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in copertina, foto via Twitter

Una copertura mediatica morbosa sta alimentando il panico nel Paese. Una guida rapida per tenere d’occhio i numeri e per ricordarsi le poche precauzioni davvero necessarie per proteggersi.

Proprio mentre l’attenzione per il nuovo coronavirus stava iniziando a calare e in Cina il numero di contagi sembrava essere in via di stabilizzazione, venerdì in Italia sono stati registrati molti casi di contagio da Covid–19. In un tam tam di dirette e liveblog in cui i numeri di nuovi casi “positivi” saliva rapidamente — ma a volte anche scendeva, lasciando aperti dubbi sull’interpretazione di casi positivi o confermati — l’effetto è stato quello di alimentare un’ondata di panico mai vista in Italia, con supermercati completamente svuotati e prezzi dell’amuchina alle stelle.

Non bisogna minimizzare l’ovvia paura scatenata dalla diffusione di un virus che non sappiamo ancora come contrastare del tutto. Ma è ancora più importante sottolineare che molte fonti autorevoli — e gli stessi dati — evidenziano sì una situazione di alto rischio, ma per cui il panico in cui siamo stati lanciati non è assolutamente necessario. Il parere forse più autorevole a riguardo è stato quello di Ilaria Capua, virologa italiana di fama mondiale, che ieri ha dichiarato che “si dovrebbe iniziare a chiamare sindrome simil-influenzale da coronavirus per non spaventare le persone.”

I contagi confermati (in aggiornamento)

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Alle 18 del 4 marzo la protezione civile ha pubblicato i dati aggiornati relativi al numero totale di contagi. I casi accertati di infezione da nuovo coronavirus sono 7375 in 18 regioni e in 2 province autonome: 4189 in Lombardia, 670 in veneto, 1180 in Emilia-Romagna, 360 in Piemonte, 87 nel Lazio, 166 in Toscana, 53 in Sicilia, 78 in Liguria, 272 nelle Marche, 101 in Campania, 17 in Abruzzo, 40 in Puglia, 9 in Calabria, 11 in Sardegna, 4 in Basilicata, 57 in Friuli Venezia Giulia, 26 in Umbria, 14 in Molise, 9 nella provincia autonoma di Bolzano e 23 nella provincia autonoma di Trento. I pazienti ricoverati con sintomi sono 3557, 650 sono in terapia intensiva, mentre 2180 si trovano in isolamento domiciliare. 622 persone sono guarite, mentre 366 risultano decedute. In tutte le regioni sono state disposte misure per contenere la diffusione del virus.

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La situazione mondiale

L’Italia, in questo momento, è il terzo Paese per numero di contagi nel mondo dopo la Cina e la Corea del Sud. Se volete seguire la diffusione del virus su scala mondiale, i ricercatori del CSSE dell’Università Johns Hopkins Ensheng Dong, Hongru Du e Lauren Gardner hanno realizzato una mappa aggiornata in tempo reale e basata sui dati dell’OMS che mostra il numero di nuovi contagi, il numero di persone guarite e il numero di decessi, Paese per Paese. È consultabile a questo link da mobile e qui da desktop. La mappa è accompagnata da un articolo sul Lancet e il codice è disponibile su GitHub.

Nella colonna dei casi confermati troverete al terzo posto la voce “Altro.” Si tratta in larga parte dei casi registrati sulla nave da crociera Diamond Princess, che per precisione accademica non sono stati aggregati al numero dei casi rilevati in Giappone.

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Un secondo dato da sottolineare: i numeri delle persone guarite dal Covid–19 sta aumentando rapidamente di giorno in giorno, ed è molto vicino ad un terzo dei casi totali: un segno che le terapie stanno largamente funzionando, e che ammalarsi è molto lontano dall’essere una condanna a morte.

Nello specifico, il tasso di mortalità del Covid–19 resta drasticamente più basso di SARS e MERS con cui è spesso paragonato attestandosi attorno al 2%, contro il 9,6% della SARS e il 34% della MERS. I fattori più rilevanti che aggravano i casi di infezione portando fino alla morte sembrano essere le condizioni mediche preesistenti e l’età dei soggetti. Nello specifico, il tasso di mortalità è questo, diviso per età:

Età Tasso di mortalità
Piú di ottant’anni 14.8%
70–79 anni 8,0%
60–69 anni 3,6%
50–59 anni 1,3%
40–49 anni 0,4%
30–39 anni 0,2%
20-29 anni 0,2%
10-19 anni 0,2%
0-9 anni nessuna morte

Sul tasso netto di riproduzione del nuovo coronavirus, che misura quanto ogni caso del virus può produrne di successivi, non ci sono ancora numeri su cui si è concordi: i primi studiavevano descritto il nuovo virus come capace di diffondersi in modo leggermente più aggressivo di una influenza stagionale, numeri più recenti invece lo inseriscono nella forbice di parotite e pertosse: inizialmente si pensava che per ogni caso si sarebbe manifestata un’altra infezione aggiuntiva, mentre secondo studi più recenti una persona può mediamente “contagiare” anche altre sei persone.

Tips & tricks

L’emergenza del nuovo coronavirus ha portato le persone a prendere d’assalto i supermercati locali, quasi come se ci trovassimo in un film apocalittico. Tuttavia, anche qua, c’è da fare attenzione a cosa si compra al supermercato, usando testa e giudizio. L’amuchina — letteralmente diventata oggetto d’asta— non è necessaria, basta semplicemente lavarsi le mani dopo essere usciti di casa e aver avuto contatti con conoscenti ed estranei, come suggerito dagli esperti. A proposito, sapete come si deve fare per lavare bene le mani? Un video pubblicato dalla World Health Organization vi mostra il procedimento corretto. Basta un minuto.

Uno starnuto non vuol dire certamente avere il virus, però sarebbe opportuno coprire lo starnuto con la parte interna del gomito anziché con la mano. In questo modo si evita di contaminare una parte del corpo che viene a contatto con oggetti e altre persone e che quindi potrebbe incrementare le possibilità di contagio.

In un periodo così delicato sono da evitare pregiudizi e psicosi: i prodotti “made in China” sono ancora utilizzabili in totale tranquillità e lo stesso vale per i ristoranti e gli esercizi cinesi in Italia, oltre che per gli animali, non portatori del virus. La mascherina — che in realtà andrebbe usata sempre se si ha qualunque malattia — è obbligatoria in caso si abbiano contatti con persone anziane o malate.

Per ricevere informazioni relative al nuovo coronavirus e indicazioni relative ad alcuni sintomi riconducibili al Covid–19 si deve chiamare il numero di pubblica utilità 1500, dove un’equipe composta da dirigenti sanitari e mediatori culturali è operativa 24 ore al giorno per fornire informazioni utili — anche in lingua cinese per i cittadini che non parlano la lingua italiana. In caso di febbre e malessere più acuto si deve chiamare invece il numero unico 112. Se si avverte qualsiasi sintomo influenzale non bisogna assolutamente recarsi al pronto soccorso ma si devono contattare i numeri indicati sopra. L’ultimo consiglio in questi casi è quello di mantenere la calma e di non farsi prendere, in nessun caso, dal panico.

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Questo articolo è stato aggiornato l’8 marzo 2020 alle ore 21:49