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in copertina, elaborazione di foto via Facebook

Esattamente come per l’aborto, la destra italiana si interessa delle donne unicamente per fare politica sul loro corpo, non per difendere i loro diritti.

“Non è compito mio dare lezioni di morale, è giusto che sia la donna a scegliere. Però non puoi arrivare a prendere il pronto soccorso come la soluzione a uno stile di vita incivile per il 2020.” È quanto ha detto in modo molto civile Matteo Salvini, dal palco della manifestazione “Roma torna Capitale.” Si è parlato di aborto, in particolar modo —  che novità — da parte delle donne straniere. “Ci sono immigrati che hanno scambiato i pronto soccorso per un bancomat sanitario per farsi gli affari loro senza pagare una lira. È ora di smetterla che ci siano migliaia di cittadini non italiani che hanno preso il pronto soccorso come l’anticamera di casa loro. Io dico che la terza volta che ti presenti paghi.” 

Sotto gli applausi dei suoi elettori/fan, il segretario della Lega ha continuato: “Mi hanno segnalato che ci sono delle donne che si sono presentate per la sesta volta per una interruzione di gravidanza. Non entro nel merito di una scelta che compete solo alla donna. Non è compito mio né dello Stato dare lezioni di morale o di etica a chiunque, è giusto che sia la donna a scegliere per sé e per la sua vita,” ha affermato Salvini, prima di dire con il savoir faire di chi “non è razzista, ma…” che “non puoi arrivare a prendere il pronto soccorso come la soluzione a uno stile di vita incivile per il 2020.” 

La Legge 194, il testo che regola l’accesso all’aborto in Italia, è del 22 maggio 1978 e fu ottenuto dopo anni di lotta e organizzazione iniziate da prima del 1975, quando la Corte costituzionale per la prima volta consentì l’aborto per motivi di salute molto gravi. Le battaglie continuarono fino alla vittoria del referendum del 1981. La finestra temporale è simile per molti altri Paesi: dalla Francia agli Stati Uniti, la lotta sull’interruzione volontaria di gravidanza è una battaglia che molti Stati hanno riconosciuto come “vinta” per la fine degli anni Settanta, e fino a pochi anni fa nessuno avrebbe pensato che si trattasse di un campo di battaglia ancora da difendere.

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Invece, come era evidente seguendo la politica statunitense — o quella irlandese, dove la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza è una vittoria recentissima — il tema dell’aborto è rimasto ancora centrale e identitario per la destra internazionale. Si tratta di un argomento fondamentale per siglare il patto tra partiti di destra ed estrema destra con gli ambienti del fondamentalismo religioso cristiano — nel caso italiano, cristiano cattolico.

Baci ai rosari, il cuore immacolato di Maria, la cover del telefono con la medaglietta della madonna di Medjugorje: in Italia non è la prima volta che Matteo Salvini usa la religione come metodo di propaganda e le frasi sull’aborto si devono vedere in questo senso. L’aborto è da anni uno degli argomenti tabù della politica italiana e le opposizioni più feroci sono arrivate quasi sempre dalle frange cattoliche, che hanno realizzato diverse manifestazioni nelle piazze italiane con derive sessiste, omofobe e razziste. In quest’occasione Salvini è stato particolarmente odioso anche per aver usato il diritto alla salute come arma divisiva, cercando di tracciare una linea tra “noi” e “loro” anche in un ambito sensibile come quello del sistema sanitario nazionale, come succede ad esempio negli Stati Uniti — e come ama fare chi ha a cuore soprattutto gli interessi della sanità privata, ad esempio la destra italiana. 

In questo senso Salvini non poteva opporsi alla visione del mondo dei suoi elettori con donne — se straniere, meglio ancora — che si vanno a cercare certe situazioni. Abbiamo pure la solita contraddizione tanto cara al leader del Carroccio: prima Salvini dice che la donna è libera di scegliere la vita che vuole e che lui non è lì per dare lezioni di etica e di morale, poi definisce “incivili” le donne che praticano l’aborto. Prima di tutto si ribadisce il concetto di una donna libera finché lo decide l’uomo, quindi si semplifica il tema dell’aborto come se per la donna fosse, letteralmente, una visita dal medico.

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L’alleanza con le organizzazioni religiose non è soltanto tematica o ideologica — non sia mai — ma soprattutto economica: lo scorso marzo un’inchiesta di Paolo Biondani e Francesca Sironi sull’Espresso aveva rivelato come dietro il congresso di Verona, il gotha della destra più oscurantista, ci fossero imponenti investimenti offshore da parte di oligarchi di Mosca e integralisti statunitensi. 

Salvini e la Lega si presentano spesso come strenui difensori delle “donne.” Non dei diritti delle donne, notare bene. Esattamente come per l’aborto, la destra italiana si interessa delle donne unicamente per fare politica sul loro corpo: non per garantire libertà di azione, rispetto, e nemmeno per chiedere vera “sicurezza” per le donne. Questo è evidente per tutte le forme della destra: ad esempio quella rappresentata da Giorgia Meloni, di FdI, che nonostante la propria posizione gioisce all’idea di veder chiudere la Casa delle donne di Roma.

Non si può non menzionare tangenzialmente anche la questione del “codice rosso,” la legge approvata dal governo Salvini Conte che prometteva di combattere l’emergenza femminicidi. Si trattava di un testo non solo parziale e poco efficace, ma anche senza fondi. Il nome tradiva l’impreparazione totale dell’allora ministro Salvini, che aveva proposto un “telefono rosso” per i casi di violenza, che però esisteva già.

La posizione delle donne nella società interessa Salvini sostanzialmente solo quando gli permette di giustificare le proprie politiche razziste — come a inizio anno, quando ha commentato la sua scenetta contro il Papa dicendo che si, “lo rispettava,” però “un certo Islam è incompatibile con i diritti delle donne.” Più semplicemente, ad essere incompatibile con i diritti delle donne è il fascismo, come Salvini ha potuto dimostrare anche ieri.

Lorenzo Valentino ha partecipato alla stesura di questo articolo.