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Un anno dopo la sconfitta, il partito repubblicano è diviso tra chi vuole assecondare una base ormai radicalizzata e chi invece vorrebbe collaborare con i democratici

Anche se siamo ormai alle porte del 2022, la politica e la società statunitense devono ancora metabolizzare il fatto senza precedenti accaduto lo scorso 6 gennaio, quando una folla variegata di estremisti di destra e supporter dell’ex presidente Trump ha invaso il Campidoglio a Washington. Il repubblicano sta ora cercando di fermare la desecretazione e la pubblicazione di alcune carte relative a suoi incontri e conversazioni nelle ore precedenti all’assalto — viene da domandarsi perché. In queste carte potrebbero essere contenute informazioni cruciali per capire davvero le dinamiche di quei giorni: non è chiaro se Trump, sfruttando la legislazione statunitense, potrà davvero impedirne la diffusione.

Il Partito repubblicano intanto è sospeso in un limbo in vista delle prossime elezioni di midterm, sulle quali potrebbe lucrare grazie al calo della popolarità di Biden. Una parte ha votato il piano di investimenti infrastrutturali dell’amministrazione, ma un’altra larga fetta è invece rimasta ostile a qualsiasi forma di trattativa con l’esecutivo, adottando una tattica ostruzionistica. 

La Corte suprema del paese intanto dovrà dare il proprio parere su alcune delle questioni più scottanti e divisive degli ultimi anni – in particolare quelle inerenti al diritto all’aborto, che è al centro di decenni di tentativi di attacco da parte della destra reazionaria. In primis, saranno esaminati i casi provenienti dal Texas e dal Mississippi.

Su questo sfondo la battaglia puramente ideologica tra chi vuole un paese egualitario — almeno a livello di diritti civili — e uno in cui vige di fatto il suprematismo bianco è sempre accesa e risulta evidente nei giorni del processo al terrorista Kyle Rittenhouse. Il nuovo terreno di scontro è la cosiddetta Critical race theory, una prospettiva di insegnamento della storia statunitense nelle scuole che fa notare come il razzismo sia incardinato da sempre alle istituzioni del paese, che ha ovviamente irritato i conservatori. Tra questi, il nuovo governatore della Virginia Glenn Youngkin, che ha costruito una campagna elettorale vittoriosa facendo del contrasto alla CRT la propria bandiera.

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In copertina, foto CC-BY 2.0 Anthony Crider