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in copertina: foto cc Gage Skidmore

Pruitt non voleva solo cancellare le leggi di tutela ambientale, voleva eradicare il concetto stesso di “ambiente” dall’opinione pubblica.

Scott Pruitt, il direttore dell’Environmental Protection Agency (EPA) – l’ente di monitoraggio ambientale degli Stati Uniti – si è dimesso.

Se è la prima volta che sentite il cognome “Pruitt,” ecco un breve riassunto delle puntate precedenti:

Siamo nel 2018 e il 97% degli scienziati di tutto il mondo è convinto che il cambiamento climatico – ossia lo sconvolgimento di tutti gli eventi e i fenomeni fisici legati al clima – esista realmente e sia dovuto ad un innalzamento della temperatura globale media, causato dagli effetti collaterali dalle attività antropiche: l’immissione dei gas climalteranti in atmosfera.

Mentre i ricercatori e tutte le agenzie operative in tema ambientale raccomandano ai governi da almeno 10 anni di prendere dei seri provvedimenti nel contrasto al global warming – principalmente sostituendo il consumo di combustibili fossili con l’utilizzo di fonti rinnovabili – il presidente Trump, insediato alla Casa bianca il 20 gennaio 2017, propone a capo dell’EPA uno dei suoi uomini più fidati, Pruitt per l’appunto, che come lui non crede all’esistenza del cambiamento climatico.

Entrato in carica il 17 febbraio 2017, da allora Pruitt si è applicato ogni giorno al massimo delle sue possibilità per distruggere sistematicamente e nel minor tempo possibile ogni paragrafo delle leggi statunitensi nato per tutelare l’ambiente e mitigare il surriscaldamento globale.

Ovviamente l’obiettivo era svincolare i grandi industriali amici di Trump da qualsiasi legge che avrebbe potuto ridurre il fatturato delle loro aziende – principalmente per il fatto che produrre e guadagnare di più significa generalmente anche inquinare di più.

A seguire quotidianamente l’operato di Pruitt senza rendersi conto di questa dinamica (per la verità molto poco) occulta, si sarebbe ricavata l’impressione che il fine ultimo, ascetico e ossessivo di Pruitt fosse quello di ostacolare la sopravvivenza di tutte le forme di vita sul pianeta Terra (homo sapiens in primis).

Non troverebbero altrimenti spiegazione le decisioni di far uscire gli Stati Uniti dal Paris Agreement, di aprire le grandi riserve naturali alle trivellazioni petrolifere, di eliminare le leggi che imponevano la transizione alle energie rinnovabili e che fissavano delle soglie di limite per l’inquinamento dell’aria, del suolo   dei corpi idrici.

Non basterebbero un centinaio di report e articoli per raccogliere e illustrare quante sono state e quanto sono dannose le modifiche alla normativa ambientale apportate da Scott Pruitt in questi due anni – abbiamo avuto modo di parlarne spesso su Hello, World!, la nostra rassegna stampa quotidiana.

foto cc Gage Skidmore
foto cc Gage Skidmore

Anzi, forse la cosa meglio riuscita dell’operato demolitore di Pruitt è stata proprio la velocità con cui il suo staff è riuscito ad eliminare le leggi indesiderate: talmente in fretta che gli scienziati e i media non hanno avuto il tempo di approfondire e sottolineare la gravità di ogni singola cancellatura.

Per ogni report scientifico, articolo di giornale o servizio televisivo che indicava l’oscenità delle decisioni intraprese dal capo dell’EPA, Pruitt faceva saltare decine di paragrafi in difesa dell’ecosistema, mentre Trump trascinava il dibattito pubblico in un mondo in cui il problema non è il numero di civili americani morti ogni anno a causa dalle polveri sottilidegli uraganidegli incendi boschivi, ma l’immigrazione e le guerre commerciali con il resto del mondo.

Ma il lato più inquietante della leadership di Pruitt è stato chiaro fin dal primo giorno, quando gli scienziati hanno iniziato a eseguire in fretta e furia il backup di enormi quantità di dati relativi al clima presenti sui server delle agenzie di stato. Una precauzione rivelatasi vincente, visto l’ordine dato da Trump di lì a poco che avrebbe determinato la chiusura della sezione del sito dell’EPA dedicata al cambiamento climatico e alle serie storiche che ne testimoniano l’esistenza.

Pruitt non voleva solo cancellare le leggi di tutela ambientale, voleva eradicare il concetto stesso di “ambiente” dall’opinione pubblica e per farlo aveva iniziato a epurare a più riprese i termini “cambiamento climatico” e “scienza” dalla documentazione ufficiale dell’EPA, sostituendoli con altre espressioni più generiche.

Quale migliore modo di distruggere un concetto o un fenomeno difficilmente inquadrabile in forma fisica se non distruggendo il lemma che ne riassume il significato?

 Una rosa profumerebbe allo stesso modo anche la chiamassimo in un altro modo, ma molte persone si convincerebbero tranquillamente che il cambiamento climatico sia ciclico, naturale e inoffensivo se non esistesse una pagina di Wikipedia o della Nasa a definire rigorosamente il contrario.

La demolizione massiccia e fulminea della scienza climatologica e delle normative di buonsenso perpetrata giorno dopo giorno dalla coppia Pruitt-Trump era un’operazione di cancellazione della conoscenza, quasi da romanzo orwelliano, dove la storia e il sapere umano vengono riscritti a tavolino in modo da non suscitare alcun principio di riflessione in chi le legge.

Se non esiste un nesso tra immissione di anidride carbonica in atmosfera e il rialzo delle temperature globali, perché dovremmo preoccuparci dell’ambiente, o meglio, di quel concetto sfocato di cui è stato cancellato il nome e il significato preciso?

Per questo, oggi che Pruitt si è dimesso, è importante sforzarsi di identificare quali leggi sono state modificate dall’EPA, cosa prevedeva la normativa prima di allora e come sono cambiate le cose fino ad oggi: solo in questo modo possiamo ricordarci dei motivi per cui originariamente ci siamo opposti a tali cambiamenti e per ritrovare le ragioni e gli obiettivi dell’ambientalismo di oggi.

Il fine del movimento climatico nato “dal basso” parallelamente all’istituzione del Paris Agreement non è quello di salvare il pianeta o l’ecosistema, perché essi continuerebbero ad esistere anche se un domani lo sconvolgimento dell’atmosfera determinasse l’estinzione di cigni, delfini, panda e la comparsa di altre specie – magari meno piacevoli per i sensi umani.

Piuttosto, l’obiettivo è quello di salvare vite umane ed evitare conflitti e sofferenze un domani in cui le condizioni dell’atmosfera e la quantità di risorse disponibili sul pianeta diventeranno più problematiche per la nostra specie e per la nostra società. In ogni caso, le dimissioni di Pruitt non dovrebbero far rallegrare troppo gli ambientalisti. Trump è ancora in carica e Pruitt sarà sostituito dal suo vice, il lobbista del carbone Andrew Wheeler. (Sì)


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