L’ex stratega di Trump è stato arrestato per truffa e riciclaggio, ma i suoi amici nell’estrema destra internazionale preferiscono non commentare
Steve Bannon, l’ex stratega della Casa bianca e una volta consigliere incredibilmente vicino a Donald Trump, responsabile di una parte sostanziale della sua campagna elettorale nel 2016, è stato arrestato per aver truffato i sostenitori di un progetto privato chiamato “We Build the Wall.” Bannon, insieme a un veterano della Air Force e un investitore di capitale a rischio, ha ingannato centinaia di migliaia di persone promettendo che i loro soldi sarebbero stati usati per finanziare la costruzione di nuove sezioni del muro lungo il confine con il Messico. La raccolta fondi aveva raccolto più di 25 milioni di dollari, di cui Bannon aveva già speso più di un milione per spese personali. Come molti altri finti populisti, Bannon ama la vita nel lusso, ed è stato arrestato mentre se la passava bene su uno yacht da 35 milioni di dollari, di proprietà del miliardario fuggitivo cinese Guo Wengui.
Bannon, ovviamente, si è dichiarato non colpevole, ma per il resto ha collaborato con le autorità, che gli hanno garantito un rilascio con termini molto favorevoli: cauzione da 5 milioni di dollari — messa in sicurezza da un pagamento di 1,7 milioni in contanti — e libertà di spostarsi “per lavoro” tra i distretti Sud ed Est di New York, oltre che a Washington, D.C., Maryland, Virginia e alcune regioni del Connecticut. Bannon non potrà viaggiare all’estero, e dovrà chiedere l’autorizzazione per utilizzare mezzi di trasporto privati come aerei e imbarcazioni. Infine, ovviamente, gli è vietato fare altre operazioni di crowdfunding promettendo di costruire muri con il Messico e spostare fondi dai conti bancari della propria campagna.
Le accuse contro Bannon sembrano molto solide, dato che le autorità hanno letto dei messaggi in cui due dei compagni d’affari di Bannon si scrivono dicendo che “per quello che ne sanno nessuno di noi verrà pagato. (…) I nostri salari non saranno mai resi pubblici.” L’arresto arriva dopo anni di disavventure di Bannon, che una volta cacciato dalla Casa bianca ha dovuto inventarsi infinite trovate e macchinazioni per cercare di rimanere rilevante all’interno dell’ecosistema dell’estrema destra internazionale.
Nel 2018, in particolare, l’ex stratega di Trump ha provato a riciclarsi come guru di una sorta di “coalizione internazionale” dei movimenti sovranisti e populisti europei, fondando The Movement, un’organizzazione con lo scopo di offrire consulenze di comunicazione, sondaggi e altri servizi ai partiti aderenti. Nonostante la grande eco mediatica — dalla vittoria elettorale di Trump Bannon ha sempre amato farsi rappresentare come una specie di “oscuro macchinatore” capace di trasformare in un successo politico tutto ciò che tocca — non sembra che The Movement abbia mai ottenuto risultati apprezzabili. Eppure due anni fa la Lega di Salvini è stata uno dei primi partiti ad affiliarsi all’organizzazione.
Meeting this morning with Steve Bannon and Matteo Salvini. The Movement : He is in! pic.twitter.com/3RszHAIEwY
— Mischaël Modrikamen (@modrikamen) September 7, 2018
Proprio gli amici italiani di Steve Bannon, dopo la notizia del suo arresto, sono particolarmente silenziosi: se qualche tempo fa facevano a gara per farsi i selfie con lui, oggi né Salvini né Meloni hanno commentato pubblicamente l’accaduto.
Con Steve Bannon, stratega politico di @realDonaldTrump, ad #Atreju2018 pic.twitter.com/RRjDU9tRZD
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) September 22, 2018
Ha invece commentato con molta preoccupazione il criminologo forzista Alessandro Meluzzi, che ha dichiarato che le accuse contro il Bannon “fanno parte del fuoco di sbarramento Dem Deep State sadopedofilo contro Trump e i popoli sovrani.” E questo è solo l’inizio: “Ne prepareranno altre da veri luciferiani quali sono!”. Ma Meluzzi è speranzoso: “Ma forse non basterà se Maria Vergine e Madre protegge il suo popolo!”
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Quanto a Trump, il presidente ha detto che la situazione è “molto triste” per Bannon, anche se personalmente “non gli è mai piaciuto il progetto di un muro privato col Messico.” Trattandosi di un’operazione scattata dopo la cacciata di Bannon dalla Casa bianca Trump non ha niente da temere riguardo a questo caso. Non si può non sottolineare, però, che un sacco di assistenti, consiglieri, e figure vicine a Trump hanno una tendenza irresistibile a farsi arrestare. Contiamoli: Roger Stone, Paul Manafort, Michael Cohen, Michael Flynn, Rick Gates, George Nader, George Papadopoulos. Con Bannon sono otto.
In Italia Bannon ha fatto parlare molto di sé anche per lo scandalo della Certosa di Trisulti. Bannon è infatti una delle personalità di riferimento dell’organizzazione ultracattolica di estrema destra Dignitatis Humanae Institute, che ha messo le mani in… modo creativo sull’abbazia medievale, che vuole trasformare in una “scuola internazionale” del sovranismo. Lo scorso ottobre il Ministero dei Beni Culturali aveva cercato di annullare l’assegnazione della gestione del monastero, indicando appunto la mancanza di requisiti da parte della Dignitatis, ma a causa di un errore formale — l’atto di autotutela del ministero è partito troppo tardi — il Tar di Latina ha dato ragione all’associazione, nonostante l’esperienza almeno quinquennale nel campo della tutela dei beni culturali — necessaria per partecipare alla gara per la concessione — vantata da Dignitatis non sarebbe in realtà esistita.