Dopo i raid aerei, la Turchia ha intrapreso anche un’operazione di terra contro lo Stato Islamico e contro i combattenti curdi nel nord della Siria. Secondo fonti militari riportate dall’agenzia di stampa turca Anadolu, una dozzina di carri armati ha oltrepassato il confine questa mattina, per colpire obiettivi nell’area della città di Jarablus, dove sono concentrati gli sforzi anche della coalizione internazionale guidata dagli USA.
I raid aerei sono stati ripresi e intensificati nei giorni scorsi, per la prima volta dopo l’abbattimento del jet russo a novembre 2015: la recente distensione diplomatica tra Ankara e il Cremlino vede così i suoi primi risvolti militari.
Dopo l’attentato di sabato a Gaziantep, dove un attentatore suicida ha provocato più di 50 morti alla festa di matrimonio di un esponente politico filo–curdo, la Turchia aveva dichiarato il proprio intento di liberare definitivamente i confini del Paese dalla presenza dell’IS. Ieri colpi di mortaio hanno raggiunto la città turca di Karkamis, nella provincia di Gaziantep, a poco più di un chilometro da Jarablus. La città è stata evacuata. Razzi dalla Siria hanno raggiunto anche Kilis, 90 chilometri più a ovest oltre il confine.
Fonti di Washington riportate dalla BBC avvalorano il sospetto che le operazioni turche mirino soprattutto a evitare che i curdi guadagnino terreno ai danni dell’IS, che da mesi perde posizioni.
Sin dall’inizio della guerra, Ankara considera gli autonomisti curdi ai propri confini una minaccia ben peggiore degli islamisti. Recentemente, il presidente Erdogan ha ribadito più volte che lo Stato Islamico e il PKK sono la stessa cosa.
In linea di principio, questa posizione dovrebbe imbarazzare gli Stati Uniti — che ugualmente includono il PKK nella propria lista di organizzazioni terroristiche, ma appoggiano dall’alto le milizie curde YPG, bersagliate dalla Turchia.
Le YPG (e la loro controparte femminile, YPJ) sono il gruppo più attivo ed efficace nel contrasto allo Stato Islamico sul terreno nella Siria settentrionale. Recentemente, su tutti i media internazionali sono rimbalzate le immagini della città di Manbij finalmente liberata dal controllo islamista, ma pochi hanno sottolineato che si trattava di una vittoria curda, così come poco raccontata è l’esperienza autonomista del Rojava, improntata su prinicpi di laicismo e democrazia piuttosto rari nella regione. Lunedì proprio a Manbij, che si trova 40 chilometri a Sud di Jarablus, hanno colpito i caccia turchi. Martedì, i curdi hanno preso il controllo della città di Hasaka.
Chiusa tra due fuochi, con l’intensificarsi dell’impegno militare turco la sopravvivenza della zona autonoma del Rojava è sempre più a rischio.