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in copertina, foto via Twitter da Mission Lifeline

Cross è un servizio web basato su dati IOM e UNHCR pensato per i migranti che si stanno preparando ad attraversare il Mediterraneo.

Cross vuole superare non solo le falsità del governo italiano e dei suoi alleati europei, della gestione emergenziale delle migrazioni a “zero sbarchi,” ma anche l’analisi asciutta e statistica della situazione della mortalità nel mediterraneo. Parte dal presupposto opposto da come si è finora gestito il fenomeno migratorio: di cosa hanno bisogno i migranti? Come possiamo assisterli mentre arrivano in Europa? Nell’Italia della lotta alle Ong di Salvini e Di Maio, è una riflessione necessaria come non mai.

Cross è stato sviluppato da Andrea Nasuto, developer, ricercatore e documentarista di 26 anni che vive tra il Gargano e New York, già co–autore di “Made of Limestone,” un documentario sul separarsi dal posto dove si è nati, e “Kosmonauts” su immigrazione, identità nazionale e cyberspazio. Abbiamo raggiunto Nasuto per farci raccontare il processo creativo dietro la produzione di cross.

Cross in questo momento
Cross in questo momento

Come mai non c’era ancora un servizio come cross?

Credo che in fondo si abbia paura: oggi la destra ha una narrativa forte sulle migrazioni, mentre la sinistra non ce l’ha.

Nel 2016 chiesi ad Alex Pentland, professore della MIT Media Lab, uno dei più importanti data scientist del mondo, quanto contasse nel dibattito pubblico lo storytelling, l’interpretazione dei dati oltre che alla diffusione dei dati stessi. Lui mi disse: “È metà della torta, e nel caso di dati pubblici è ancora di più.” Trovo interessante che una persona che ha dedicato tutta la sua vita allo studio dei dati possa in qualche modo denigrare la sua stessa professione dicendo: “Hey, guarda che io possono dimostrare ciò che voglio ma non basto.”

Uno strumento come ‘cross’ non vuol tagliare la verità in maniera perfetta ma vuol essere una provocazione, dicendo: usciamo da Excel. Mettiamo al centro dell’attenzione chi migra e dovrebbe usufruire di queste informazioni direttamente, non solo ‘noi’ studiosi. Chi soffre? Noi o loro? Loro, quindi disegnamo strumenti per loro. E nota bene, questo è un problema gigantesco non solo riguardo alla crisi migratoria. I nostri like su Instagram sono analizzati al dettaglio più sottile, ma io non riesco a sapere a fine mese neanche quanto tempo ho speso su Instagram. E questo moltiplicalo per tutto il resto. Nessun dato ci viene riconsegnato indietro. Cross scoperchia potenzialmente un vaso di pandora per tutti i data-tecnici.

Tecnicamente come è realizzato il servizio? Come si aggiorna con i dati IOM e UNHCR? Ogni quanto viene aggiornato?

UNHCR ha un API che permette di ottenere dei dati. Un’API è una serie di metodi standardizzati per ottenere informazioni su internet da un’organizzazione — come sapere sul tuo telefono che tempo farà domani. Nel caso dell’IOM non c’è un API quindi la faccenda diventa più complessa. L’aggiornamento è istantaneo in base ai dati delle due organizzazioni e quanto velocemente riescono ad elaborarli.

Hai ricevuto notizie di persone che sono venute a conoscenza del servizio e l’hanno consultato prima di decidere se attraversare il mare?

Ribalterei la domanda. Se hai bisogno di una bicicletta, c’è un’ottima probabilità che userai (anche) Facebook per trovarla. È lo stesso se tu ora ti trovassi in Libia, avessi meno di 25 anni e stessi cercando di attraversare l’Europa. Non a caso, l’ONU ha definito Facebook “un canale di comunicazione con il turbo per criminali, trafficanti e scafisti”.

Mi chiedo, come è possibile lasciare campo aperto ai trafficanti? Abbiamo bisogno di analisi, ma abbiamo forse disperatamente più bisogno di strumenti facilissimi che provino ad informare queste persone su rischi, buone pratiche.

“Abbiamo trovato un’imbarcazione gonfiabile affondata.”

Nel contesto della stretta razzista del governo italiano contro le Ong, come credi la società civile possa impegnarsi per assistere chi cerca di arrivare in Europa?

Partiamo da un dato: le iniziative pro-migranti e anti-razziste stanno funzionando poco, e soprattutto non hanno funzionato in passato. È un discorso duro ma bisogna affrontarlo se si vuole combattere questa ondata xenofoba.

Raccontare è complementare al concetto di informare. Non è una battaglia di fact checking è basta, ma una battaglia di narrativa. C’è un’altro punto drammatico sempre a sinistra. Per affrontare argomenti come le migrazioni non bastano iniziative locali, devono essere capaci di unirle a un universalismo più ampio. Il localismo economico o politico di sinistra non funziona, bisogna per forza tendere a universalismo perchè un problema come questo non lo può risolvere un sindaco. Questo significa allocare energie e soldi per promuovere contenuti e racconti globali, non casi di buone pratiche e basta.

Al contrario, in che modo si può aiutare il pubblico a concepire la scala e la tragicità dei flussi migratori?

Smettiamola di guardare all’Italia. Allarghiamo lo sguardo. Ci sono 20 milioni di persone a rischio carestia tra Nigeria, Niger, Chad, la più grande mai registrata dallo ONU. In Italia, sono arrivati quest’anno meno di 20 mila persone. È lo 0,1% di quei 20 milioni, 1 millesimo. Si parla di un Europa affollata di rifugiati. In Libano, sono arrivati in poco meno di 24 mesi 1 milione di rifugiati siriani su una popolazione libanese di poco più di 4 milioni. È come se arrivassero in Italia 15 milioni di persone in 1 anno e mezzo.

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Cross è disponibile online in inglese e in italiano, ed è corredato da un’introduzione di Roberto Saviano.


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Blogger, designer, cose web e co–fondatore di the Submarine.