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Diaframma è la nostra rubrica–galleria di fotografia, fotogiornalismo e fotosintesi. Ogni settimana, una conversazione a quattr’occhi con un fotografo e un suo progetto che sveliamo giorno dopo giorno sul nostro profilo Instagram e sulla pagina Facebook di Diaframma.

Tra i tanti talent show televisivi, da tre anni in Italia è arrivato anche quello di fotografia, Master of Photography. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la giovane vincitrice di questa edizione, Federica Belli, per sapere cosa significhi partecipare, oltre che vincere.

Nelle edizioni precedenti i vincitori sono stati Gabriele Micalizzi e Gillian Allard.

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Che cosa significa essere la vincitrice di Master of Photography, in questa terza edizione?

È nato tutto per caso, ho provato a iscrivermi senza nessuna speranza, una di quelle cose per cui il pensiero è “ma si, mandiamo un paio di foto.” Poi, inaspettatamente, sono stata accettata. L’ho vissuta come un’esperienza quasi per gioco, consapevole che ogni giorno sarebbe potuto essere l’ultimo. È stata un’esperienza magnifica perché mi ha aperto tante porte, soprattutto mentali; ho avuto modo di conoscere persone davvero in gamba e quindi la soddisfazione è veramente tanta.

Tu che l’hai vissuto dall’interno, che cosa ne pensi del talent?

Io credo che, come molte cose, dipende tutto dal valore che gli si attribuisce. Il talent visto dal punto di vista televisivo è probabilmente come tutti i talent, fine a se stesso. Il talent vissuto da dentro è un’occasione di incontro, di confronto, di crescita — con delle persone davvero straordinarie. È stato un momento di crescita personale: vengo da un piccolo paese della Liguria, e mi ha permesso di aprire gli occhi a un mondo nuovo. Ho avuto modo di capire che cosa si può davvero realizzare con la fotografia — seppure sia stato soltanto un assaggio — è stato estremamente interessante. Il format del talent resta in secondo piano per chi vive questa esperienza direttamente direi.

Tu non hai una formazione prettamente fotografica, vero?

La mia passione è nata dal nulla, possiamo dire. Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha sempre sostenuta sebbene nessuno avesse un interesse manifesto. Ho sempre amato leggere, scrivere, ogni forma espressiva, ma la fotografia non la conoscevo bene. Le mie prime fotografie ritraggono dettagli della natura che circonda la mia abitazione; la mia prima materia è stata questa. Col passare del tempo ho scoperto il ritratto come modo di approcciarmi alle persone e superare la mia timidezza; attraverso l’obiettivo riuscivo a capire le persone. È nato tutto così, in maniera spontanea, senza una cultura fotografica specifica. 

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Qual è stata la tua più grande scoperta durante Master of Photography?

Ti risponderei con un esempio: durante la terza prova ci è stato assegnato il compito di realizzare una fotografia di paesaggio e io, che fino ad allora non avevo mai affrontato seriamente questo soggetto, ero un po’ in crisi. Superata la prova mi sono sorpresa nello scoprire sulla mia pelle che non è tanto importante quello che si fotografa ma quello che si vuole comunicare. Quindi, sostanzialmente, bisogna solo capire come esprimere le sensazioni, che sia un paesaggio o un ritratto. Si è trattata di una scoperta positiva. 

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Secondo te la cultura fotografica quanto influisce sul fotografo?

Direi che ognuno ha il proprio modo di approcciarsi. All’inizio è sicuramente utile una buona dose di passione, poi ognuno va per la propria strada. Oltre un certo punto di un percorso si tratta anche di sperimentare nuove cose e, senza sapere cosa è stato fatto e come è stato fatto, diventa effettivamente difficile capire a che punto ci si trova. È così che entra in gioco la conoscenza, e a quel punto si tratta di crearsela, di fare ricerca. 

In una intervista dici che vorresti “fare la fotografa, ma so che non è semplice, oggi.” Mi ha incuriosito questa tua consapevolezza e fermezza nella risposta.

Come tutti sono guidata dall’istinto, sebbene una parte razionale sia sempre pronta a farsi sentire. Ho avuto la possibilità di entrare nella facoltà di Economia, dove mi trovo molto bene; interrompere questo percorso non mi sembra sensato. Con ciò non voglio dire che l’economia per me abbia la priorità sulla fotografia, ma mi piacerebbe portare a termine la triennale. Nel frattempo certamente mi sto concentrando molto sulla fotografia, al momento mi sta assorbendo a tempo pieno. In qualche maniera, e finché avrò la forza, porto avanti entrambe le cose. 

Sei entrata in contatto con Oliviero Toscani sia durante il talent, come giudice, sia ora da Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton, come stagista. Come lo descriveresti?

Io posso descriverlo naturalmente per come si comporta con me, e non con gli altri. Con me è sempre stato molto rispettoso. A parte questo io lo ammiro molto perchè ha il coraggio di dire quello che pensa. I modi sono i suoi, li conosciamo bene ma, a prescindere dai modi, ammiro molto il fatto che sia una persona che dice quello che pensa.

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Cosa ti aspetti per il futuro? 

Partiamo col dire che questo è solo un inizio. Adesso voglio buttarmi a capofitto nel mondo della fotografia. Arriverà il momento in cui dovrò farmi, in maniera più concreta, una cultura fotografica, ma per adesso vorrei continuare con le sperimentazioni. Al momento sono più vicina al mondo della ritrattistica, ma non precludo nulla. Qui a Fabrica, dove sto facendo uno stage, mi sto riempiendo di fotografia ma anche di design e arte. Sto cercando di creare una figura completa, di nutrire la curiosità.

Fotografi di riferimento?

Tra tutti ti direi Alessio Albi e Marta Bevacqua. Albi in particolare, quando l’ho conosciuto mi stupiva, non capivo come riusciva a trasmettere così tante emozioni attraverso le sue fotografie. Al momento però, ribadisco, sento più di ogni altra cosa di dover continuare a sperimentare, di dovermi spingere oltre un muro: sono alla ricerca della porta per superarlo.


foto-profilo

Federica Belli nasce in Piemonte nel 1998, per poi passare la sua infanzia nell’entroterra ligure. Cresce tra i libri e i campi intorno casa. Intorno all’età di 10 anni inizia a fotografare, quasi per caso, dettagli della natura che la circonda. Frequenta il Liceo Scientifico, interessandosi di lingue, arte e letteratura. Con il tempo, scopre che la fotografia le permette di osservare le persone che la circondano in un mondo sconosciuto. Nel 2017 si trasferisce a Milano dove frequenta il corso di Economics and Management in Bocconi. Proprio in questa città decide di candidarsi alla terza edizione di Master of Photography, programma televisivo di Sky Arte. Selezionata come concorrente più giovane per i suoi ritratti, supera ogni prova fino ad essere annunciata vincitrice. In questa occasione, viene invitata a collaborare con Oliviero Toscani presso Fabrica. Proprio qui al momento si dedica alla fotografia e alla sperimentazione a tempo pieno.