Copertina

“Più che di amore in senso stretto si parla di assenze, latitanze, confessioni e circoli di pensieri nati intorno a un vissuto non sempre perfetto.”

Lo scorso 5 ottobre è uscito per Riff Records e Dead Bees Records “Of Ghosts & Marvels”, il primo album di An Early Bird. L’abbiamo disturbato qualche giorno fa dopo la prima serie di concerti di questo nuovo tour per farci raccontare il suo ultimo disco e per capire quanto contino motivazione e costanza in un progetto musicale.

Ciao Stefano, come stai?

Al momento sono stanco: sono appena tornato da 4 date all’estero e ho viaggiato con Flixbus quasi tutto il tempo.

A dicembre ci siamo incrociati al concerto di The Leading Guy. Per il 2019 hai già dei concerti nel mirino?

Si, Dermot Kennedy a Bruxelles il prossimo maggio. Ho preso il biglietto di getto e ci penso ogni giorno.

Parlando delle tue date, ho visto che sei nel pieno di un tour che ti sta portando in giro per l’Europa (Germania, Croazia, Slovenia, Svizzera, Portogallo, ma ovviamente anche Italia). Come sta andando?

Bene, si suona molto, la media è di almeno un’ora e mezza a concerto. Per un cantautore che gira solo con chitarra e armonica è impegnativo, ma ti forma. Comunque quando c’è un pianoforte sul palco spesso lo suono perché così si crea maggior movimento durante il live.

Per il resto ho un tour che finirà il 30 marzo e allora le date segnate saranno 45 con 8 paesi europei coinvolti e sono molto soddisfatto di questo.

C’è un aneddoto simpatico che ci puoi raccontare legato a questi primi concerti?

Certo! L’altro giorno ho dormito in un posto che aveva la doccia nella cucina. Proprio di fianco ai fornelli: assolutamente e improbabilmente fantastico. (ride)

“Of Ghosts & Marvels” arriva dopo una lunga carriera all’interno dei Pipers. Hai detto che sentivi che quel percorso era ormai concluso. Come si capisce che un percorso artistico è arrivato alla fine?

Semplicemente penso che la conclusione sia stata la naturale evoluzione di un percorso nato in gruppo e poi assottigliatosi man mano da un punto di vista del coinvolgimento emotivo.

La musica è un processo di selezione naturale, ti mette in guardia e se non sei motivato il giusto finisci per abbandonare.

Il tuo nuovo album è pubblicato da una label francese, Dead Bees. Come mai?

Mi piaceva l’idea di confrontarmi con un mercato estero, così ho legato questa parte del mio percorso a loro. In Italia i partner dell’album sono Riff Records e Beautiful Losers.

Parlando di testi l’amore mi sembra un tema ricorrente nei brani di “Of Ghosts & Marvels”. A livello di musica invece trovo che il tuo album sia semplice, tradizionale, in qualche modo familiare e forse proprio per questo efficace – arriva anche a un non appassionato del genere.

Più che di amore in senso stretto si parla di assenze, latitanze, confessioni e circoli di pensieri nati intorno a un vissuto non sempre perfetto. Penso che ognuno di noi sia la somma dei fantasmi e delle meraviglie che nasconde all’interno della propria anima.

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“La musica è un processo di selezione naturale, ti mette in guardia e se non sei motivato il giusto finisci per abbandonare.”

L’unico featuring, se lo si può chiamare così, è quello con Georgiana Craciun che canta in quattro brani: To The Trees, Warning Signs, Your Sewn Mouth Secrets and Still I Had To Love You. Com’è nata la collaborazione?

Georgiana non è una cantante in senso stretto, è semplicemente un’anima coinvolta con tutte le sue radici nell’arte in senso lato. Dal disegno alla scrittura fino alle forme. Ho semplicemente pensato che la sua voce si potesse legare perfettamente alla mia.

Sbaglio o hai fatto poche interviste dall’uscita del disco? Invece sono state pubblicate molte recensioni positive.

Non ho fatto tante interviste perché chi doveva lavorare alla promozione dell’album non si è limitato semplicemente a farlo male, ma non lo ha proprio fatto. Ma è stato un errore mio affidarmi a qualcuno incapace di fare questo mestiere in modo fruttuoso.

A proposito di questo, qualche tempo fa mi aveva colpito un post su Facebook in cui sostenevi di occuparti personalmente anche degli aspetti collegati alla musica (promozione, booking, ecc.). Quanto è “sostenibile” un approccio di questo tipo?

Se non hai altre missioni nella vita allora hai davanti tutto il tempo che vuoi. Se come me hai anche un lavoro che ti sei faticosamente sudato allora, se non hai la giusta motivazione e un minimo di conoscenza degli strumenti da utilizzare, probabilmente dopo un po’ mollerai.

Io sono sempre stato testardo, per questo motivo ho costruito da me il tour: ho speso abbastanza tempo nella ricerca dei luoghi adatti a ospitarmi e poi sono partito con la classica email di presentazione. Riguardo la promozione, un po’ di contatti li ho maturati nei dieci anni passati con i Pipers ma, come ti dicevo, è qualcosa di sostenibile solo se hai pazienza, costanza, determinazione e soprattutto un minimo di visione sui tuoi obiettivi.

Quindi, per quanto riguarda il lato promozionale, secondo te non c’è una mancanza di interesse verso il genere.

Non credo. Penso che oggi le persone siano molto meno interessate alle storie, alle dichiarazioni, agli approfondimenti: siamo stati fagocitati da un grande sistema simile a un fast food culturale e di contenuti.

E il contesto musicale italiano attuale come lo vivi?

Cerco di comprenderlo per differenziarmi sempre di più e al contempo capire come si muovono quei progetti che vanno per la maggiore al momento.

C’è un palco sul quale in futuro vorresti assolutamente suonare?

Non è importante il palco, ma chi ci sta sotto. Ma dovendo fare un nome direi il Newport Folk Festival.

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