Deir al-Balah Destruction
Dayr al–Balah dopo l’ultimo raid israeliano, giovedì 4 aprile 2024. Foto: Wafa

Le IDF hanno pubblicato le conclusioni dell’“indagine” interna svolta in seguito all’uccisione degli operatori umanitari di World Central Kitchen. I militari confermano che “l’incidente non sarebbe dovuto succedere,” e i due responsabili materiali dell’attacco sono stati licenziati, ma la ricostruzione, in realtà, conferma solo la condotta iperviolenta dell’esercito israeliano: secondo le IDF stesse “chi ha approvato l’attacco era convinto di stare bersagliando operativi di Hamas e non dipendenti WCK,” e che “le forze avevano identificato un uomo amato in uno dei convogli, e poi ne hanno identificato un altro.” L’attacco è avvenuto in seguito alla “errata classificazione dell’evento e alla errata identificazione che i veicoli avessero al loro interno operativi di Hamas.” Implicitamente, insomma, il report conferma che l’attacco non sia stato un errore: le IDF hanno aperto il fuoco su tre vetture che avevano sulla capote il logo di World Central Kitchen, pensando, teoricamente, che non le stesse usando World Central Kitchen.

In realtà, che le IDF colpisca gli operatori umanitari non è una sorpresa o una novità, ha sottolineato la presidente francese di Medici Senza Frontiere Isabelle Defourny, perché “negli ultimi 6 mesi abbiamo assistito alle scelte di Israele nel far guerra su tutta una popolazione; una popolazione che è intrappolata, senza cibo e costantemente bombardata.” La pediatra di Medical Aid for Palestinians Tanya Haj-Hassan ha spiegato che Gaza sta diventando progressivamente “inadatta alla vita umana,” “oltre il confine dell’orrore assoluto.” Haj-Hassan parla di civili “fatti a pezzi” e di uno “schema costante” di “cecchini che sparano alla testa di bambini e anziani.” Le dichiarazioni arrivano da una conferenza stampa organizzata da un gruppo di ONG, tra cui Oxfam, Medici Senza Frontiere, Save the Children e Doctors of the World, per raccontare la situazione emergenziale nella Striscia.

Nonostante le tensioni dei giorni scorsi, la Casa bianca resta appiattita sulle posizioni di Tel Aviv in merito alla trattativa con Hamas per arrivare a un cessate il fuoco. Un funzionario israeliano ha commentato al Times of Israel che il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar, “la sta tirando per le lunghe,” e “non vuole un accordo” “nonostante le grande flessibilità di Israele.” L’ostacolo al raggiungere un accordo sembra essere che Hamas vuole garanzie che il prossimo cessate il fuoco sia strumentale per arrivare a una conclusione definitiva della campagna delle IDF su Gaza. Il funzionario sostiene che “i mediatori guidati dal Qatar non stanno applicando pressione su Hamas” — Tel Aviv vorrebbe la chiusura dei conti bancari del gruppo, anche se ovviamente si tratta di una azione più consona all’ambito delle sanzioni piuttosto che a quello della mediazione. Poche ore prima Biden aveva scritto due lettere, ad al–Sisi e a al–Thani, chiedendo ai mediatori egiziani e qatarini di applicare ulteriore pressione sui rappresentanti di Hamas per arrivare a un accordo rapido per un cessate il fuoco temporaneo.


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