Nel corso della Space Race Ded Moroz, e negli Stati Uniti Babbo Natale, con la sua slitta volante, diventa perfetto simbolo di un nuovo immaginario spaziale ultramoderno.
Dopo la rivoluzione del 1917, la Russia potè godere di ben diciotto anni senza Natale: sostituito da una festa per bambini organizzata dalla Komsomol, l’Unione della Gioventù Comunista Russa. La festa fu però una delle operazioni culturali meno riuscite della rivoluzione, che negli anni successivi arrivò a sospendere del tutto le festività invernali.
Bisogna aspettare fino al 1935 perché, questa volta con Stalin, si cerchi di creare una nuova festività sostitutiva al Natale. Questa volta l’operazione riesce meglio, grazie al suo quasi totale mimetismo con il Natale ortodosso dell’epoca zarista. La festa si celebrava per l’inizio del nuovo anno, e raffigurava, al posto del Babbo Natale del consumismo occidentale, il russo Ded Moroz — ovvero, Babbo Natale vestito di blu.
Insieme a Ded Moroz tornavano gli alberi di Natale, e nel secondo dopoguerra lentamente l’immaginario natalizio occidentale continuava a filtrare oltre la cortina di ferro. Il Natale vero e proprio non sarebbe tornato fino al 1991, ma ormai la festa di rilievo invernale era definitivamente diventata quella del nuovo anno.
Nel corso della Space Race Ded Moroz, e negli Stati Uniti Babbo Natale, con la sua slitta volante, diventa perfetto simbolo di un nuovo immaginario spaziale, per l’epoca, ultramoderno. Il segno di questo futurismo natalizio più noto in occidente è senza dubbio la scena di A Charlie Brown Christmas con gli alberi di alluminio.
In Russia, dove la Space propaganda diventa il codice principale della retorica contro la Guerra fredda, i festeggiamenti di Ded Moroz per l’anno nuovo — ottimisti, futuribili, adatti anche per i più giovani — sono l’occasione perfetta per raccontare l’impresa spaziale sovietica.
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