WafaImage (3)

Parlando da Tel Aviv, il segretario di Stato statunitense Blinken ha ammesso che l’aggressione sulla Striscia di Gaza sta causando un numero troppo alto di morti tra i civili, ma ha dichiarato che le accuse di genocidio contro Israele sono “infondate.” Gli Stati Uniti, ha spiegato Blinken, sono contrari a qualsiasi proposta di pulizia etnica reinsediamento della popolazione palestinese fuori dalla Striscia di Gaza.

Parlando del confronto tra Israele ed Hezbollah, Blinken ha dichiarato che Washington sta “lavorando con Israele per trovare una soluzione diplomatica” “che eviti l’escalation e permetta alle famiglie di tornare nelle proprie case, vivendo al sicuro nel nord di Israele e nel sud del Libano.” È un diritto che l’amministrazione statunitense non riconosce, evidentemente, invece, alla popolazione palestinese: dopo 3 mesi di bombardamenti incessanti, il 56% delle case a Gaza sono distrutte o danneggiate — nel nord della Striscia, dove gli attacchi sono stati particolarmente intensi, la percentuale sale all’82%.

La tendopoli di Rafah. Foto: WAFA

Citando questi dati, il relatore speciale delle Nazioni Unite al diritto alla casa Balakrishnan Rajagopal ha dichiarato che la distruzione sistematica di case dovrebbe essere indagata dalla Corte internazionale di giustizia come prova del genocidio in atto. Per evitare l’escalation, evidentemente, Israele ha annunciato l’uccisione di un altro comandante di Hezbollah, Ali Hussein Burji.

Un’altra tecnica del genocidio sulla Striscia di Gaza è il blocco che impedisce le consegne sufficienti di acqua e alimenti alla popolazione intrappolata sotto le bombe. Lo denuncia espressamente il docente Nicola Perugini, citando dati OCHA, che contano circa 378 mila persone a rischio catastrofico per denutrizione — l’intera popolazione della Striscia, 2,2 milioni di persone, vivono in condizioni di carestia. Francesca Albanese spiega espressamente che l’embargo del cibo “aggrava le accuse di genocidio,” perché anche usare il cibo come arma è considerato come strumento di distruzione fisica.

Domani la Corte internazionale di giustizia terrà la prima udienza sulle accuse di genocidio avanzate dal Sudafrica: avendo Israele ratificato la Convenzione sul genocidio del 1948, la Corte ha giurisdizione sul caso. Nei giorni scorsi numerosi paesi si sono accodati al Sudafrica in sostegno alle accuse: oltre a tutti i paesi dell’Organizzazione della cooperazione islamica, hanno appoggiato l’accusa anche Malesia, Turchia, Giordania, Bolivia, Maldive, Namibia e Pakistan. Alle Nazioni Unite, nel frattempo, gli Stati Uniti sono tornati a difendere la propria posizione di rifiuto alla richiesta di un cessate il fuoco permanente.

Sostieni l’informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratis


I cittadini di Dayr al-Balah tra le macerie lasciate dal bombardamento israeliano. Foto: WAFA
Blogger, designer, cose web e co–fondatore di the Submarine.