Quante persone devono morire ancora?
Cinque anni dopo il naufragio di Lampedusa l’idea di centinaia, migliaia di persone morte nel Mediterraneo è diventata normale.
Cinque anni dopo il naufragio di Lampedusa l’idea di centinaia, migliaia di persone morte nel Mediterraneo è diventata normale.
Questa è Hello, World!, la nostra rassegna mattiniera di attualità, cultura e internet. Tutte le mattine, un pugno di link da leggere, vedere e ascoltare.
Il 22 ottobre centinaia di migranti hanno marciato da Velika Kladuša fino al confine croato, per cercare di entrare nel territorio dell’Unione europea.
“I’m going to the game,” si dice Ali prima di partire, da Šid, per cercare di raggiungere l’Europa, ogni giorno più lontana.
Con il ritorno della “rotta di Lampedusa” ritorna anche uno dei termini preferiti del giornalismo italiano, sottilmente denigratorio.
Dal teatro Bayslan di Shatila all’attività di Syrian Eyes: il lavoro di quattro associazioni con i rifugiati siriani e palestinesi in Libano, in un reportage a puntate.
Il teatro Bayslan, come il fiore da cui prende il nome, cresce in condizioni difficili: sotto terra, in un ex rifugio della guerra civile trasformato in uno spazio auto-organizzato e aperto a tutti.
I ragazzi del’associazione italiana Operazione Colomba, attiva in un accampamento di profughi siriani nel nord del Libano, ci raccontano delle condizioni d’accoglienza e dei limiti del lavoro delle agenzie internazionali e delle Ong.
Dalla conservazione del cibo all’assistenza psicologica, i volontari di Syrian Eyes aiutano le famiglie che vivono nel campo libanese di Al Fares ad affrontare i problemi della vita quotidiana.