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Le operazioni israeliane nella Striscia di Gaza continuano a “espandersi” e con loro cresce il numero di morti — quasi unicamente civili — nella Striscia di Gaza: il conto degli uccisi ha superato gli 8.000, mentre all’interno della Striscia continuano a mancare carburante e beni primari. Ieri sono potuti entrare nel territorio 33 camion — prima dell’inizio dell’aggressione israeliana ne entravano più di 100 al giorno — ma l’ingresso di carburante resta vietato. Joe Biden ha telefonato a Netanyahu per chiedere che Israele “difenda i propri cittadini dal terrorismo in un modo che protegga i civili,” sottolineando “la necessità di aumentare immediatamente e significativamente l’ingresso di assistenza umanitaria.” Mentre Biden chiedeva a Netanyahu se fosse possibile risparmiare gli innocenti, l’aviazione delle IDF stava bersagliando vari edifici nei pressi dell’ospedale al–Quds. Israele ha chiesto che l’ospedale venga fatto evacuare, minacciando che sarà tra i prossimi obiettivi degli attacchi, ma la Federazione internazionale di Croce rossa e Mezzaluna rossa ha sottolineato che si tratta di una richiesta impossibile: nell’ospedale ci sono centinaia di pazienti costretti a letto e neonati in incubatori.

Impedire l’accesso di aiuti umanitari potrebbe costituire un crimine nell’ambito della giurisdizione della Corte penale internazionale: lo ha dichiarato il procuratore Karim Khan, in visita al valico di Rafah. La Corte dell’Aia ha aperto un’indagine sulla guerra, che esaminerà “tutti i crimini commessi nel territorio della Palestina” — sia a Gaza che in Cisgiordania, sia che siano compiuti dalle forze israeliane che da Hamas. Khan ha sottolineato che la Corte penale internazionale è anche “molto allarmata dalla crescita degli attacchi di coloni contro i civili palestinesi.” Israele non è un membro della corte, non ha mai ratificato lo Statuto di Roma, e storicamente non collabora con la Corte dell’Aia.

La violenza non è infatti limitata alla Striscia di Gaza: l’esercito israeliano ha condotto un altro attacco a Jenin, in Cisgiordania, dove ha ucciso 4 persone. In bulldozer dell’esercito ha demolito parte dei muri esterni dell’ospedale Ibn Sina e sono state distrutte le strade che lo collegavano al campo profughi di Jenin. L’esercito ha anche posto cumuli di terra per isolare l’ospedale dal resto della città — e nel processo ha danneggiato numerose automobili e negozi presenti nei paraggi. L’aviazione israeliana ha attaccato anche di nuovo obiettivi in Siria e in Libano — mentre scriviamo i funzionari militari non hanno fornito spiegazioni per l’attacco. Dal 7 ottobre in Cisgiordania sono morti più di 100 palestinesi, soprattutto in attacchi terroristici da parte di coloni israeliani.

Continuano, intanto, le tensioni nella politica israeliana: dopo aver addossato a difesa e intelligence interna la responsabilità di non aver impedito gli attacchi del 7 ottobre, Netanyahu si è rimangiato le accuse su Twitter, dicendo che sosteneva “pienamente le leadership della sicurezza.” Sul governo israeliano continua ad aumentare la pressione per accettare lo scambio di prigionieri con Hamas. Si tratta di una questione particolarmente delicata, ovviamente, perché la liberazione dei prigionieri israeliani non può probabilmente arrivare senza garanzie minime per un cessate il fuoco.

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Blogger, designer, cose web e co–fondatore di the Submarine.