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A Recoaro Terme ha appena aperto un museo-bunker dedicato a Kesserling, con tanto di personale in divisa della Wehrmacht: è l’ennesimo spazio che prospera nella zona grigia tra divulgazione e mercificazione dell’estetica nazifascista

A Recoaro Terme, in provincia di Vicenza, è stato aperta un’attrazione turistica imperdibile: un bunker dell’esercito tedesco della Seconda guerra mondiale, completamente restaurato e al centro di un percorso tematico. Nel bunker si era annidato il quartier generale di Albert Kesselring, comandante delle forze tedesche in Italia. L’apertura della struttura è stata salutata con entusiasmo dal governatore veneto Zaia, che ha parlato di “un’esperienza storico-culturale innovativa.”

https://twitter.com/zaiapresidente/status/1435140969549139969

L’esperienza, però, include anche alcuni dettagli che sembrano spingersi oltre la semplice “esperienza culturale,” arrivando ad ammiccare ai nostalgici e ai neofascisti. Soprattutto, gli operatori della struttura saranno vestiti con divise della Wehrmacht. Questo senza dubbio renderà l’esperienza più “immersiva,” ma ha anche giustamente sollevato delle polemiche — era strettamente necessario vestirsi da nazisti per gestire un sito culturale? Il visitatore per entrare nella struttura dovrà oltrepassare un checkpoint sorvegliato da comparse che interpretano soldati tedeschi, e saranno condotti, da una guida in divisa, tra mezzi d’epoca della Wehrmacht. 

Un grande parco tematico sulla guerra, insomma. E sul nazismo. Il video promozionale visibile sul sito del bunker lascia perplessi: quella che dovrebbe essere la promozione di un contenuto culturale viene presentata con un minuto buono di inquadrature di divise naziste, mezzi militari del Reich e saluti tra soldati. Sembra più un’esibizione (malcelata) di ammirazione per “lo stile” nazista che non un’iniziativa divulgativa. Per non parlare del logo:

Ciclicamente scoppiano polemiche sull’opportunità di mettere in atto rievocazioni storiche con figuranti in divisa della Wehrmacht o delle SS: spesso dietro queste manifestazioni ci sono gruppi dall’orientamento politico divisivo, che organizzano eventi in modo provocatorio — come la rievocazione “Cologno al tempo della Seconda guerra mondiale” patrocinato dal comune di Cologno Monzese nel 2018 e organizzato dal gruppo 36 Fusilier Kompanie. 

Si potrebbe obiettare che queste operazioni siano tutto sommato innocue, e che il bunker sia una semplice attrazione turistica su cui l’amministrazione locale intende lucrare. Siamo di fronte a un caso-tipo già visto. Sono diverse le amministrazioni di destra che hanno promosso iniziative culturali con lo scopo di spostare l’asse della memoria storica verso posizioni più assolutorie nei confronti delle dittature nazifasciste. L’altra faccia della medaglia di questo slittamento verso destra nella memoria storica del ventennio sono gli attacchi a chi difende con decisione i valori dell’antifascismo o a chi si rifiuta, scientificamente, di accettare l’equiparazione tra comunismo e fascismo.

A questo tentativo sono riconducibili anche gli attacchi della scorsa settimana a Tomaso Montanari, che è stato investito dalle critiche da destra, e accusato di “negazionismo delle Foibe” per un articolo in cui non negava la tragicità delle vicende, ma faceva notare che scegliere di ricordare proprio quell’episodio tra i tanti drammi collaterali della Seconda guerra mondiale era una scelta politica ben precisa della destra, una posizione di sostanziale revisionismo storico. In Italia, in particolare, il revisionismo parte in larga parte da una operazione di banalizzazione della dittatura, una operazione iniziata negli anni dell’immediato Dopoguerra e che continua ancora oggi.

Si tratta di un’operazione più sottile dello sfacciato revisionismo sui “crimini dei partigiani,” e che si fa forte della continuità estetica dell’Italia del Dopoguerra e dell’uso di estetica e canoni nazifascisti come feticci nell’arte contemporanea. Negli anni, questo percorso è arrivato a una conclusione logica, che è quella della pura mercificazione dell’immaginario nazifascista.

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È necessario anche considerare l’opportunità di popolare un luogo di cultura e in cui sono state decise azioni belliche contro l’Italia di persone vestite da nazista. Ci sono in tutta Europa progetti in cui l’eredità della guerra viene affrontata rielaborata in maniera storicamente rigorosa, anche in posti potenzialmente molto più critici e sensibili rispetto al bunker di Recoaro Terme: ad esempio, nessuno si sognerebbe mai di mettere delle guardie vestite da nazista nel campo di concentramento di Auschwitz, che pure è visitato ogni anno da quasi due milioni e mezzo di persone.

Auschwitz oggi si trova in territorio polacco, ma il paese più rilevante per capire come gestire correttamente la memoria e l’iconografia nazista è la Germania stessa. L’esempio forse più evidente del contrasto tra la situazione italiana e quella tedesca è la completa assenza di tutte le statue naziste dal paese, che sono state non solo rimosse, ma non sono nemmeno esposte nei musei. Non vogliamo ricordarvi cosa si dice, al contrario, in Italia, riguardo il diritto e la necessità di abbattere statue e monumenti. 

I bunker, nazisti e non, in molti casi in Italia sono al centro di una forma di turismo di nicchia ma prospera. Nell’area romana c’è un altro bunker che è possibile visitare con tour guidati: quello di Soratte, in cui vengono organizzati “eventi rievocativi” “caratterizzati dalla presenza di allestimenti, ricostruzioni di postazioni militari con mezzi bellici e figuranti in uniforme organizzate anche grazie al prezioso contributo dell’Associazione Vestigia Belli.”

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in copertina: foto dal comunicato stampa di Terme di Recoaro