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in copertina, foto dalle proteste contro la Brexit del Sinn Féin, via Twitter

Questa è Hello, World!, la nostra rassegna mattiniera di attualità, cultura e internet. Tutte le mattine, un pugno di link da leggere, vedere e ascoltare.

Aggiornamento delle 12:10

L’Unione europea e il governo britannico hanno annunciato che è pronto un nuovo accordo per la Brexit — ora Johnson deve “solo” convincere il proprio alleato irlandese, il Partito Unionista Democratico (DUP), a votarlo in parlamento, perché sembra che la frangia più estremista euroscettica del governo sia soddisfatta delle poltrone ottenute nel nuovo governo dell’accordo. (the Guardian)

Ma, esattamente come era successo a May prima di lui, convincere il DUP potrebbe essere difficile. La leader Arlene Foster non ha completamente chiuso la porta a Johnson, dichiarando che le discussioni con il governo erano “in corso,” ma è stata chiara: “Per come stanno le cose ora, non possiamo supportare quanto è stato suggerito per problemi doganali e mancanza di chiarezza sull’IVA.” (BBC News)

La posizione del DUP non è semplicemente muscolare: l’esistenza stessa dell’Irlanda del Nord rende impossibile una Brexit di taglio netto, sottolinea Katy Hayward. È impossibile immaginare una soluzione per la Brexit che non danneggi economicamente e socialmente l’Irlanda del Nord, e per il DUP non è solo una questione di paese — non può permettersi di diventare il partito che ha permesso la rovina della propria nazione. (the Guardian)

Nell’equazione ci sono anche una ventina di parlamentari laburisti che avrebbero indicato al governo che sarebbero disposti a sostenere un accordo — ma per votare a favore vogliono avere la garanzia che poi l’accordo passi, considerato che la decisione vorrebbe dire, evidentemente, bruciare i ponti con il proprio partito. (POLITICO)

L’Unione europea sta facendo più del massimo per permettere un’uscita “organizzata” del Regno Unito. Tusk ha confermato che “i fondamentali dell’accordo sono pronti,” e che l’accordo potrebbe essere approvato “anche domani.” Sono arrivati segnali ottimisti anche da Merkel e Macron. Ma più l’accordo si distanzierà da quello di Theresa May più si allungheranno i tempi politici europei per l’approvazione finale — e secondo molti è ormai troppo tardi per approvare un accordo in tempo per l’uscita promessa il 31 ottobre. (the Independent)

Servirebbe, letteralmente, approvare l’accordo in sede europea entro le prossime 36 ore. Se Johnson davvero ha deciso di mirare all’accordo, dovrà per forza — e per legge — chiedere un’altra estensione. Fino a pochi giorni fa la linea del governo era stata oltranzista, uscire il 31 ottobre, con o senza accordo. A inizio settembre Johnson diceva che avrebbe “preferito morire” piuttosto che rimandare ancora la Brexit. (the Canary / Politico, 5 settembre 2019)

Se Johnson riuscisse ad arrivare a un accordo sia con l’Europa che con il DUP, troverebbe nel Labour un’opposizione molto moderata. In molti, soprattutto attorno a Corbyn, credono che il partito possa vincere le elezioni solo una volta che il tema della Brexit sia stato disinnescato, in modo da lasciar spazio ai temi del sociale su cui il partito è meglio in grado di rispondere alle necessità del Regno Unito. (New Statesman)

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Mondo

“Non fare lo spaccone, non essere scemo!” Trish Regan di Fox Business ha ottenuto la lettera che Donald Trump ha scritto a Erdogan lo scorso 9 ottobre, ed è qualcosa. Alex Ward di Vox la descrive come “una delle lettere più stupefacenti della storia della diplomazia,” ed è difficile dargli torto. (Vox)

Nel giro di una settimana, però, Trump ha reagito come fa sempre: messo sotto pressione da chi gli fa notare i suoi errori, il presidente statunitense si radicalizza su posizioni ancora più estremiste, a volte irrazionali, in questo caso semplicemente non basate sui fatti. Durante la conferenza stampa alla presenza di Mattarella, Trump ha dichiarato alla stampa che quello che succede in Siria “non riguarda gli Stati Uniti,” e che “il PKK, che è parte dei curdi… probabilmente è una minaccia terroristica peggiore dell’ISIS.” (New York Magazine Intelligencer)

Trump era in un bello stato confusionale durante la conferenza stampa, arrivando a dichiarare che i legami culturali degli Stati Uniti con l’Italia — sabato era anche la giornata dei popoli indigeni — risalirebbero fino all’antica Roma. (Raw Story)

Le SDF curde, nel frattempo, hanno annunciato di essere costrette a sospendere le attività contro lo Stato Islamico, per concentrarsi nella lotta all’invasione turca. Intanto, le forze russe e di Damasco sono entrate a Kobane, scrive l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Kobane era diventata una città simbolo per i curdi siriani dopo la liberazione dall’occupazione dell’ISIS nel 2015. (Middle East Eye / Syrian Observatory for Human Rights)

L’idea di diplomazia di Erdogan: il presidente turco ha dichiarato che la propria invasione del Rojava potrebbe finire anche “questa notte stessa” — sarebbe sufficiente che i combattenti curdi battessero in ritirata e abbandonassero spontaneamente i territori dove la Turchia vuole stabilire la “safe zone” dove deportare i rifugiati siriani. (Al Jazeera)

Iraq. Il gabinetto di Adel Abdul Mahdi ha licenziato 61 ufficiali delle forze di sicurezza per la repressione violenta delle proteste di inizio mese, in cui sono state uccise più di 100 persone. Una corte, intanto, ha emesso i primi due mandati d’arresto per due poliziotti, accusati di aver ucciso delle persone durante le proteste. (Middle East Monitor)

Per la terza notte consecutiva, polizia e manifestanti si sono fronteggiati a Barcellona e in altre città della Catalogna, nelle proteste scoppiate in seguito alla condanna dei leader indipendentisti. Il governatore della municipalità Quim Torra ha chiesto ai contestatori di interrompere le violenze: “Non c’è giustificazione per incendiare le auto, o per altre forme di vandalismo.” (AP News / BBC News)

Vale la pena notare che le proteste in corso in Catalogna hanno imparato molto dalle tecniche usate dai contestatori a Hong Kong, che per difendersi dalla brutalità della polizia hanno elaborato forme “fluide” di protesta destinate a fare scuola in tutto il mondo. (Quartz)

Italia

61 mila persone in 17 anni: secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, l’Italia è il primo paese in Europa per morti premature dovute all’inquinamento da biossido di azoto e ozono, al secondo posto per le morti dovute al particolato. Dati allarmanti, che contrastano con la timidezza delle misure messe in campo per la tutela ambientale e contro l’emergenza climatica. (il manifesto)

Il report completo, che presenta una panoramica sulla qualità dell’aria in Europa negli ultimi 17 anni, si può leggere qui. (EEA)

Oggi dovrebbero cominciare le operazioni per riportare a terra i corpi dei 12 naufraghi individuati insieme al relitto dell’imbarcazione affondata al largo di Lampedusa lunedì 7 ottobre. (la Repubblica)

Intanto, mentre i 176 migranti soccorsi dalla Ocean Viking sbarcavano a Taranto, a Lampedusa sono state portate altre 180 persone soccorse dalle motovedette italiane, in un’operazione coordinata da Malta. Nonostante i decreti sicurezza siano ancora in vigore, il regime salviniano dei “porti chiusi” è stato silenziosamente messo nel cassetto, ma le autorità italiane gestiscono con reticenza e disorganizzazione la zona SAR tra la Sicilia e la Libia. Un thread di Sergio Scandura. (la Repubblica / Twitter)

Il numero di persone che ha affrontato la rotta mediterranea a settembre è stimato da Frontex a 2280, il 16% in più rispetto allo scorso mese. Dall’inizio dell’anno, però, il totale è meno della metà dei migranti che sono riusciti ad attraversare il Mediterraneo l’anno scorso. (ANSA)

Al Bija, il trafficante libico ospitato in Italia nel 2017, non ha apprezzato l’inchiesta di Avvenire, ma non ha apprezzato neanche lo scaricabarile del governo, secondo cui sarebbe arrivato con documenti falsi: Bija, al contrario, riferisce di essere arrivato con un visto regolare, e dispensa minacce ai giornalisti che hanno scritto “bugie” su di lui. (Avvenire)

All’indomani dell’approvazione del Documento programmatico di bilancio — che costituisce l’ossatura della manovra — e del Decreto fiscale, la maggioranza di governo continua a litigare sulle misure principali previste. Ad agitare le acque è soprattutto Renzi, contrario all’abbassamento progressivo della soglia per l’uso del contante. (HuffPost)

Una misura che, d’altronde, non fa impazzire nemmeno il M5S, che agita la misura-spot del “carcere per i grandi evasori” (definito da Di Maio come un punto fermo irrinunciabile) ma non è disposto evidentemente a combattere il fenomeno sistemico dell’evasione fiscale diffusa. (Adnkronos / Fanpage)

Una misura su cui invece si sono alzati gli scudi del mondo imprenditoriale è l’ipotetica Plastic Tax, una tassa sugli imballaggi inquinanti da cui il governo, a regime, spera di ricavare 1,4 miliardi. (la Repubblica)

Mattarella e Trump hanno parlato anche dei dazi statunitensi sui beni europei: l’inquilino della Casa bianca ha detto che “valuterà attentamente” le rimostranze dell’Italia, aggiungendo però che “non possiamo perdere questa guerra dei dazi.” (Rai News)

Cult

Da Grand Theft Auto: San Andreas all’uso di GIF di reazioni esagerate, decontestualizzate, di persone di colore. Function, il podcast di Anil Dash, torna con una puntata sul blackface digitale, con ospiti Lauren Michelle Jackson, docente di studi afroamericani alla Northwestern, e Kenyatta Cheese, fondatore di Know Your Meme. (Glitch)

Conoscete il Physarum polycephalum? È un protista melmoso unicellulare con alcune caratteristiche interessanti, tra cui avere 720 sessi e la capacità di imparare pur in assenza di cervello. Se siete a Parigi, a partire da sabato potete andare a vederlo al parco zoologico della città. (the Guardian)

Chi è Nam June Paik? È un artista coreano particolarmente famoso per la scultura “Electronic Superhighway: Continental U.S., Alaska, Hawaii” del 1995, ma che soprattutto, già nel 1974, aveva previsto come avrebbe funzionato la cultura dei meme. (Dazed)

Electronic Superhighway: Continental U.S., Alaska, Hawaii, Nam June Paik, installazione con 51 televisori — di cui uno a circuito chiuso, Smithsonian

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