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Estrema destra o partito nazionalconservatore? Il partito Vox è un “vaso comunicante del PP” per gli elettori, spiega il politologo Marco Tarchi. La natura ‘europeista’ e contro il politicamente corretto del partito di Santiago Abascal permette di capire come l’avanzamento delle destre potrebbe cambiare il futuro dell’Europa  

Il 19 giugno scorso, in Spagna, si sono tenute le elezioni regionali in Andalusia, che hanno visto il trionfo del PP (Partido Popular). Con 58 seggi, il PP ha prevalso sui 33 seggi del PSOE (Partido Socialista Obrero Español), il partito dell’attuale presidente Pedro Sánchez, in una dinamica già vista in Castilla y Leon. 

Negli ultimi mesi si è assistito al ritorno della destra nella scena politica spagnola —- insieme alla flessione dei Socialisti dopo un lungo periodo favorevole. Ciò che cattura l’attenzione di questi risultati è il nome che si legge sempre in terza posizione: Vox, il partito di estrema destra più famoso in Spagna. Nello stesso periodo di Vox,  diventato la terza forza politica in Spagna, è riemersa la destra europea: alle elezioni legislative del 19 giugno, il Rassemblement national di Marine Le Pen ha eletto 89 deputati all’Assemblea nazionale (81 in più rispetto alle elezioni del 2017) .e in Italia Fratelli d’Italia è oggi in testa ai sondaggi elettorali di EMG Different. 

“Fino a quando nel Pp i settori conservatori hanno dettato la linea, nessuna concorrenza da destra è stata possibile. Sono state le incertezze dei successori di Aznar, gli episodi di corruzione che hanno scosso il partito e il governo sotto la guida di Rajoy e il sempre più accentuato distacco dai temi difesi originariamente da Alianza Popular ad aprire uno spazio a Vox. L’elettorato conservatore si muove fra Pp e Vox come fra due vasi comunicanti,” spiega il politologo Marco Tarchi a the Submarine. Ad oggi effettivamente Vox e PP sembrano intenzionati a governare assieme, come dimostrano le elezioni in Castilla y León in cui si sono presentati in coalizione, o quelle di Madrid, dove Isabel Ayuso, attuale presidente della regione, ha vinto anche grazie ai voti di Vox. 

Fino al 2015 Vox non è riuscito a entrare nel governo di un’autonomia, e quell’anno ha eletto 22 consiglieri; ma è alle elezioni generali del 2019 che che ha ottenuto il miglior risultato, nominando 52 deputati.  Vox è nato da un distacco dal PP: Abascal, classe 1976, è figlio di un ex sindaco basco iscritto al PP, e fin dai 18 anni ha militato nel partito del padre. Nel 2013 si è allontanato dal Partido Popular, per degli attriti sulla linea politica del partito, giudicata troppo moderata: erano gli anni del governo Rajoy (PP) e il processo di pace con l’ETA (gruppo di lotta armata per l’indipendenza basca nato negli anni ’60 e poi sciolto nel 2018) si stava avviando verso la fine. Vox ha emesso un giudizio simile anche nel 2017, quando in Catalogna sono avvenuti dei disordini, culminati con un referendum illegale, per l’indipendenza della regione. Vox ha accolto le tensioni degli elettori delusi dal PP, quelli più intransigenti e radicali e che storicamente fanno parte del nucleo più estremista della politica spagnola, che dopo la transizione democratica non è scomparso ma ha solo cambiato forma. Non è da sottovalutare il periodo storico in cui è nato Vox: dal 2008 al 2014 la Spagna è stata colpita da una crisi economica molto grave; il clima di incertezza generale e di sfiducia per i partiti tradizionali ha facilitato la nascita di nuove formazioni.

Vox ha guadagnato terreno per numerosi motivi, non ultima la oggettiva difficoltà della transizione democratica dopo uno dei regimi totalitari più longevi in Europa: nel 1975 in Spagna era appena morto Francisco Franco e la società era spaccata in due, tra esercito franchista e gli esuli dissidenti appena rientrati in patria dopo anni di attività clandestina all’estero, senza contare il fattore destabilizzante rappresentato dall’ETA . 

“La Spagna ha visto una sola volta il successo di un partito che rivendicava apertamente un certo grado di continuità storica con l’esperienza franchista. Si trattava di Alianza Popular, che riuscì a conquistare  i consensi di oltre un quarto dell’elettorato, puntando su temi conservatori. La sua avventura finì con la confluenza nel Partido Popular, che allargò il suo perimetro a componenti più liberali e centriste,”aggiunge Tarchi. Queste divisioni a distanza di anni continuano a riflettersi nella società spagnola. 

Problemi simili sorgono anche in Italia, dove partiti come la Lega e FdI, non vogliono fare i conti con il neofascismo attuale, come dimostrato anche dall’inchiesta di Fanpage “Lobby Nera” che ha svelato una rete di finanziamenti illeciti a Fratelli d’Italia, favoriti dalla galassia dell’estrema destra. Tuttavia, secondo Tarchi “almeno nei loro dirigenti di vertice, non esistono velleità di dar vita in un improbabile futuro a regimi autoritari, ma delle esperienze fasciste e franchiste hanno, complessivamente, una visione molto diversa da quella che prevale a sinistra.”

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha più volte espresso supporto a Vox, che insieme al suo partito forma il gruppo europarlamentare ECR (Conservatori e riformisti europei). Proprio durante la campagna elettorale in Andalusia, Meloni è intervenuta sul palco del comizio di Vox, dove ha ripetuto gli slogan ormai tipici della destra conservatrice, tutti incentrati sulla difesa di valori come la famiglia tradizionale, la patria e l’identità nazionale. 

Se Vox condivide scopi e valori con la destra tradizionale spagnola, non si può dire sia perfettamente sovrapponibile a tutti gli altri alleati in Europa: Vox e FdI “si schierano entrambi contro alcuni dei cardini del ‘politicamente corretto’: teoria del genere, femminismo, adozioni e matrimoni omosessuali, liberalizzazione di droghe ed eutanasia. E puntano molto sulla chiusura ai flussi migratori extraeuropei” ma “Vox è un po’ meno critico rispetto all’Unione Europea. Il futuro di Vox è legato ai conservatori liberisti; infatti, contrariamente a partiti come la Lega, Vox tiene molto ai rapporti tra Stati Uniti, Europa e NATO”, spiega Tarchi. “Dopo un’iniziale adesione al gruppo europarlamentare Identità e democrazia, che ha in Marine Le Pen l’esponente di punta e, almeno per ora, in Italia ha come riferimento la Lega, Vox ne ha preso le distanze, perché tiene a guadagnarsi un’immagine di maggiore moderazione rispetto ai partiti populisti – di cui, fra l’altro, non condivide l’apertura a politiche welfariste, avendo posizioni economiche marcatamente liberiste. Ciò l’ha spinta ad iscriversi al gruppo dei Conservatori e riformisti di Giorgia Meloni. Non definirei Vox, oggi, un partito di estrema destra, ma nazionalconservatore,” spiega il professor Tarchi. 

Ritornando al rapporto con i rispettivi passati dittatoriali, che accomuna FdI e Vox nell’ambiguità, Tarchi parla di un nuovo “memoria come nuovo luogo di conflitto”: “ai tempi di Renzo De Felice (celebre storico italiano e studioso del fascismo, ndr), l’esistenza di memorie separate e distinte sembrava un dato appurato ed accettato. Oggi questo terreno sembra essere nuovamente un luogo di conflitto. Forse perché talune forze politiche, con la perdita di capacità mobilitante delle ideologie, preferiscono differenziarsi dai concorrenti guardando ad epoche trascorse piuttosto che confrontarsi su progetti futuri.”

Questa ambiguità non è tanto data dall’effettiva velleità di restaurare un regime, quanto da una rilettura distorta del passato nazionale, a cui Vox e FdI si appellano in modo più o meno velato per giustificare la loro impalcatura ideologica. Entrambi i partiti hanno da tempo mostrato, un equilibrio tra aperta ostilità, europeismo e una certa insofferenza per l’assetto democratico e le relative conquiste in tema di diritti sociali e civili.

foto CC BY 2.0 Contando Estrelas

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