soumahoro

Dai decreti sicurezza alla riforma della filiera agricola, la protesta del leader sindacale di Usb ha riportato l’attenzione sui temi che la maggioranza di governo tende a ignorare, a partire dalla modifica dei decreti sicurezza di Salvini

Il sindacalista della Usb Aboubakar Soumahoro, insieme a una delegazione di braccianti, si è simbolicamente incatenato ieri mattina davanti a Villa Pamphili, per portare all’attenzione del governo tre semplici richieste:

  1. Riformare la filiera agricola con l’adozione di una patente del cibo per garantire ai consumatori cibo eticamente sano e ridurre lo strapotere della grande distribuzione;
  2. Cambiare le politiche migratorie, con la regolarizzazione di tutti gli “invisibili,” un permesso di soggiorno per emergenza sanitaria, la cancellazione degli accordi con la Libia e dei decreti sicurezza, lo ius culturae;
  3. Varare un piano nazionale “emergenza lavoro” per assorbire tutte le persone che hanno perso o rischiano di perdere il laovoro per questa emergenza sanitaria.

Dopo otto ore di sit in, Soumahoro ha ottenuto un incontro con il presidente Conte, alla presenza dei ministri Gualtieri e Catalfo. Sul tema delle politiche migratorie, Conte ha risposto che la riforma dei decreti sicurezza “fa parte dell’accordo di governo” e che quindi è già all’ordine del giorno. La riforma della filiera agricola sarebbe stata accolta come “una buona idea,” mentre sul piano straordinario per il lavoro il presidente del Consiglio ha esortato il leader sindacale a presentare una proposta dettagliata. Non risultano risposte, invece, sugli accordi con la Libia, che il governo ha rinnovato senza modifiche lo scorso febbraio, nonostante le promesse.

La riforma dei decreti sicurezza

Anche sulle modifiche ai decreti sicurezza varati dal governo “gialloverde” le promesse non sono mancate: inseriti negli accordi di governo tra Pd e M5S per la nascita del “Conte bis,” da mesi periodicamente emergono annunci che puntualmente vengono fatti cadere nel vuoto. Questa volta sembra esserci qualcosa di più concreto: in un’intervista a Fanpage, Conte ha detto infatti che già la prossima settimana le modifiche preparate dalla ministra Lamorgese potrebbero arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri.

La svolta si deve anche alle pressioni del Pd, che per voce del ministro Franceschini ha esortato il governo a modificare quanto prima i due provvedimenti “bandiera” dell’ex ministro Salvini. Ma di quali modifiche si tratta? Non c’è molto da cantare vittoria: le correzioni proposte dalla ministra Lamorgese (se ne parlava già a febbraio negli stessi termini) sono quanto mai timide: le multe alle navi umanitarie non spariscono, vengono soltanto ridotte (oscillando dai 10 ai 50 mila euro) e non viene re-istituita la protezione umanitaria, ma ci si limita ad “ampliare” la protezione speciale e ripristinare il circuito Sprar. Insomma, non sarebbe un ritorno alle politiche di accoglienza precedenti allo smantellamento realizzato da Salvini al Viminale, ma una sorta di maquillage per attenuarne gli aspetti più controproducenti anche sotto il profilo dell’ordine pubblico. In linea, peraltro, con le politiche intraprese fin qui dalla ministra Lamorgese, che per quanto riguarda il soccorso in mare e la collaborazione con le “autorità” libiche ha agito in sostanziale continuità con il proprio predecessore (e con Minniti prima ancora), limitandosi a non ingaggiare mai scontri frontali e plateali con le Ong attive nel Mediterraneo centrale.

— Ascolta l’ultima puntata di S/Confini: Il business dell’esclusione: il razzismo in Italia comincia dal sistema di accoglienza

All’interno della maggioranza qualche voce che vorrebbe modifiche più sostanziali — o addirittura l’abolizione dei decreti — c’è, specialmente dalle parti di +Europa e di LeU, mentre il Movimento 5 Stelle, ancora legato all’esperienza di governo con Salvini, spinge per recepire soltanto le critiche di Mattarella, che al tempo dell’approvazione del decreto “bis,” lo scorso agosto, aveva espresso “rilevanti perplessità” sulla sproporzione delle sanzioni alle navi umanitarie e sulla criminalizzazione del soccorso in mare. Sulla carta le modifiche ancora non ci sono, ma Salvini è già partito all’attacco, tra una ciliegia e l’altra, minacciando di raccogliere le firme per un referendum “per bloccare quello che sarebbe un atto che favorisce solo la criminalità.”

La regolarizzazione

Per quanto riguarda la regolarizzazione dei lavoratori senza permesso di soggiorno — altro tema di fondamentale importanza sollevato da Soumahoro a Villa Pamphili — il numero ancora scarso di richieste inoltrate finora ha spinto il governo a prorogare i termini fino al 15 agosto. Come hanno denunciato numerose associazioni per la difesa dei diritti dei cittadini stranieri in Italia, il provvedimento di “sanatoria” incluso nel Decreto Rilancio è fortemente discriminatorio — perché esclude interi settori lavorativi e presenta dei vincoli impossibili da rispettare per molti lavoratori senza documenti — e poco efficace, specialmente per l’emersione del lavoro nero nelle campagne. I dati diffusi finora dal ministero dell’Interno, infatti, confermano che la maggior parte delle richieste ha riguardato finora i settori dell’assistenza domestica (colf e badanti): oltre 21 mila su circa 32 mila totali. Numeri ancora molto lontani dai 200-300 mila beneficiari stimati dal governo. In fase di conversione del Decreto Rilancio ci sono già alcune proposte di emendamento, come quelle avanzate dal GREI250 (Gruppo di Riflessione su Regolarizzazione, Emersione e Inclusione), che puntano a espandere la platea dei beneficiari — includendo anche altri settri lavorativi — e rimuovendo il requisito della data di scadenza del permesso di soggiorno dal 31 ottobre 2019.

In ogni caso, l’intervento di Soumahoro a Villa Pamphili ha portato prepotentemente una richiesta di concretezza nella cornice dorata e rarefatta degli Stati generali, “rompendo la narrazione separata ispirata alla grandeur” — come commenta sull’HuffPost Alessandro De Angelis. Finora dalla kermesse di Villa Pamphili non è uscito nulla di sostanziale: oggi pomeriggio, dopo una contestata informativa al Parlamento in vista del prossimo Consiglio europeo, Conte si confronterà con Confindustria — che ha criticato la mancanza di “visione” sulla fase 3 e da giorni si esprime con toni piuttosto duri sull’operato del governo. Gli indicatori economici sul prossimo futuro, intanto, non sono rosei: Coldiretti ha stimato un milione di poveri in più nel 2020, mentre secondo Confcommercio il crollo dei consumi mette a rischio un milione di posti di lavoro.