Resa o morte
I funzionari di Tel Aviv parlano di cessate il fuoco permanente, ma quello che chiedono è la resa incondizionata. Tra le altre notizie: il rebus delle elezioni in Campania per il centrosinistra, il report sullo stato del clima in Europa, e l’inizio del processo per antitrust contro Meta

Le autorità israeliane hanno consegnato agli intermediari egiziani una nuova proposta di cessate il fuoco per la Striscia di Gaza. L’accordo prevede una tregua di 45 giorni, durante la quale al secondo giorno sarebbe previsto uno scambio di prigionieri — 5 israeliani per 66 palestinesi condannati all’ergastolo e 611 catturati durante l’aggressione di Gaza — e la cessazione del blocco all’ingresso degli aiuti umanitari. Il giorno successivo, nella bozza dell’accordo, dovrebbe aprirsi la trattativa per un cessate il fuoco permanente. Il piano prosegue dettagliando il rilascio di prigionieri da entrambe le parti, in diversi round nel corso dei giorni successivi. La bozza prevede che la trattativa per il cessate il fuoco si concluda entro i 45 giorni — dopo i quali dovranno essere rilasciati i prigionieri rimanenti, e restituiti i corpi dei prigionieri morti durante l’aggressione di Gaza. Si tratta, però, di un accordo avvelenato in partenza: la condizione posta da Tel Aviv per una tregua permanente è il disarmo di Hamas e di tutte le forze di resistenza palestinese. Il funzionario di Hamas Sami Abu Zuhri, parlando con Al Jazeera, ha descritto la richiesta dei funzionari israeliani come oltre la “linea rossa”: “Tutti sanno che è un’illusione — sognano a occhi aperti.” “È un obiettivo che non può essere ottenuto.” (Al–Araby Al–Jadeed / Al Jazeera)