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Nella notte tra martedì 23 e mercoledì 24 uno sciame sismico ha iniziato a scuotere il Centro Italia, causando grande distruzione e un numero ancora non definito di morti.

I terremoti sono il fenomeno piú violento e forte che possiamo osservare sulla Terra, e di conseguenza ogni volta che la tragedia si abbatte su una popolazione, emerge un dibattito acceso: cosa poteva essere fatto per evitare queste morti inutili?

I terremoti in Italia sono inevitabili

I terremoti avvengono lungo le faglie che si sviluppano nei punti di confine tra placche tettoniche. Il movimento di queste placche, sotto la superficie, avviene a lentezza tale da essere impercettibile, ma col passare del tempo (si può parlare anche di secoli) eventualmente la forza accumulata nello sfregamento tra placche si scarica in movimenti inconsulti, che causano vibrazioni in superficie. Chiamiamo le aree in superficie dove è possibile si scatenino terremoti zone sismiche.

Con l’eccezione della Sardegna, l’intero territorio italiano può essere interessato da fenomeni sismici. Dai terremoti “non si scappa.” Se è indubbiamente vero che esistono aree particolarmente pericolose, è difficile indicare regioni o addirittura città completamente al sicuro. Questo non per indurre terrore, ma è da tenere a mente quando si considera quali politiche dovrebbero essere applicate per prevenire tragedie come questa.

Alessandro Amato, INGV, via Facebook
Alessandro Amato, INGV, via Facebook

I terremoti non possono essere previsti

Se è scientificamente provato che i terremoti possano essere accompagnati da fenomeni precursori — da luci telluriche a variazioni del campo magnetico, da emissioni di Radon, a aumento dell’attività vulcanica — nessuno di questi si presenta con una regolarità e costanza da poterlo utilizzare come elemento di controllo.

Il terremoto dell’Aquila del 2009, a cui questo terremoto è stato paragonato per intensità, aveva visto scatenarsi un acceso dibattito attorno alle dichiarazioni di Giampaolo Giuliani, tecnico dell’INAF, che aveva in qualche modo “predetto” il disastro proprio osservando un aumento nelle emissioni di Radon. Il metodo di Giuliani non era in nessun modo perfetto — e infatti il tecnico aveva causato nelle settimane precedenti svariati falsi allarmi — ma il fenomeno che aveva osservato era indubbiamente legato alla scossa che è poi effettivamente avvenuta.

Nel caso specifico di questa notte, ovvero di uno sciame sismico, molti sostengono che dovrebbe essere possibile monitorare le scosse per prevedere quella principale — ma raramente gli sciami si comportano così. Nel caso del terremoto di questa notte, nessuna scossa è stata piú forte della prima.

I palazzi che crollano uccidono la gente, non i terremoti

Inevitabilmente, se i terremoti non possono essere fermati e previsti, l’unica strategia possibile è studiare come affrontarli e come minimizzare i danni che possono causare. Due delle zone a piú alto rischio di terremoti devastanti  sono anche tra le piú densamente popolate: l’area di Tokai a nord di Tokyo, e la faglia di Sant’Andrea di San Francisco. Entrambe le zone sono altamente preparate all’inevitabile terremoto. Tanti li indicano come modelli, ma pretendere una simile preparazione da paesi italiani (o anche città italiane), ci sembra una forzatura eccessiva — si parla di aree amministrativamente molto piú ristrette, piú povere, meno densamente abitate: è oggettivamente impossibile giustificare l’enorme spesa di ristrutturazione di intere regioni d’Italia, soprattutto nell’attuale contesto economico.

E come si può chiedere a qualcuno, magari a degli anziani, di abbandonare le proprie case — forse l’unica soluzione economica e pragmaticamente ragionevole — per un evento che è per sua natura indefinito, che potrebbe arrivare domani o mai? È praticamente impossibile.

Come si affronta una forza della natura devastante e inarrestabile, contro cui non possiamo niente? Si soccorrono i sopravvissuti, finché si è in tempo.