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Dall’hype ingiustificato per l’intervento di Mario Draghi ai dibattiti sull’utilità del parlamento con i leader dell’estrema destra, anche quest’anno il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione è un appuntamento da cui è impossibile sfuggire

Immancabile come i tormentoni estivi, e non fermato dal coronavirus, anche quest’anno il paese sta assistendo a uno degli eventi cardine della vera estate italiana: il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, che si tiene ormai dal lontano 1980. È cominciato il 18 e durerà fino al 23, e quest’anno è partito col botto, con un vero e proprio comizio di Mario Draghi. Le sue parole — come spesso accade alle parole pronunciate dal palco del meeting — hanno avuto una grande risonanza nell’afoso dibattito politico di agosto, dove sono risuonate espressioni come “governo spiazzato” e “sferzata alla politica.” 

L’ex Presidente della Banca centrale europea, in realtà, non ha detto molto di innovativo o sconcertante: ha fatto una distinzione tra “debito buono” — sostenibile — e “debito cattivo” — insostenibile perché impiegato “a fini improduttivi” — auspicando tra le righe un cambiamento delle regole europee di cui “l’inadeguatezza era divenuta da tempo evidente.” Non è un mistero che, da tempo, esista un blocco politico, mediatico e imprenditoriale che vedrebbe di buon occhio Draghi al governo, un’asse che va da Forza Italia al Pd e Italia Viva. 

Draghi è uno dei personaggi più importanti della scena politica europea ed italiana, e probabilmente è stato inteso da CL come l’“headliner” del festival, ma scorrendo l’elenco degli ospiti si rimane impressionati dal peso politico ed economico di molti partecipanti — e partner — dell’evento, o di sigle disposte a metterci il cappello: Snam, Ferrovie Nord, Randstad, Generali, Enel, Aci, Cassa depositi e prestiti, Philip Morris.

Molte persone insospettabili hanno partecipato nel corso degli anni al meeting, spesso sconfinando nella piaggeria verso il movimento. Ad esempio, Bersani nel 2003: “Se vuole rifondarsi, la sinistra deve partire dal retroterra di Cl. Solo l’ideale lanciato da Cl negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare.” O nel 2015, l’ex segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti — che tra l’altro partecipa anche quest’anno: “A Rimini ho trovato molto di più e di diverso di quel che mi aspettavo. Anzitutto, il popolo. Ricordo che per Gramsci l’intellettuale può pensare di rappresentare il popolo solo se con questo vi è quella che lui chiamava “una connessione sentimentale”. Lì l’ho trovata.”

Ovviamente tutto questo, se per alcuni personaggi può lasciare un po’ perplessi, sul piano politico e amministrativo presenta qualche criticità, a prescindere dal proprio posizionamento ideologico: CL non è un partito politico ma una confraternita religiosa, riconosciuta dalla Santa sede, fortemente intrecciata alla politica, i cui legami con larghe fette della destra — non solo — italiana sono noti e notori da tempo, soprattutto in Lombardia. Quanto intrecciata? così: nel 2010 la Lombardia aveva finanziato il meeting con ben 234 mila euro, soldi versati sostanzialmente a causa dell’entusiasmo di Formigoni: “Siamo orgogliosi che Regione Lombardia sia presente da anni alla più importante manifestazione culturale, giovanile e non solo, d’Europa il Meeting internazionale di Rimini, evento che fa registrare 800mila presenze da tutto il mondo.” In Lombardia, infatti, la sigla di CL fa venire in mente subito il celeste, e il suo modello di gestione della sanità, ereditato senza colpo ferire dalle successive giunte Maroni e Fontana — nonostante i gravissimi fatti di corruzione nell’ambito sanitario emersi in seguito all’arresto dello stesso Formigoni e del vicepresidente Mantovani.

Del resto, dove non sono arrivate le inchieste non è arrivata nemmeno la gestione disastrosa della pandemia da parte della giunta regionale lombarda, in particolare con il collasso del sistema ospedaliero. La giunta Fontana ha scelto di sostituire sì il direttore della Sanità, Luigi Cajazzo: ma per mettere al suo posto Marco Trivelli, uomo cresciuto sotto le varie giunte Formigoni, appartenente da CL fin dall’adolescenza, e sotto cui non c’è motivo di credere che cambierà qualcosa nell’impostazione della sanità della Lombardia: verticistica, finalizzata a massimizzare i profitti del privato, e efficiente solo per chi può pagare — pandemie permettendo.

Di sanità si è parlato e si parlerà a lungo durante il meeting, compreso durante un incontro a cui parteciperà anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, dal titolo “Sanità Pubblica: una integrazione possibile tra statale e privata?” a cui parteciperà anche il direttore del gruppo San Donato, che a Milano controlla ospedali come Galeazzi e San Raffaele: niente meno che l’ex ministro dell’Interno, Angelino Alfano. E a cui parteciperà anche lo stesso Marco Trivelli.

Tra gli altri eventi imperdibili: un dibattito sull’impresa privata nell’Africa sub-sahariana con Letizia Moratti; un evento sulla rigenerazione urbana con la partecipazione di Mario Abbadessa, capo di Hines Italia — una multinazionale delle costruzioni molto attiva a Milano con progetti anche controversi, come la cementificazione dell’Ippodromo del trotto di San Siro; e soprattutto la talk in due atti “Il Parlamento serve ancora a qualcosa?” con la partecipazione di:  Luigi Di Maio, Roberto Speranza, Maria Elena Boschi, Graziano Delrio, Maurizio Lupi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani. Che bisogno c’è del Parlamento, se il Parlamento è a Rimini?

Show notes

In questa puntata sono con voi: Stefano Colombo @stefthesub e Alessandro Massone @amassone. Per non perderti nemmeno un episodio di TRAPPIST, abbonati su Spotify e Apple Podcasts.