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Una nuova inchiesta sostiene che il colosso di Jeff Bezos sottovaluta sistematicamente i rischi per la sicurezza a cui si sottopongono i fattorini delle consegne, con l’unico obiettivo di contenere i costi logistici

Una nuova inchiesta pubblicata da BuzzFeed e ProPublica rivela che le operazioni logistiche di Amazon negli ultimi anni hanno “ripetutamente enfatizzato la velocità e i costi al di sopra della sicurezza.” L’indagine, che si basa su documenti interni e interviste a dipendenti dell’azienda, svela come i dirigenti Amazon abbiano consapevolmente ignorato il carico di lavoro eccessivo sulle spalle della propria rete di distribuzione, nonostante i numerosi incidenti — anche mortali — che hanno coinvolto i fattorini di Jeff Bezos negli Stati Uniti. 

Quanti incidenti? È difficile dirlo, perché Amazon non rende pubblici i dati relativi, nonostante siano certamente tracciati. Secondo BuzzFeed e ProPublica, quest’anno gli incidenti che hanno coinvolto mezzi che stavano consegnando pacchi di Amazon negli Stati Uniti sono stati più di 60, che hanno causato feriti gravi e almeno 10 morti. 

L’impero di Amazon è fondato sulla logistica e sull’efficienza nella consegna a domicilio di qualsiasi cosa, e la velocità è alla base dell’ideologia dell’azienda sin dalla sua nascita. Ma con la crescita esponenziale degli ordini — Amazon spedisce in tutto il mondo circa 600 milioni di pacchi all’anno — sono aumentati anche esponenzialmente i costi logistici, che gravano non poco sui ricavi totali dell’azienda: secondo gli ultimi dati pubblicati a ottobre, Amazon ha speso in logistica il 50% in più rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente. Stiamo parlando, in termini assoluti, di quasi dieci miliardi di dollari.

Di conseguenza, da anni i vertici dell’azienda cercano in tutti i modi di comprimere questi costi il più possibile, bypassando i corrieri tradizionali e appoggiandosi a una rete di contractor a cui è possibile imporre ritmi e standard dettati da un algoritmo. “C’era un’attenzione maniacale nell’incrementare il numero di consegne per tragitto,” ricorda un ex dipendente di Amazon intervistato da BuzzFeed. “Riuscire a far fare più consegne a un solo mezzo era tutto. Era l’unico metro che guidava l’organizzazione.”

Per compensare i rischi di questa accelerazione, nell’estate del 2018 Amazon ha presentato un piano per la sicurezza logistica e stradale. Secondo il piano, ogni stazione di consegna avrebbe dovuto avere un’insegna con il numero di giorni senza incidenti (sic), tutti i veicoli avrebbero dovuto essere ispezionati ogni anno, e si sarebbe dovuta implementare una politica di “tolleranza zero” per le violazioni di sicurezza. Tutto questo, però, è caduto nel vuoto quando è arrivato il picco stagionale di pochi mesi dopo, tra il Giorno del Ringraziamento e il Natale 2018: in quel periodo Amazon ha assunto quasi 4000 fattorini in più per riuscire a stare al passo con le consegne, noleggiando “quasi ogni furgone disponibile negli Stati Uniti,” secondo documenti interni. Alla fine, l’entità delle consegne e della rete di distribuzione ha reso semplicemente impossibile applicare il piano di per la sicurezza.

Amazon ha respinto le accuse formulate dall’inchiesta, ribadendo che “nulla è più importante della sicurezza” e che, negli Stati Uniti, l’azienda ha fornito più di un milione di ore di addestramento per la sicurezza ai propri dipendenti e contractor. In vista del picco di questa stagione, l’azienda ha leggermente corretto il tiro, aggiornando alcune metriche utilizzate per misurare la performance dei fattorini: per esempio — scrive BuzzFeed — ha iniziato a tracciare l’utilizzo delle cinture di sicurezza, oltre alla velocità, le accelerazioni e le frenate. Ma nei report che misurano l’efficienza — e che si traducono in paghe bonus — la “qualità” continua a contare più della sicurezza: 33% contro 17% sul punteggio totale, secondo una tabella che gli autori dell’inchiesta hanno potuto visionare a novembre.

Anche in Italia periodicamente i corrieri che lavorano per Amazon scioperano per denunciare i carichi di lavoro insostenibili e i rischi per la sicurezza. Da ultimo hanno scioperato gli addetti dei poli di smistamento di Brandizzo (Torino) e Marene (Cuneo), nei giorni immediatamente precedenti al Black Friday. In quell’occasione, l’azienda ha detto che “l numero di pacchi da consegnare è assegnato ai fornitori di servizi di consegna in maniera appropriata e si basa sulla densità dell’area in cui devono essere effettuate le consegne, sulle ore di lavoro, sulla distanza che devono percorrere.” Non sono dello stesso avviso i rappresentanti sindacali, che parlano di oltre 120 fermate per consegnare fino a 200 pacchi al giorno

E il sistema di “premi e punizioni” per gli autisti più rapidi ed efficienti, se non fosse tragico, raggiunge vette quasi comiche: così alcuni dipendenti della Teamwork, un’azienda logistica che lavora per Amazon nelle stesse due sedi piemontesi protagoniste dello sciopero del Black Friday, si sono visti negare il panettone omaggio, regalato dall’amministratore delegato solo ai dipendenti che “hanno rispettato il codice di comportamento alla lettera, moltiplicando le consegne nell’ultimo mese.” Insomma, buon Natale. 

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