Dalla soluzione semplice — il ritorno di Di Battista — al ritorno di Casaleggio, ma finalmente cyborg. Investighiamo come il Movimento 5 Stelle potrebbe cercare di evitare la propria fine.
Il declino del Movimento 5 Stelle, diventato inevitabile dopo la gestione tragicomica della propria vittoria elettorale di marzo, ha schiacciato l’acceleratore nelle ultime settimane.
Dopo essersi schiantato alle elezioni in Abruzzo il partito della Casaleggio Associati deve prepararsi a un bis in Sardegna, mentre le due figure di riferimento del Movimento, il ministro del Lavoro Di Maio e il suo frenemy Di Battista, fanno un passo indietro su media e internet per evitare troppe critiche.
Intanto, il partito è sotto la pressione creata da una costante compromissione degli ideali spacciati nelle precedenti elezioni, dalla Tap all’immunità parlamentare. Ancora una grandissima forza in Parlamento, il Movimento vede il precipizio avvicinarsi ad alta velocità, e deve trovare una soluzione, perché questo Movimento 5 Stelle è finito.
Un motivo per cui i partiti esistono è che permettono a un gruppo politico di sopravvivere alla morte politica non solo di un leader ma anche di un’intera classe dirigente quando serve. Un partito d’azienda, iper verticalizzato come il Movimento 5 Stelle, però, non è fatto per affrontare queste crisi. La lenta morte di Forza Italia ne è la prova quotidiana.
Abbiamo cercato di stilare le opzioni che la Casaleggio Associati ha di fronte a sé.
La decrescita felice
Può essere che, circondati da Yes men e ancora ubriachi dal grande successo elettorale, ai piani alti del Movimento 5 Stelle non sia chiarissimo quanto male le cose si faranno nei prossimi mesi. Può anche essere che i precisi teorici politici dell’azienda non vedano un altro mercato su cui espandere il proprio prodotto. La soluzione per i prossimi anni sarebbe quella che era il piano evidente almeno dal 2017: dopo aver creato i due personaggi di Di Maio e Di Battista, giocarsi i rispettivi secondi mandati in due partite diverse — e dunque, per la prossima tornata, puntare tutto su Dibba. Come si è reso evidente nelle ultime settimane, però, questa non sarebbe una novità sufficiente per resettare le bad vibes nel Movimento. Scegliere Di Battista vorrebbe dire accettare di essere un partito dimezzato, e navigare a vista per i prossimi anni, nella garanzia di fare per sempre opposizione o stampella di qualsiasi governo passi. Tutto sommato, non male per un’organizzazione solo alla ricerca di potere.
Rifondazione Movimentista
Può essere che qualsiasi tentativo di ricostruzione nel Partito democratico fallisca clamorosamente — non è uno scenario difficile da immaginare. Contemporaneamente, la saldatura Salvini – Toti – Meloni potrebbe soffocare qualsiasi ambizione di ulteriore espansione destrorsa. Un’analisi di mercato porterebbe i vertici della Casaleggio a una sola scelta logica: un reboot dello spirito movimentista del partito. Porre di nuovo l’attenzione sui temi dell’ambientalismo e della selezione degli artisti a Sanremo, con una nuova generazione di cittadini, magari guidati da Roberto Fico, dovesse questo governo non tirare fino alla fine dei cinque anni, potrebbe dare un poco di fiato elettorale al partito. Si tratterebbe comunque di una notevole scommessa, perché è difficile pensare che a sinistra in molti voterebbero volentieri un partito amico dei fascisti.
La discesa in campo
Il Movimento 5 Stelle è un partito ormai pienamente aziendale, e Davide Casaleggio non potrebbe essere più diverso di così dal padre. Non è difficile immaginare come, di fronte alla sempre più palese totale incapacità dei propri dipendenti politici, arrivi alla conclusione che debba occuparsi personalmente anche del lato politico, alla ricerca di sempre più potere. Una discesa in campo di Davide Casaleggio difficilmente potrebbe portare nuovi elettori al partito, ma il momento “ghe pensi mi” potrebbe certamente galvanizzare la base — e finalmente con il leader politico economico e tecnico manifesti, la deriva ulteriormente padronale del partito potrebbe al contrario aiutarlo a moderarsi, evitando di promettere l’automazione totale entro il 2025. Ma a Davide, la tentazione di automatizzare il parlamento, almeno quella, potrebbe rimanere.
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Terminator
Non è certo un segreto che Davide Casaleggio stia seguendo da “vicino” lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Dopotutto la Casaleggio Associati è un’azienda che si occupa di consulenza per strategie online, per cui è evidente che più o meno da vicino debba interessarsi anche di IA. Solo due giorni fa OpenAI, il gruppo di ricerca finanziato anche da Elon Musk, ha rivelato di aver sviluppato un’intelligenza artificiale abbastanza intelligente da scrivere senza problemi articoli e racconti ricevendo da un umano solo le prime righe del primo paragrafo. Per il resto, può fare da solo. E cos’altro serve per essere un buon politico del Movimento 5 Stelle? Non è difficile immaginare una prima fase in cui il partito è sostanzialmente rappresentato da un vocaloid che legge con voce non troppo robotica il programma elettorale generato algoritmicamente. Il passo successivo, ovviamente, è vincere le elezioni, e sostituire il governo democratico con una tirannide algoritmica capace di vedere gli esseri umani solo come numeri, e capace di portare all’estinzione del genere umano, finalmente.
Transumanesimo
Lo scrivevamo già nel 2016, il Movimento 5 Stelle è il più grande partito transumanista del mondo. Ideologicamente morto insieme al fondatore Gianroberto Casaleggio, il Movimento potrebbe conoscere una sola primavera nella remota, inquietante possibilità che la mente di Gianroberto sia stata conservata oltre il cedimento del suo organismo umano vestigiale, in attesa di un ritorno migliorato, potenziato, e infinitamente espandibile come Cyber Casaleggio. Di nuovo sotto una guida spirituale, il Movimento potrebbe lavorare per ricostruire il rapporto fideistico con la propria base, riuscendo a fargli dimenticare tutte le volte che li hanno traditi.
Non ci sono Paragoni
In assenza di colpi di scena fantascientifici, la cosa più probabile è che il partito prosegua su questo sentiero, sempre meno votato e sempre con meno ragioni per essere votato. Nel 2030, in un tentativo di rilanciare il partito, Casaleggio firma un contratto in esclusiva con La7 per produrre un reality varietà in cui si decidono le posizioni politiche del partito — l’Italia sarà a favore o meno dell’invasione francese della Svizzera? La trasmissione, rimbalzata alla seconda serata per i pochi ascolti, sarà condotta da Gianluigi Paragone, che è anche il capo politico del partito. Alle ultime elezioni il Movimento ha preso il 4,3%.
Rocco Casalino
Unica certezza: oggi, 18 febbraio 2039, Casalino è ancora responsabile comunicazione del Movimento 5 Stelle.
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