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Il palazzo di Kiev colpito questa notte dai bombardamenti russi. Foto: Ufficio della presidenza ucraina

Le difese di Kiev hanno retto anche questa notte, ma la situazione dell’Ucraina si fa sempre piú precaria, mentre diversi retroscena mettono in dubbio l’impegno di diversi paesi europei nelle sanzioni contro la Russia

Kiev è sotto assedio da parte delle forze russe, che stanno attaccando la capitale da est, ovest e sud. Zelenskyj ha dichiarato che questa sarebbe stata “la notte più difficile” per il paese e per la capitale. Zelenskyj già ieri aveva messo in chiaro di essere il primo obiettivo dell’operazione russa — ma nonostante tutto, si rifiuta di lasciare Kiev: il Washington Post riporta che gli Stati Uniti gli avrebbero offerto assistenza per fargli lasciare il paese, che però finora ha rifiutato. Anzi, il presidente insiste nel farsi vedere per le strade della città: ieri sera ha postato un video insieme al Primo ministro e ad altri ministri, in cui ringraziava l’esercito e tutte le persone che stavano difendendo il paese. Questa mattina ha pubblicato un altro video davanti alla Casa delle Chimere, di fronte alla sede della presidenza. “Siamo qui e combattiamo,” dice il presidente nel video. Alla fine della nottata, le difese di Kiev hanno tenuto.

Gli eventi questa mattina si stanno inseguendo concitati: mentre scriviamo la Russia ha appena annunciato di aver preso il controllo di Melitopol, una città nel sud–ovest del paese. Da Kiev arrivano le prime notizie dopo gli attacchi di questa notte, un palazzo residenziale è stato colpito, nonostante le rassicurazioni russe sul fatto che sarebbero stati attaccati solo obiettivi militari.

Ieri la Russia ha alzato ulteriormente il tono anche a livello diplomatico: in un video diffuso prima di una riunione del Consiglio di Sicurezza russo, Putin si è rivolto direttamente all’esercito ucraino, dicendogli che gli sembrava “più facile se ci accordiamo tra di noi, piuttosto che con quella gang di tossicodipendenti (sic) e neo–nazisti che ha occupato Kiev e che tiene il popolo ucraino ostaggio.” Nel video Putin ha ripetuto che Zelenskyj è alla guida di una cricca che starebbe compiendo un genocidio delle persone russofone in Ucraina. L’ambasciata russa ha inviato una lettera piuttosto delirante al governo canadese — che ieri ha imposto sanzioni contro Mosca — in cui si legge, tra le altre cose, che “il Canada sta progteggendo il nazismo.”

Sono arrivate, faticosamente, nuove sanzioni contro la Russia anche da parte dell’Unione europea, che ha aggiunto i nomi di Putin e Lavrov nella lista delle entità sanzionate. La notizia è stata confermata anche da Borrell in conferenza stampa, secondo il quale “la Russia deve capire che finirà isolata dal resto della comunità internazionale.” Putin è il terzo leader politico ad essere inserito personalmente nella lista delle sanzioni, dopo Assad e Lukašėnka. Il percorso europeo è particolarmente tortuoso: ieri un retroscena di Joe Barnes, il corrispondente da Bruxelles del Telegraph, raccontava che l’Italia avrebbe chiesto di inserire un’eccezione per il settore del lusso tra le sanzioni generali contro la Russia. Il governo italiano ha smentito, ma è stata palesemente una giornata difficile per Draghi, che è andato in Parlamento dicendo che il presidente ucraino “voleva parlargli” ma che non erano riusciti a sentirsi. Il commento gli è valso una risposta stizzita di Zelenskyj: “La prossima volta cercherò di muovere la schedule della guerra per parlare a Mario Draghi all’orario prestabilito.” Ieri Draghi sembra aver personificato la duplicità dei leader europei, che in pubblico si dicono disposti a tutto — perfino riaprire le centrali a carbone (!) — per assistere l’Ucraina, ma che a porte chiuse lavorao per limitare quanto più possibile l’impatto economico delle sanzioni. Questa mattina HuffPost riporta un retroscena che vede i paesi nordici canzonare il presidente del Consiglio, diventato da “Mr. Whatever it takes” solo “Mr. Whatever.”

In tutta Italia, intanto, si susseguono manifestazioni, presidi e iniziative per manifestare il proprio sostegno alle persone coinvolte nella guerra in Ucraina e la propria contrarietà verso l’aggressione di Putin: migliaia di persone ieri si sono trovate in piazza Maggiore a Bologna — compreso il sindaco Lepore e Gianni Morandi — e si è tenuta una fiaccolata a Roma, indetta dal sindaco Gualtieri. Oggi si terranno iniziative ancora più diffuse: alle 10:30 sempre a Roma si terrà una manifestazione organizzata dai sindacati confederali, Anpi e diverse sigle della società civile. A Milano oggi l’appuntamento è intorno alle 15 a largo Cairoli, a Torino alle 11 in piazza Castello, a Bologna alle 18 in piazza Maggiore, a Napoli alle 11 in largo Berlinguer — e sono previste iniziative praticamente ovunque.

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