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in copertina, elaborazione foto cc Kuhlmann /MSC

Il vaccino per il Sars-Cov-2 ancora non esiste, ma sempre più persone in tutto il mondo dichiarano già di non volerne sapere: per convincerle, il debunking non servirà a niente

Stati Uniti. Secondo un sondaggio Yahoo News/YouGov il 44% degli elettori repubblicani crede alla teoria del complotto secondo cui Bill Gates utilizzerà la campagna vaccinale per il Covid–19 per iniettare microchip nel corpo di miliardi di persone e monitorarne ogni movimento. Il sondaggio, svolto all’inizio della settimana scorsa, contiene un secondo dato se possibile ancora più inquietante: solo il 26% degli intervistati sa riconoscere che si tratta di una notizia falsa, ovviamente.

Germania. La diffusione dello scetticismo nei confronti di un vaccino che nemmeno esiste ancora è aumentata sensibilmente durante il lockdown: a metà aprile aveva dichiarato che si sarebbe vaccinato il 79% degli intervistati; la settimana scorsa era il 63%. Anche negli Stati Uniti un sondaggio sull’intenzione di vaccinarsi ha registrato una crescita dello scetticismo nei confronti del vaccino con il passare del tempo. In paesi meno colpiti dal virus, come l’Austria e la Svizzera, rispettivamente il 20 e il 18 percento delle persone sostiene già di non volersi vaccinare. Intanto, il lavoro sul vaccino continua senza sosta in tutto il mondo: la multinazionale Astrazeneca, ancora nel pieno della sperimentazione, ha annunciato che spera di poter produrre 400 milioni di dosi già a settembre, se i test saranno positivi, con l’ambizione di portare la produzione a un miliardo entro il 2021.

Lo scetticismo nei confronti dei vaccini è marcatamente più diffuso nei paesi economicamente più avanzati — la Svizzera, a proposito, è il quinto paese che crede meno nei vaccini al mondo, mentre la Francia è il più scettico di tutti — ma è lecito aspettarsi che la pandemia cambi drasticamente l’opinione pubblica in materia.

L’origine della paura per i vaccini ha quasi vent’anni: la storia inizia nel 1998 nel Regno Unito quando Andrew Wakefield pubblica uno studio fraudolento in cui correla la comparsa dell’autismo con l’assunzione del vaccino trivalente per morbillo, parotite e rosolia.

Oggi sappiamo la verità: Wakefield progettava di lanciare un’attività “medica” commerciale che avrebbe dovuto offrire test di “sanità” a bambini che erano stati vaccinati. Ma all’epoca, in perfetta concomitanza con le accuse di Wakefield, un alterco tra il Centro per il controllo malattie e l’agenzia per l’amministrazione di cibo e medicine contribuì  alla diffusione dell’idea che i vaccini, ammesso che funzionino, potrebbero essere nocivi.

Da allora l’idea non ha fatto altro che diffondersi, entrando nella costellazione delle credenze diffuse online. Oggi lo scetticismo nei confronti dei vaccini si è aggiornato: si parla meno di autismo e ci sono relazioni più strette con altri rami del discorso complottista, che prevede l’esistenza di complotti tecnologici e ovviamente società segrete.

Con centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo, dopo mesi chiusi in casa, avrebbe senso aspettarsi che le persone accoglieranno l’eventuale scoperta di un vaccino con grande entusiasmo. E certamente sarà così per molti. Ma i sondaggi diffusi in queste settimane sembrano dire il contrario: per affrontare una crisi senza paragoni storici, sempre più persone fanno affidamento a teorie del complotto e mistificazioni per accettare il mondo in cui vivono.

Per chi crede nei vaccini è facile minimizzare le credenze degli scettici, ed è particolarmente facile quando emergono storie come quelle dei gruppi evangelici che parlano di “marchio della bestia” per riferirsi al virus. Ma parte del lavoro di ogni società laica è accettare e funzionare accogliendo anche persone le cui credenze non hanno assolutamente niente di dimostrabile.

Tre anni fa in Italia si è parlato per mesi di  “libertà vaccinale:” oggi come allora si tratta di un’espressione forzata, costruita per avvalorare le ragioni degli scettici nei confronti dei vaccini, in primis perché vaccinarsi, soprattutto contro un virus nuovo come quello del Covid–19, non è una decisione con conseguenze che riguardano solo l’individualità.

Il problema quindi permane: bisogna trovare un modo per fare in modo che le persone non si convincano a non vaccinarsi.

È un problema che non si può ignorare: nel fine settimana appena concluso, seppur in tono minore in parte a causa del cattivo tempo, si sono tenute in Germania diverse proteste contro le misure di quarantena, per la nona settimana consecutiva. Tra i contestatori molti parlano di “olocausto sociale,” e sostengono che le aziende farmaceutiche e Merkel vogliano utilizzare il virus per instaurare una dittatura. Per capire come affrontare quella che si preannuncia come la prossima fase della crisi, è necessario capire la distinzione fondamentale tra le persone che vengono iniziate alle teorie anti–vax, e chi organizza i gruppi e i materiali essoterici, cioè destinati a una divulgazione più ampia: le prime sono da raggiungere, i secondi sono da disarmare.

Farlo non è semplice: la retorica dei gruppi anti–vax non potrebbe essere più pronta a questo momento. Il movimento da anni semina dubbi sull’affidabilità dell’OMS, e ora lo stesso argomento — certamente non per caso! — è entrato prepotentemente nella retorica della destra occidentale. In queste settimane diversi report e studi sottolineano che non solo questi gruppi sono altamente organizzati, ma che il loro lavoro si inscrive perfettamente negli scopi dell’estrema destra — negli Stati Uniti, in Germania, in Spagna. Pochi anni fa si pensava fossero una frangia isolata e sostanzialmente non politicizzata: ora sono un elemento funzionale di un piano politico più ampio. La proporzione storica della crisi, inoltre, non ha fatto che rendere più evidenti i limiti del modello della ricerca finanziata da privati: il recente scandalo Sanofi, il cui amministratore delegato aveva annunciato che avrebbe dato la priorità agli Stati Uniti per soddisfare gli investimenti dell’amministrazione Trump — per poi fare rapidamente marcia indietro. Questi meccanismi rendono possibili ulteriori livelli del discorso cospirazionista, ovvero che non si stiano usando cure efficaci — l’idrossiclorochina o il plasma, in base al paese del mondo — perché c’è una volontà precisa di costringere tutti a vaccinarsi.

Per raggiungere le persone che non fanno parte di vere e proprie organizzazioni, ma che semplicemente sono state raggiunte da teorie che le mettono in pericolo, il semplice debunking non serve a niente, anzi, è controproducente: antagonizzare una persona sulle proprie convinzioni non fa altro che accelerare il suo percorso di radicalizzazione. Durante la discussione attorno alla “libertà vaccinale” in Italia il burionismo ha fatto danni gravissimi all’opinione pubblica.

Al contrario, lo stato dovrà mostrarsi vicinissimo ai cittadini, sfruttando il rapporto diretto e personale che tutti hanno con il proprio medico, cercando di disinnescare la retorica che vuole nelle prescrizioni della medicina una forma di controllo. Finora, si è fatto l’esatto contrario: non solo si sono ripetutamente antagonizzati i cittadini, scaricando ogni responsabilità della gestione della crisi sui singoli. Ancora peggio: l’incapacità, mescolata alla mancanza di trasparenza, ha reso i dati trasmessi dalle autorità sanitarie evidentemente inaffidabili agli occhi di tutti, favorendo la narrazione che ci sia “qualcosa da nascondere.” Solo trattando i cittadini con intelligenza ed empatia è possibile costruire canali di comunicazione affidabili e che non possono essere dirottati e manipolati da malintenzionati. In questo momento, si tratta di prevedere un cambiamento completo della gestione della crisi da parte delle autorità locali e del governo, altrimenti sembra inevitabile che sempre più persone si convincano che la malattia è meglio della medicina.

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Blogger, designer, cose web e co–fondatore di the Submarine.