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La Corte di giustizia internazionale ha emesso le proprie ordinanze ad interim in merito alle accuse di genocidio avanzate dal Sudafrica contro Israele. La Corte ha stabilito che “c’è il rischio reale e immediato di danni irreparabili” contro la popolazione palestinese, e ha riconosciuto che le operazioni delle IDF hanno causato “un grande numero di morti e feriti, oltre alla distruzione massiccia di case e il trasferimento forzato della stragrande maggioranza della popolazione.” La Corte ha anche “preso nota” (sic) delle dichiarazioni violente e problematiche fatte da tantissimi politici israeliani — sono riportati esplicitamente i riferimenti fatti dal ministro della Difesa Gallant agli “animali umani” e del presidente Herzog, che aveva detto che “l’intera nazione” palestinese era responsabile degli attacchi. Secondo la corte “almeno alcune” delle accuse sudafricane secondo cui i palestinesi hanno bisogno di protezione dagli intenti genocidi del governo israeliano sono “plausibili.” Per questo, la Corte ha ordinato a Tel Aviv di “prendere tutte le misure di cui ha potere per prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio in relazione ai membri del gruppo palestinese nella Striscia di Gaza.” Il governo Netanyahu VI sembra aver preso l’ordinanza con molta serietà: il ministro alla Sicurezza nazionale Ben-Gvir ha commentato “Aia Shmaia,” per canzonare la Corte.

L’ordinanza della Corte non include, a differenza da quanto richiesto dal Sudafrica, l’ordine di un cessate il fuoco immediato — ma gli ingranaggi della legge internazionale si stanno muovendo comunque per imporre l’obbligo di Israele nel contenere la furia delle IDF e dei propri politici. L’Algeria ha convocato una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per dare “effetto vincolante al pronunciamento della Corte internazionale di giustizia.” L’ambasciatore ONU palestinese Riyad Mansour spera che le ordinanze saranno sufficienti a far scattare un cessate il fuoco: “Se guardate alle misure ad interim individualmente o collettivamente, mandano un chiaro messaggio che per realizzare le cose richieste è necessario un cessate il fuoco.”

Il Consiglio di Sicurezza si riunirà mercoledì — e l’atmosfera sarà tesissima: Israele ha fornito alle Nazioni Unite informazioni su 12 lavoratori dell’UNRWA, l’Agenzia ONU per il soccorso dei profughi palestinesi, che avrebbero avuto un ruolo non meglio specificato nell’attacco del 7 ottobre. Philippe Lazzarini, il commissario generale dell’agenzia, ha reagito cancellando i contratti dei 12 lavoratori, e aprendo un’indagine. Gli alleati di Israele hanno colto la palla al balzo per aumentare la pressione contro le Nazioni Unite: sia Stati Uniti che Canada hanno sospeso i propri finanziamenti all’UNRWA. John Kirby ha spiegato con il sorriso sulle labbra che la posizione della Corte “è consistente con molte posizioni degli Stati Uniti,” e ha dichiarato — in modo inesatto — che la Corte “non ritiene Israele colpevole di genocidio.”

Nonostante l’ordinanza della Corte internazionale di giustizia, l’aggressione di Gaza continua con violenza senza precedenti: i bombardamenti sulla Striscia sono continuati senza sosta tutta la notte, colpendo anche una casa di riposo a Rafah, e con particolare intensità attorno alle strutture sanitarie a Khan Yunis, dove i bombardamenti hanno colpito anche diverse residenze civili, uccidendo almeno altre 9 persone. All’ospedale Nasser nel mirino degli attacchi delle IDF da giorni, non c’è più corrente elettrica, mettendo in pericolo i pazienti e rendendo qualsiasi forma di soccorso ancora più difficile.

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foto via Twitter @CIJ_ICJ
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