In questa puntata di S/Confini parliamo di letteratura postcoloniale italiana assieme ad Anna Finozzi, dottoranda nel dipartimento di Lingue Romanze e Classiche all’Università di Stoccolma.

Nell’ambito della letteratura italiana, il termine “postcoloniale” viene impiegato per la prima volta nel 2004 in due pubblicazioni di Sandra Ponzanesi e Tiziana Morosetti. Nonostante l’estremo ritardo rispetto ad altri paesi europei, lo studio e la lettura dei testi che possono ricondursi a questo corpus sembra farsi largo anche nel nostro paese ⸻ dove tuttavia si possono contare solo due dipartimenti di Cultural Studies, a Bologna e a Palermo.

Questo ha varie cause, ma irrimediabile resta l’amnesia sul pur recente colonialismo italiano. Ancora oggi infatti gli orrori del nostro passato rimangono un rimosso della storiografia. Nonostante gli studi di personalità eminenti come Angelo Del Boca, sembra ancora impossibile riuscire a sfatare il mito degli italiani brava gente.

Assieme ad Anna cerchiamo di capire quali sono le caratteristiche di questa letteratura che parla di tutt* noi. Che cosa si intende per letteratura italiana postcoloniale? Quali sono le voci principali di questa corrente? E ancora: quale funzione ha l’uso di una lingua ibrida nei testi postcoloniali?

E infine: possiamo smetterla di usare il termine esotic*, per favore?

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