kodak

Questo è Click, World!, la nostra rassegna quindicinale di cultura fotografica. Ogni settimana, un pugno di link, le mostre da visitare e qualche reportage online.

Lanciamo questa nuova rubrica/rassegna stampa, che ogni due settimane cercherà di fare il punto su un argomento specifico. Partiremo da un argomento di attualità per proporvi un piccolo approfondimento. Tratteremo di cultura fotografica a 360°.

Oggi parliamo di Kodak, che nel corso dell’ultima settimana ha fatto parlare molto di sé per l’annuncio dell’ingresso nel mondo delle criptovalute.  La KodakCoin — sì — verrà lanciata il 31 gennaio, sulla piattaforma KodakOne. La piattaforma, si legge nel comunicato stampa, “rafforzerà fotografi e agenzie per avere un maggiore controllo nella gestione dei diritti dell’immagine”, sfruttando la tecnologia della Blockchain. (via Wired)

L’annuncio è stato dato durante il CES di quest’anno, evento durante il quale la storica azienda ha lanciato anche tanti altri prodotti innovativi vintage per bilanciare il salto in avanti dato dalla novità più importante di KodakCoin. (via Kodak).

Esempi? L’ennesima fotocamera a stampa istantanea e una rivoluzionaria videocamera analogico-digitaleche riprende il successo della Super 8 degli anni ’60. Sul loro sito si legge perfino “Analog renaissance”.

Ma come è arrivata Kodak, una delle grandi aziende del settore a (quasi) fallire con l’avvento del digitale a proporre una novità di questo tipo?  (via Il Foglio). Dopo aver evitato la bancarotta nel 2012, risollevandosi vendendo diversi brevetti e abbandonando il mercato della pellicola e delle macchine fotografiche, Kodak si è concentrata maggiormente su prodotti come stampanti e sistemi di video sorveglianza. (via 01net).

La risposta più sensata è che Kodak, forse, dopo aver preso coscienza di essere entrata a far parte del Museo del fallimento grazie al tentativo di ingresso nel mondo del digitale negli anni ’90, ha deciso che l’umiliazione era troppa e che forse bisognava tornare vincitori sul mercato? (Via The Submarine)

Le mostre che abbiamo visitato…

James Natchwey. Memoria
Palazzo Reale, Milano. Fino al 4 marzo 2018

La mostra ripercorre 40 anni di attività del fotografo, tra guerre e disordini sociali, alla ricerca della Memoria. Curata dallo stesso Nachtwey e da Roberto Koch, si articola in 9 sale e 19 sezioni che per tema, evento o nazione, narrano di guerre e disordini sociali in un arco di circa 40 anni di attività del fotografo. Si tratta della prima tappa di una mostra che farà il giro del mondo. Ne abbiamo parlato in maniera più approfondita qui.

page-1-object-19999 domande. Una collezione di domande sull’abitare
Triennale, Milano. Fino al 2 aprile 2018

La mostra, curata da Stefano Mirti, propone una serie di domande allo spettatore grazie al contributo di tutte le realtà coinvolte all’interno del percorso; associazioni, aziende, istituzioni hanno partecipato anch’esse alla raccolta di queste domande. La mostra risulta così interattiva,coinvolgendo lo spettatore e immergendolo in  stanze che ripropongono alcuni ambienti o situazioni consuete.

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Ettore Sottsass. There is a planet
Triennale, Milano. Fino all’11 marzo 2018.

La mostra monografica è stata dedicata ad Ettore Sottsass nell’anno che segna il centenario della nascita di questa figura eclettica. La mostra propone ai visitatori un gran numero di oggetti e progetti dove si riflettono l’estro creativo nella varietà dei campi di sperimentazione e nell’utilizzo di diversi materiali. Ad accompagnare il visitatore un gran numero di fotografie, disposte lungo i tre lati interni della mostra. Appunti visuali di un uomo che utilizzava la fotografia come strumento di ricerca ed analisi, oltre che di documentazione, come alcuni scatti realizzati sulle spiagge dei lidi.

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…e quelle che vi consigliamo

Sebastião Salgado, kuwait. un deserto in fiamme
Galleria Forma Meravigli, Milano. Fino al 28 gennaio 2018

Peter Lindbergh, a different vision on fashion photograpy
Reggia di Venaria Reale, Torino. Fino al 4 febbraio 2018

I grandi maestri. 100 anni di fotografia Leica
Complesso del Vittoriano, Roma. Fino al 18 febbraio 2018

Reportage on-line

Davide Monteleone, A new silk road.
Realizzato per il New Yorker, Monteleone ha realizzato un progetto sulla cosiddetta nuova via della seta, partendo da Chongqing, la città in cui ha origine la via verso l’Europa.

Luca Campigotto, Cities of light.
The Guardian propone una galleria di fotografie di Campigotto realizzate nelle città di tutto il mondo, in cui l’utilizzo della luce mette in relazione realtà distanti, almeno geograficamente.

Alla prossima! ??