President Biden tweet
foto via Twitter @POTUS

Parlando con i giornalisti, Joe Biden ha dichiarato che “sarà dura” che si arrivi a un accordo per il cessate il fuoco — anche solo temporaneo — prima del Ramadan. In realtà, si può dire che è effettivamente quasi impossibile: il Ramadan inizierà domani sera, e la trattativa — ammesso che questa volta i rappresentanti di Tel Aviv si presentino al Cairo — non ripartirà prima della settimana prossima. Biden ha espresso preoccupazione per episodi di violenza a Gerusalemme Est in caso di inizio del Ramadan prima di un accordo per il cessate il fuoco. Venerdì il segretario di Stato Blinken, in visita al ministero degli esteri turco, ha addossato la responsabilità del fallimento della trattativa agli invasi, dicendo di aver “passato la palla ad Hamas”: “Il problema è Hamas. Il problema è se Hamas deciderà se avere o meno un cessate il fuoco che farebbe bene a tutti.” In realtà, gli Stati Uniti hanno investito molto, a livello diplomatico, su questa trattativa, arrivando a usarla come giustificazione per aver posto il veto per la terza volta contro una risoluzione per il cessate il fuoco al Consiglio di sicurezza ONU. Lo scorso 20 febbraio l’ambasciatrice statunitense Thomas-Greenfield spiegava che “chiedere un cessate il fuoco immediato e senza condizioni, senza un accordo” che chiedesse ad Hamas di rilasciare i prigionieri, “non porterebbe a una pace duratura. Anzi, estenderebbe i combattimenti.” Alla fine i combattimenti si sono estesi organicamente, nel senso che non si è arrivati a nessun accordo.

La crisi umanitaria a Gaza si fa nel frattempo sempre più drammatica. Altri tre bambini sono morti per malnutrizione e disidratazione all’ospedale al—Shifa. In totale, 23 bambini hanno perso la vita perché non c’è più da mangiare nella Striscia di Gaza. In un caso ai limiti del grottesco, il lancio aereo di aiuti umanitari ha causato 5 morti e 10 feriti: un pacco è caduto a terra “come un razzo” sul tetto di una casa nei pressi del campo profughi di al–Shati, perché non si è aperto il paracadute che avrebbe dovuto rallentarne la caduta. Il pacco sembra essersi materializzato dal nulla: nei giorni scorsi i lanci sono stati coordinati da aviazione statunitense e giordana, ed entrambi gli stati negano di essere responsabili dell’incidente. Come è ovvio, la consegna per lancio aereo dovrebbe essere uno strumento di extrema ratio, che di solito viene riservato quando qualsiasi altro veicolo di consegna è impossibile. Un esempio banale: come quando l’aviazione statunitense assisteva popolazione e Resistenza italiana — con la differenza che all’epoca il nord Italia era occupato da avversari di Washington, mentre in questo caso Gaza è occupata dai loro più stretti alleati. Il Comando centrale statunitense ha dichiarato che “esprime la propria solidarietà alle famiglie di coloro che sono stati uccisi.”

Nel frattempo continua la pressione delle IDF su Rafah: l’aviazione israeliana ha condotto un attacco contro un edificio residenziale nel centro della città — mentre scriviamo per ora è stato confermato un numero imprecisato di feriti, ma non si parla di morti. Il conto degli uccisi — un totale sempre più impreciso mentre le condizioni del sistema sanitario della Striscia continuano a peggiorare — ha superato le 30.800 persone.


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