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Dopo un disco d’esordio molto interessante i Typo Clan sono tornati con un nuovo EP intitolato Venice Pitch, tre videoclip bellissimi e una collaborazione d’eccellenza alla produzione: Bruno Belissimo.

Ci siamo fatti raccontare cosa è successo nel loro ultimo anno e cosa hanno in mente per il futuro del Clan.

Ciao ragazzi, ci eravamo sentiti ormai più di un anno fa all’uscita del vostro primo lavoro Standard Cream. Da allora sono cambiate un po’ di cose: è uscito un nuovo EP, avete lavorato con Bruno Belissimo, siete entrati in Vulcano Produzioni. Raccontatemi un po’ come si sono evolute tutte queste cose.

Dopo l’uscita di Standard Cream abbiamo girato l’Italia per 8 mesi con il resto del Clan e la prima cosa che si è evoluta in tour è stato il sound, che asciugandosi ha lasciato sempre più spazio al ritmo e al groove. A fine estate siamo entrati in studio con Bruno Belissimo per registrare Venice Pitch e settembre e ottobre sono stati dedicati al progetto dei tre video usciti in questi ultimi tre mesi. Il Clan poi si è allargato introducendo figure professionali come Vulcano, oggi la nostra etichetta, BPM Concerti che segue la parte live e Undamento che cura la promo.

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Cosa è successo al Clan? Come prosegue il progetto e come lo porterete dal vivo?

Il live dello scorso anno è stato portato in giro da cinque elementi, scelta coerente con il disco che avevamo scritto. Quest’anno invece, per lo stesso motivo, il live lo faremo in tre, noi due (Manuel Bonetti e Daniel Pasotti ndr) ed Emanuele “Braoboy” Tosoni. Stiamo producendo in questi mesi il tour, riarrangiando i vecchi pezzi e introducendone di nuovi. Le date partiranno a luglio e sempre nello stesso periodo l’idea è quella di entrare in studio per registrare qualcosa di nuovo, forse un album.

Non so se per voi è un complimento o meno, per me lo è — a questo punto non so se lo sarà per Bruno — ma la sua mano nei vostri pezzi nuovi non è così presente. O almeno non lo è per lo stile che siamo soliti attribuirgli. Raccontatemi com’è andata l’esperienza in studio con lui, come vi siete trovati, come avete lavorato.

La scorsa estate, quando abbiamo sentito per la prima volta Bruno proponendogli la collaborazione, i pezzi erano già quasi pronti. Avevamo però bisogno di qualcuno che riuscisse a enfatizzare il groove e chi meglio di lui? Ci siamo chiusi per una settimana nel nostro studio qui a Brescia, abbiamo finito di arrangiare i pezzi e abbiamo suonato tutti i synth e i bassi. D’accordo con lui abbiamo poi affidato la produzione delle voci a Mario Conte e con entrambi è stata un’esperienza magica, sia professionalmente sia umanamente.

Il vostro nuovo EP è presentato da tre video veramente molto belli. Tre storie con elementi in comune, stilistici e non solo. Com’è nata l’idea e come l’avete sviluppata?

L’idea è molto semplice ed è nata in collaborazione con Marco Jeannin (5e6), regista dei tre video. Tre piani sequenza, uno per ogni video, in cui la protagonista, Alice Papa, esegue tre coreografie intervallate dalla presenza di ballerine o attori secondari. Con Alice e Marco avevamo già lavorato per i nostri video precedenti ma con questo volevamo fare qualcosa di più ambizioso, che rappresentasse appieno lo stile del Clan. Per noi il lavoro è stato soprattutto trovare tre location e un cast perfetti, il grosso l’hanno fatto poi Marco, Alice e i loro rispettivi staff, ai quali dobbiamo davvero molto.

Di voi quello che mi piace molto è l’attitudine, forse ne avevamo già parlato, estremamente internazionale. Curate ogni dettaglio, dal linguaggio alle immagini, i video, i suoni. La musica passa quasi in secondo piano, pur non essendolo, ma è parte forse di un insieme più completo. È così anche per voi? Quanto invece vi concentrate sulla musica e come riuscite a collocarla all’interno del vostro mondo?

Il nostro lavoro parte sempre dalla scrittura e arrangiamento dei pezzi. Capita che a volte questi nascano o prendano ispirazione da delle immagini. Fortunatamente abbiamo un’idea generale definita del mood del Clan, di conseguenza ci viene facile costruire ogni immagine o set fotografico ambientando visivamente il nostro suono.

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