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tutte le foto di Marta Clinco

C’è l’accordo tra amministrazione, Inter e Milan. Ma il nuovo stadio si delinea come un progetto immobiliare faraonico che porterà ancora più cemento nel quartiere. I Comitati locali sono contrari al progetto, i Verdi invece cercano una mediazione lanciando un referendum civico 

I rappresentanti di Inter e Milan si sono incontrati con la neo eletta amministrazione comunale il 29 ottobre per discutere della costruzione del nuovo stadio di San Siro.Si sta delineando un progetto faraonico, e una grande occasione per costruire e cementificare: le due squadre vorrebberocostruire anche due grattacieli per uffici, un grattacielo per hotel, un centro commerciale, un centro congressi, due centri commerciali e un ulteriore edificio. E vorrebbero cominciare il prima possibile.

Il sindaco, dopo l’incontro, ha dichiarato di aver posto tre condizioni all’ambizione delle due squadre: il rispetto dei volumi di costruzioni indicati nel piano di fattibilità, la riconversione dell’attuale stadio in “distretto dello sport” e, per finire, che le nuove costruzioni non deroghino dal limite previsto nel piano di governo del territorio (Pgt) . Sala, poi, sostiene che la giunta procederà rapidamente ad approvare una manifestazione di pubblico interesse, fatto che potrebbe dare un’accelerata effettiva ai lavori. Nonostante l’entusiasmo percepitonon sono stati fatti veri progressi rispetto allo stato del dibattito del 2019. Ad esempio, non è nemmeno certo che il progetto che tutti danno per vincitore sia effettivamente tale, visto che non è mai stata data nessuna conferma ufficiale a riguardo: voci non confermate dicono che a realizzare il futuro stadio dovrebbe essere lo studio Populous, con la sua “Cattedrale.” 

“Lo stadio verrebbe costruito lungo la via Tesio, a ridosso delle case. Da lì che è iniziato l’approfondimento da parte del comitato di coordinamento San Siro: è venuto fuori il progetto allargato che, tutto su un’area verde di 5 ettari piantumata.” Gabriella Bruschi è presidente del Comitato coordinamento San Siro, che da due anni e mezzo si batte contro la costruzione del nuovo stadio. “Perché il Meazza non va bene? Prima del Covid ho parlato con gli ingegneri strutturisti che hanno lavorato al Meazza nel corso degli anni. E loro hanno certificato di loro pugno che lo stadio sta benissimo, può sopportare qualsiasi tipo di ristrutturazione.” Il Comitato sostiene che una soluzione più razionale potrebbe essere semplicemente quella di ristrutturare il Meazza. In particolare, Bruschi ci racconta di aver parlato con gli architetti Aceti e Magistretti. “Sono in grado di ristrutturare in tempi brevi, senza interrompere il campionato, rivoltando lo stadio come un calzino, mettendo tutti gli optional di cui le squadre hanno bisogno, e riuscirebbero a farlo entro le olimpiadi.” I comitati contrari alla demolizione del vecchio stadio di San Siro hanno protestato davanti a Palazzo Marino mostrando un simbolico “cartellino giallo” alla giunta comunale. 

Il progetto — qualsiasi sarà — è poco apprezzato dalla maggior parte dei residenti della zona. Temono che i lavori e poi il nuovo stadio porteranno più caos, più cemento, e che in ultima analisi si tratti soprattutto di un’operazione speculativa da parte delle proprietà delle due squadre.  In sostanza, infatti, si tratterebbe di un’operazione immobiliare: Milan e Inter oggi sono società per azioni, e anche solo la conferma del progetto significherebbe un aumento istantaneo del proprio valore azionario. I bilanci delle due società, del resto, sono piuttosto precari: soprattutto quello dell’Inter, che ha confermato di essere in perdita di 245,6 milioni di euro. Diventare i gestori di uno stadio e di un gigantesco centro commerciale potrebbe essere un buon modo per aumentare la fiducia degli azionisti e, semplicemente, guadagnare di più.

I giochi invernali del 2026 sono il grande orizzonte temporale sia dell’amministrazione che della progettazione di Milano per i prossimi 5 anni: saranno il culmine di un decennio di Sala partito con l’Expo 2015, e definiranno il volto della città a livello urbanistico. Sono già in programma o in corso grandi investimenti immobiliari, come la costruzione del villaggio olimpico in Porta romana o il palazzetto dello sport in Santa Giulia. Per entrambi questi progetti sono già partite polemiche per l’eccessiva cementificazione che portano con sé e, soprattutto nel caso di Santa Giulia, per l’eccessiva centralità dell’interesse privato su quello pubblico.

Per Bruschi e il suo comitato, la ristrutturazione è una strada più ragionevole: “Oltre alla ristrutturazione normale — esempio: i bagni, o i seggiolini— gli architetti propongono anche una soluzione interessante: uno degli elementi che forse dava più disturbo al Meazza è il terzo anello. Viene usato poco e nei concerti dàproblemi di frequenza.on vuol dire che sia barcollante, ma con le percussioni e gli spettatori saltano si crea un movimento oscillatorio, che non è pericoloso ma certamente può creare paura. Togliamo questo elemento e facciamo una galleria panoramica,dove possiamo metterci la suite a 5 stelle, i ristoranti stellati, i negozi.Milano ha consumato il 58% del suo suolo, una città tra le peggiori d’Europa da questo punto di vista. Verrebbero costruiti dei grattacieli destinati a uffici, come se ce ne fosse bisogno.A CityLife o Portello sono ancora in vendita. Riusciranno a venderli tutti? Molte aziende hanno ridotto la loro necessità di uffici. Abbiamo veramente bisogno di centri commerciali ancora?”

Il Meazza in effetti è soggetto a collaudo ogni 10 anni , e l’ultimo è stato svolto alla fine dello scorso anno: gli enti certificatori non hanno trovato problemi strutturali ed è stato emesso un certificato di idoneità statica valido per i prossimi anni anche senza ristrutturazione. Il che rende effettivamente più chiaro come qualsiasi rifacimento dello stadio non sarebbe legato a ragioni di sicurezza o a carenze ingegneristiche, ma semplicemente a questioni speculative o — nel migliore dei casi – estetiche.

Tramite la commissione antimafia abbiamo chiesto che venissero designate le identità dei proprietari delle società che hanno in mano Inter e Milan — e a tutt’oggi non abbiamo una risposta chiara. Il comune di Milano sta per svendere, dando in mano questo business a gente che non si sa esattamente chi sia.” Negli ultimi anni, sia Inter che Milan sono state acquistate da due fondi d’investimento esteri: dal 2016 l’Inter è di proprietà del grande gruppo cinese Suning Holdings Group, mentre il Milan è stato acquistato nel 2018 dal fondo d’investimento statunitense Elliott, che ha nominato presidente del club l’ex Ad di Eni Paolo Scaroni. Lo stesso Scaroni nelle scorse settimane ha rilasciato una dichiarazione sibillina sul futuro di San Siro e del club dicendo che “Elliott un giorno rivenderà il Milan, è parte del loro lavoro. E loro stanno preparando un nuovo Milan, che sarà valutato al giusto prezzo da un nuovo proprietario.” E dunque, è il sottinteso, è necessario che il Milan sia appetibile dai compratori, l’investimento immobiliare sarebbe la strada migliore per garantire i nuovi compratori. Un obiettivo chiaro, secondo le parole di Scaroni: “Abbiamo bisogno di un nuovo stadio, perché è questa la strada per far crescere i ricavi del Milan.  […] Non sono tanto i posti di lavoro, di cui forse Milano non ha necessità ora, ma a Milano serve un’altra attrazione, la gente verrà a vedere anche questo nuovo stadio che sarà emblematico di come questa città può essere moderna e può essere al top.” 

“Queste società, che sono fondi d’investimento che sono entrati nel capitale di queste due società calcistiche, funzionano così: entrano per cercare di arricchire il proprio investimento, dopodiché escono vendendo tutto,” secondo Bruschi. “Come fare ad arricchire due squadre che guardacaso sono in profondo rosso — l’Inter quest’anno ha venduto due calciatori e adesso sta vendendo anche dei magazzinieri, sta vendendo tutto? Mettendo a bilancio un nuovo stadio, o i 4 grattacieli. Questo entrerebbe tutto nell’investimento, dopodiché ottenute le concessioni per poter edificare i fondi di investimento escono, e chissà a chi verrà dato tutto quanto.” Bruschi ha una visione molto pessimista del possibile comportamento dei fondi d’investimento. “È il loro mestiere fare questo. È già 4-5 anni che sono dentro, tra Inter e Milan. La Cina ha detto che basta, Elliott che non verseranno più neanche una lira per l’Inter e il fondo deve rientrare. Per farlo il più in fretta possibile devono ottenere questi ok del comune, perché almeno hanno questi diritti edificatori e loro se ne escono. Il discorso è tutto lì.” 

Il malinteso della proprietà 

Inoltre c’è un piccolo malinteso di fondo su chi sarebbe il proprietario effettivo del nuovo stadio, a cui tutte le parti in causa si riferiscono spesso come “stadio di proprietà.” In realtà, proprio come San Siro, la struttura rimarrebbe di proprietà del comune di Milano, assegnata in concessione alle due squadre per 90 anni. Durante la stagione 2018/19, Inter e Milan hanno versato al Comune complessivamente circa 4,9 milioni di euro a testa. Nel progetto dei club per il rifacimento del nuovo stadio ci sarebbe invece l’intenzione di cominciare a pagare l’affitto solo nel 33esimo anno di vita della nuova struttura e successivamente versare sostanzialmente la metà di quanto versano oggi — un bel guadagno. La struttura rimarrebbe inoltre comunale, ma Inter e Milan potrebbero avere più controllo sull’utilizzo e sui guadagni del nuovo stadio in occasione di eventi esterni come i concerti — dipende da quello che verrà eventualmente contrattato nella concessione d’uso. 

Un capitolo fondamentale per capire meglio l’impatto della costruzione del nuovo stadio è quello dei pareri tecnici rilasciato nel 2019. Questi pareri sono stati elaborati sulla base di quanto affermato dai vari enti le cui aree di interesse verrebbero in qualche modo coinvolte nella costruzione del nuovo stadio. A2a, Amsa, Polizia — tutti hanno dato espresso un’opinione qualificata su cosa sarebbe necessario per far funzionare il nuovo stadio: quali nuove reti, quali nuovi piani per la raccolta dei rifiuti, quali misure per le forze dell’ordine. Poi è stato riassunto in un documento unico, non vincolante ma indicativo. Questo parere si è rivelato però pieno di criticità — un “sì con molti dubbi,” come aveva fatto notare Milano Today. Ad esempio la prefettura sollevato problemi tecnici e Unareti ha dato un assenso ma ha fatto notare che nel caso bisognerebbe effettuare notevoli investimenti infrastrutturali. 

Un parziale sì significa che ci sarebbero comunque dei costi — e bisogna decidere se questi costi, ancora non chiari, valgano la pena di essere affrontati, visto che a lungo termine graveranno sulle spalle del settore pubblico. Il rischio di una valutazione troppo frettolosa potrebbe essere quello di andare incontro all’insostenibilità di lungo termine della struttura per il settore pubblico, aprendo la strada a un ruolo ancora più ampio da parte dei privati. La conferenza dei Servizi era stata convocata da Giancarlo Tancredi, all’epoca Direttore della pianificazione e oggi nuovo assessore all’Urbanistica. Per realizzare questo articolo abbiamo ripetutamente contattato l’ufficio stampa del Comune per una dichiarazione ufficiale, ma non abbiamo ottenuto una risposta.

Abbiamo parlato con il consigliere comunale Carlo Monguzzi, di Europa Verde. La sua lista in realtà è molto scettica sulla possibilità di costruire effettivamente un nuovo stadio: durante la votazione che ha assegnato al progetto la dichiarazione d’interesse del Comune, l’assessora Elena Grandi non ha partecipato alla seduta. Resta il fatto che la lista fa parte della giunta appena insediata — per Beppe Sala il fatto che stiano emergendo queste tensioni e contraddizioni però “non è un problema politico.” Una dichiarazione condivisa anche dallo stesso Monguzzi: “La cosa è semplicissima. Noi abbiamo sempre detto che eravamo contro lo stadio e continuiamo ad esserlo, è evidente che non è un problema politico. Le cose erano molto chiare ed esplicite già da prima, da sempre.”

Per Monguzzi, il problema principale è il consumo di suolo. “Adesso c’è un bellissimo pratone. Siamo contro il consumo di suolo, noi e tutto il comune. Riempirlo di cemento ci sembra fuori luogo. È una cosa banale: se si scrive dappertutto che siamo contro il consumo di suolo, poi non lo si consuma. Tutto lì, niente di trascendentale.” Non avendo evidentemente la forza di opporsi semplicemente alla linea della maggioranza della giunta, i Verdi potrebbero scegliere altre strade per provare a bloccare i progetti delle squadre: “Noi chiediamo il dibattito pubblico, che è una forma per cui vengono coinvolti direttamente i cittadini, e contemporaneamente pensiamo di lavorare a un referendum in tutta la città. Credo che questo referendum debba essere lanciato dalle associazioni della società civile — Sentinelli, Cittadini per l’aria — e non da un insieme di forze politiche, perché deve essere trasversale. Se lo lanciamo solo noi è il referendum dei Verdi, e noi non vogliamo che sia così.”

“C’è stato il derby domenica, c’erano 90 mila persone entusiaste. Non mi pare che nessuno di loro abbia chiesto di buttare giù lo stadio. Il caffè l’hanno bevuto comunque.Le squadre attraverso il nuovo stadio vogliono guadagnare di più — ma come, se non aumentando il prezzo dei biglietti a spese dei milanesi?” 

Due anni fa avevamo in effetti già affrontato la questione del nuovo stadio e avevamo fatto notare come i nuovi progetti non portassero con sé solo il rischio di gentrificazione nel quartiere, ma anche tra il pubblico stesso che potrà permettersi di assistere alle partite, come si è già visto in operazioni di questo tipo nel calcio inglese o italiano. L’abbonamento per lo stadio della Juve nel 2019, ad esempio, era 4 volte più caro rispetto a quello per San Siro.

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