La loro musica è stata definita elettronica, folktronica, post-qualcosa e sono un duo milanese composto da Luca Vicenzi (chitarrista e sperimentatore sonoro, scrittore) e Davide Cappelletti (producer di musica elettronica).
È uscito venerdì scorso Godspeed, il loro ultimo album. Ce lo siamo fatti raccontare da Luca Vicenzi.
Ciao, come nasce il progetto Cumino?
Nel 2010-2011 entrambi stavamo chiudendo alcune esperienze musicali precedenti, ci siamo conosciuti in anni turbolenti. Ho mandato a Davide una demo su quattro piste di una decina di pezzi su cui stavo lavorando, molti dei quali sarebbero poi stati risuonati e inclusi nel nostro disco d’esordio “Tomorrow in the battle think of me”.
Lui ci lavorò in modo così intenso e personale che sembrava inevitabile iniziare un progetto insieme. Volevamo qualcosa di fresco e libero, sono due elementi che non credo siano mai mancati da quando facciamo musica insieme.
Per quanto sia limitativo a volte inserirsi in un genere preciso, come definireste la vostra musica? ambient, elettronica, post-rock?
Posso citare alcune delle definizioni usate da addetti ai lavori o ascoltatori fin qui. Qualcuno dice elettronica, qualcuno folk-tronica, qualcuno post-varie cose.
Ci sono artisti a cui vi ispirate o che hanno influenzato la vostra produzione? Mi vengono in mente Goldmund, Nils Frahm, Brian Eno oppure più Telefon Tel Aviv, Apparat.
In modo diverso tra me e Davide e comunque mai in modo diretto rispetto ai Cumino. Ci sono ascolti che hanno influenzato questa o quella traccia, io ad esempio durante la produzione di Godspeed ho ascoltato molto Nils Frahm, Frank Ocean e Devendra Banhart.
Come è nato l’ultimo album e cos’è cambiato da Pockets?
Ogni album viene da viaggi diversi, da intuizioni diverse, da sapori o odori diversi.
In Godspeed volevamo lavorare con tutta calma a un disco con meno riverberi, più caldo e vicino ma comunque pieno di note dolci-amare.
Pockets era un disco molto compatto, uscivamo da molte date ed era un po’ quello che eravamo diventati in quel momento suonando i pezzi e anticipandoli dal vivo.
Come funziona il processo creativo di una vostra traccia? Avete una sorta di divisione dei compiti? Ci sono strumenti che prediligete?
Non c’è una regola, anche se spesso si è partiti da un provino di chitarra o da più sessions di registrazione per poi riascoltare, respirare, lasciare entrare la musica e poi scegliere le cose più interessanti. Davide si occupa in genere di tutta la prima fase di produzione, suona e arrangia le parti di beats, piano, synth o delinea alcune strutture. Insieme misceliamo e iniziamo a rendere più chiaro il disegno generale fino al dettaglio.
È un’onda ogni volta.. cerchiamo solo di assecondarla.