per rimuovere gli elementi critici del report” — Embarek ha ammesso, però, che lo studio si è svolto in un contesto di pressioni politiche “da tutte le parti.”

Dopo più di un anno è bene ricordare ancora che l’ipotesi di un incidente di laboratorio è la versione edulcorata di una vera e propria teoria del complotto. Com’è nata?

La teoria viene inventata dall’ex agente del servizio segreto israeliano Dany Shoham sulle pagine del quotidiano conservatore Washington Times, secondo cui il virus sarebbe legato ai programmi di guerra batteriologica del governo cinese. Una “notizia” ripresa immediatamente dai quotidiani di tutto il mondo. Il passaggio da arma batteriologica a incidente accade invece lo scorso febbraio, quando il senatore repubblicano Tom Cotton prova a correggere il tiro in una serie di tweet, dopo essersi messo pubblicamente in imbarazzo sostenendo la tesi originale senza alcuna prova. Nei giorni successivi sul Lancet e su Nature Medicine vengono pubblicate condanne specifiche e trasversali, e la questione sembra chiusa definitivamente.

Un mese dopo, un retroscena di CNN e Fox News rivela che dei funzionari dell’amministrazione Trump starebbero “investigando” sulla teoria, a cui viene poi data solidità da Trump stesso durante una conferenza stampa alla Casa bianca. È fatta: grazie all’endorsement dell’allora presidente, per i repubblicani l’incidente di laboratorio è ormai una verità incontestabile, e anche Cotton torna sui suoi passi dicendo che “anche se il governo cinese dice il contrario, le sue azioni raccontano un’altra storia.”

Passa un altro mese e a maggio le prove per la fuga di materiali sono diventate “enormi” secondo Mike Pompeo. A questo punto inizia un lento lavoro di erosione della realtà: la stessa tesi che prima era ridicolizzata come una teoria del complotto di estrema destra inizia a diventare un divertissement sui magazine progressisti, e poi diventa apertamente abbracciata anche dal New York Times, che arriva a pubblicare dichiarazioni così incendiarie da essere redarguito da Peter Daszak stesso su Twitter.

Oggi, con le dichiarazioni fumanti e fumose dei 14 paesi che hanno attaccato l’OMS, e con il tentativo di riappacificazione di Tedros, la teoria del complotto fa il proprio ultimo passo verso il diventare verità: un’ipotesi assurda — che non solo è estremamente improbabile ma anche impossibile da dimostrare — per motivi politici è diventata concreta, e difficile anche solo da mettere in discussione.

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