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foto: coolloud

L’omicidio è stato ordinato dall’ex presidente dell’azienda idroelettrica contro cui l’attivista stava combattendo

Una corte honduregna ha dichiarato colpevole Roberto David Castillo, l’ex presidente di Desarrollos Energeticos (DESA), l’azienda idroelettrica che aveva vinto il contratto per costruire la diga di Agua Zarca. Castillo era stato accusato di aver pianificato l’omicidio e aver assoldato gli uomini che hanno materialmente ucciso l’attivista Berta Cáceres. La sentenza sarà emessa il prossimo agosto.

Cáceres conviveva da anni con le minacce di morte quando è stata uccisa il 2 marzo 2016. L’attivista, di fama internazionale, era stata cofondatrice e coordinatrice del Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras, il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, che tuttora porta avanti la sua battaglia in difesa dell’ambiente in Intibucá — uno dei dipartimenti dell’Honduras — e in difesa del popolo Lenca. L’azione di Cáceres e ancora oggi del COPINH è di strenua difesa contro le politiche economiche neoliberali, responsabili “del saccheggio e della ri-colonizzazione del nostro paese.”

I giorni del marzo 2016 furono drammatici per la lotta contro la diga DESA: dopo l’omicidio di Cáceres, in un’operazione su cui ancora oggi non è stata fatta completamente chiarezza, fu sciolta un’occupazione da parte di attivisti COPINH. Il leader della comunità Nelson Garcia, un Lenca come Cáceres, fu ucciso brutalmente con quattro colpi di pistola al volto. La morte dei due attivisti, a pochi giorni di distanza, scatenò un’ondata di indignazione internazionale, che portò diversi investitori ad uscire dal progetto per la diga

Roberto David Castillo prima di guidare DESA lavorava nell’intelligence per l’esercito honduregno — un ruolo per il quale era stato addestrato negli Stati Uniti — e avrebbe usato le proprie conoscenze nel mondo dell’intelligence e presso l’esercito per raccogliere informazioni e pianificare l’omicidio di Cáceres, avvenuto per mano di sette uomini che sono già stati condannati come esecutori materiali nel dicembre 2018.

Nel verdetto si specifica Castillo, nei giorni precedenti, si era interfacciato con Douglas Bustillo, l’ex capo alla sicurezza di DESA, e un compagno d’armi di Castillo — i due hanno diffusamente discusso dell’omicidio, sia in seguito ad un altro attentato alla vita di Cáceres, che non andò a buon fine, sia dopo il suo omicidio.

Con una difesa spudorata, i rappresentanti di Castillo hanno sostenuto che il presidente di DESA fosse amico dell’attivista assassinata, indicando come prova i frequenti contatti con Cáceres — una ricostruzione completamente rifiutata dalla corte, che ha riconosciuto che i contatti tra i due avvenivano solamente perché Castillo stava cercando di raccogliere informazioni su Cáceres. Il presidente di DESA, d’altronde, aveva la coscienza pulita: non per niente fu arrestato nel marzo del 2018 mentre in tutta fretta cercava di lasciare il paese per recarsi a Houston.

La figlia maggiore di Cáceres, Olivia Marcela, ha commentato soddisfatta la condanna di Castillo su Twitter:

Il COPINH ha commentato la notizia dicendo che si tratta di “una vittoria del popolo honduregno,” e che è un segnale che le “strutture di potere criminale,” non sono riuscite “a corrompere la giustizia.”

Dopo gli eventi convulsi di quel marzo, la situazione non ha smesso di essere pericolosissima per gli attivisti ambientalisti in Honduras. Lo scorso marzo Global Witness calcolava che da allora nel paese sono stati assassinati almeno 40 attivisti — il totale però probabilmente è molto più alto, perché l’ONG ha potuto contare soltanto gli attacchi che sono stati verificati. 

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