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in copertina, foto via Twitter

Le strade di Minneapolis si sono riempite di persone che protestavano contro la violenza sistemica della polizia verso le persone afroamericane. La polizia ha risposto con cariche, gas lacrimogeni, e granate stordenti

Migliaia di persone sono scese in strada con cartelli che citavano le ultime parole di Floyd: “non riesco a respirare,” e “non uccidetemi.” I contestatori hanno bloccato il traffico in diversi quartieri della città, ma la polizia ha risposto con violenza eccessiva, caricando chi protestava e usando lanciando gas lacrimogeni.

L’area metropolitana di Minneapolis-Saint Paul è da sempre un punto particolarmente delicato per la violenza di polizia, e non si può non menzionare il caso di Philando Castile, un giovane uomo afroamericano ucciso da un poliziotto con sette colpi di pistola di fronte alla propria compagna e a sua figlia, di quattro anni.

Le strade dove la polizia ha caricato i manifestanti si sono trasformate rapidamente in scenari da guerriglia urbana, mentre le persone che protestavano rispondevano alle violenze di polizia, circondati da fumi e gas lacrimogeni.

È impossibile non sottolineare la differenza di reazione: ultraviolenta per queste proteste — di persone disarmate, pacifiche, mosse dalla morte prematura di un proprio concittadino — di massimo rispetto e ai limiti dell’inesistente di fronte alle proteste dell’estrema destra che chiede di poter andare a farsi tagliare i capelli.

Lunedì quattro agenti di polizia a Minneapolis hanno assassinato un uomo di colore di 46 anni, George Floyd. Il caso ha scosso ieri gli Stati Uniti quando è emerso su Facebook un video di nove minuti (avviso: potrebbe urtare la vostra sensibilità) in cui uno degli agenti è inquadrato mentre soffoca con un ginocchio Floyd, che non sta facendo niente per difendersi o resistere all’arresto, ma riesce solo a mormorare che sta soffocando.

Come sempre quando si parla degli omicidi di persone afroamericane da parte della polizia, nell’immediato gli agenti hanno cercato di coprire il caso, dichiarando di aver trovato l’uomo ubriaco, e che, durante l’arresto aveva avuto una “emergenza medica.”

Una volta che il caso ha raggiunto la cronaca nazionale, la polizia della città ha fortunatamente reagito, licenziando i quattro agenti coinvolti nell’arresto, nei conorfronti dei quali è stata aperta un’indagine da parte dell’FBI.

Non solo l’omicidio di Floyd non sembra giustificato dal contesto dell’arresto: non è nemmeno chiaro perché la polizia fosse lì ad arrestarlo. I poliziotti sarebbero stati chiamati da un negoziante perché un cliente aveva cercato di comprare qualcosa con dei “documenti falsi,” ma Floyd non aveva nessun motivo per aver utilizzato documenti falsi, e viveva con la propria famiglia e lavorava come addetto alla sicurezza in un ristorante dove si suona musica dal vivo.

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Blogger, designer, cose web e co–fondatore di the Submarine.