Covid19 Notice Italy
Un pronto soccorso chiuso nelle prime settimane della pandemia. Foto Wikimedia Commons

14 personalità di primo piano del mondo scientifico hanno firmato un appello per chiedere al governo di investire di più nel sistema sanitario nazionale e “salvarlo” da una rovina che sembra annunciata e telecomandata. La lettera è stata poi pubblicata su varie riviste di settore. I 14, tra i quali c’è anche l’ex direttore dell’Iss Franco Locatelli, sostengono che “m​​olto si può e si deve fare sul piano organizzativo, ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del SSN agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del PIL), ed è urgente e indispensabile, perché un SSN che funziona non solo tutela la salute ma contribuisce anche alla coesione sociale.” La lettera è di contenuto chiaramente politico: gli scienziati fanno ad esempio notare che “la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute.”

Ovviamente le priorità del governo sono completamente diverse: ad esempio la spesa per il 2024 per armi e armamenti sarà di 9 miliardi di euro, dove ne sarebbero bastati meno di 5 all’anno per riportare il Ssn a livelli di spesa pre-pandemia — sì, incredibilmente il Covid non ha portato a un aumento di finanziamenti per la salute pubblica, ma è stato anzi l’utile occasione per procedere con la sua distruzione. Il sottofinanziamento cronico ha effetti tangibili e devastanti, ad esempio la riduzione del personale: nel corso dell’ultimo anno si sono contati circa duemila medici in meno in tutto il paese. La Lombardia, ad esempio, spera di riuscire a sopperire alla propria mancanza di manodopera facendo arrivare 500 professionisti, soprattutto infermieri, in Argentina e Paraguay — come fa notare il Post, “In Italia mancano infermieri e infermiere per ragioni non molto diverse da quelle che spiegano la mancanza di medici. Uno dei motivi è la programmazione sbagliata: in passato ci sono stati periodi di assunzioni significative seguiti a periodi di tagli al personale fatti senza tenere troppo conto della previsione dei pensionamenti.” Sabato 6 aprile si terrà una manifestazione per la sanità pubblica a Milano, promossa dal comitato “La Lombardia SiCUra.”

La Lombardia, nonostante sia la regione dove il collasso della sanità pubblica a beneficio del privato sia più evidente, la situazione va malissimo anche altrove: in Piemonte FdI ha fornito ai propri esponenti un manualetto di 51 pagine in cui spiega che il futuro sta nella sanità privata — pardon, che “Il lavoro della sanità privata accreditata serve a mantenere la salute dei cittadini tanto quanto quello della sanità pubblica.” L’obiettivo è anche “Liberare da accessi impropri gli ospedali pubblici dedicati agli interventi di medio e alto livello,” data una “debolezza attuale ed evidente del Ssn alla carenza di risorse umane, in special modo medici, frutto di una colpevole mancanza di programmazione del sistema pubblico.” C’è qualcosa in cui i militanti di FdI non hanno torto torto marcio? A ben guardare sì, quando fanno notare che “In Piemonte la più grande e determinata mattanza di posti letto e strutture ospedaliere pubbliche è avvenuta con i provvedimenti dell’assessore Saitta della giunta Chiamparino, tra 2014 e 2015, con riduzioni superiori a quanto richiesto dalle normative.”


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