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Foto via Twitter @IDF

Come preannunciato, gli Stati Uniti hanno usato il loro potere di veto per fermare la risoluzione avanzata dall’Algeria che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza. L’ambasciatrice statunitense ONU Linda Thomas-Greenfield ha ripetuto che gli Stati Uniti stanno lavorando a una risoluzione parallela, e partecipano alla trattativa per il cessate il fuoco, ma che “a volte la diplomazia richiede più tempo di quanto ci piaccia.” Una dichiarazione rilasciata mentre le IDF uccidevano 103 persone in un solo giorno. Riyad Mansour, l’Osservatore permanente palestinese alle Nazioni Unite, ha espresso frustrazione con la posizione paciosa di Washington: “Sono passate quasi 3 settimane dall’ultima volta che ho parlato in Consiglio, in seguito all’ordine della Corte [la CIG], chiedendo che si intraprendessero azioni per garantire l’implementazione delle misure ad interim.” “I nostri appelli, purtroppo, sono rimasti inascoltati. Solo in questi 20 giorni, Israele ha ucciso quasi 4.000 palestinesi.” “Queste sono le conseguenze deplorevoli dell’inazione”: “Il messaggio dato a Israele con questo veto è che può continuare a uccidere e farla franca.”

Nei giorni scorsi gli Stati Uniti hanno espresso spesso — per mezzo stampa, con retroscena filtrati, o attraverso dichiarazioni dirette — la propria frustrazione con il governo Netanyahu VI, ma finora queste frustrazioni non hanno portato a sviluppi politici. Mentre alle Nazioni Unite Washington sostiene che l’imposizione di un cessate il fuoco fermerebbe la trattativa per il rilascio dei prigionieri, il ministro delle Finanze israeliano Smotrich ha scritto su X che i prigionieri possono essere liberati solo “distruggendo Hamas e vincendo la guerra.” Smotrich è al centro di una controversia per aver detto apertamente che la liberazione degli ostaggi “non è la cosa più importante” tra gli obiettivi dell’aggressione di Gaza. A New York, l’ambasciatore israeliano Gilad Erdan è tornato ad attaccare chi chiede il cessate il fuoco immediato usando linguaggio ai limiti della neolingua, dicendo, testualmente, “il cessate il fuoco è una condanna a morte.”

L’ambasciatore algerino Amar Bendjama ha speso parole durissime contro gli Stati Uniti e il Consiglio di sicurezza: “L’Algeria tornerà a bussare alle porte del Consiglio di sicurezza per mettere fine a questo spargimento di sangue. Non ci fermeremo finché questo Consiglio non si prenderà le proprie responsabilità a pieno e imporrà un cessate il fuoco immediato. Non ci stancheremo mai e non ci fermeremo mai.” Bendjama ha descritto l’azione del paese come “sostenuta dalle anime di migliaia di innocenti” uccisi. Un’altra condanna durissima è arrivata dal direttore delle operazioni nei territori palestinesi di Save the Children, Jason Lee: “Siamo inorriditi dal sentire questo nuovo punto basso del fallimento della comunità internazionale.” Lee avvisa che l’aggressione di Gaza “sta per entrare nella fase più mortale possibile.” L’ambasciatore russo Vasilij Nebenzja ha dichiarato che Washington continua a fornire a Israele “la licenza di uccidere.”

La crisi umanitaria a Gaza peggiora ancora: il Programma alimentare mondiale ha dovuto sospendere le proprie consegne nel nord della Striscia. Si tratta di una decisione “che non è stata presa alla leggera,” “perché sappiamo che questo significa che la situazione si è ulteriormente deteriorata e più persone rischiano di morire di fame.” L’organizzazione denuncia come la ressa attorno ai convogli — perché ne arrivano troppo pochi — e le violenze delle IDF rendono impossibili le consegne: “Un’espansione su larga scala del flusso di assistenza al nord di Gaza è urgentemente necessario per evitare il disastro.” (Programma alimentare mondiale)


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