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Hamas ha risposto alla proposta di cessate il fuoco avanzata da Egitto e Qatar con un piano dettagliato, di cui Reuters ha visionato una bozza: il gruppo ha proposto una soluzione strutturata in 3 fasi da 45 giorni, che avrebbe portato poi ad una conclusione dell’invasione della Striscia. In risposta, Netanyahu ha rifiutato la proposta e ignorato le pressioni statunitensi per arrivare a una conclusione di questi 4 mesi di invasione. Parlando in conferenza stampa, Netanyahu ha bollato il piano di Hamas come “condizioni deliranti,” e ha dichiarato che il cessate il fuoco “porterebbe a un altro massacro.”

I massacri, secondo Netanyahu, funzionano solo in una direzione — nel proprio discorso il Primo ministro israeliano fa ripetutamente riferimento alla necessità di una “vittoria totale,” necessaria perché altrimenti “l’Iran e i loro terroristi delegati — Hamas, Hezbollah, gli Houthi e altri ancora — minacceranno l’intero mondo libero.” Secondo Netanyahu, questa vittoria è “a portata di mano,” e per raggiungerla le IDF dovranno attaccare anche Rafah, l’“ultimo baluardo” di Hamas.

La posizione belligerante e oltranzista di Netanyahu deve aver toccato un nervo scoperto per il segretario di Stato statunitense Blinken, che è al quinto viaggio nella regione senza ottenere nessuno degli obiettivi di Washington. Blinken, da Tel Aviv, ha dichiarato che i fatti del 7 ottobre “non possono essere una licenza per disumanizzare gli altri.” Blinken sottolinea che “la stragrande maggioranza delle persone a Gaza non ha avuto niente a che fare con gli attacchi del 7 ottobre e le famiglie di Gaza la cui sopravvivenza dipende dalle consegne di aiuti umanitari sono come le nostre famiglie.” Oltre alle parole, però, al momento non si registra un cambiamento di posizione di Washington nei confronti di Tel Aviv, nonostante le crescenti preoccupazioni per quello che sta per succedere a Rafah.

Nelle ultime ore le IDF hanno ucciso come al solito decine di persone, mentre bombardamenti e operazioni di terra continuano senza sosta. Nei pressi di Rafah l’aviazione israeliana ha bombardato due case, uccidendo 14 persone, tra cui 5 bambini. L’Ufficio ONU per la Coordinazione degli Affari umanitari ricorda che la situazione è gravissima in tutto il territorio della Striscia. Nel nord, ad esempio, il rischio di carestia è altissimo: ci sono circa 300 mila persone circondate dalle IDF, che sono state completamente tagliate fuori dalle consegne umanitarie. L’ultima volta che l’UNRWA è riuscita a consegnare alimenti a nord del torrente Wadi era il 23 gennaio, a cui ha fatto seguito una sola consegna, in aviolancio, gestita da World Central Kitchen con il supporto dell’aviazione della Giordania.


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