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Con qualche giorno di ritardo a causa dei costanti problemi di salute, Giorgia Meloni ha risposto — più o meno — alle domande della stampa nella consueta conferenza di fine anno. Meloni ha parlato dei propri obiettivi di medio termine, compresa la riforma per il premierato, su cui però mette già le mani avanti, dicendo che “non sarà sul governo o su di me ma sul futuro della nazione;” ma anche di breve termine — sulle concessioni balnearie, su cui “l’appello del presidente Mattarella non rimarrà inascoltato.”

Tra le poche certezze c’è il caposaldo dell’austerità e della riduzione dei servizi: la presidente del Consiglio ha detto esplicitamente preferisce continuare con “tagli lineari alla spesa pubblica,” dando come unica alternativa “aumentare le tasse.” Meloni ha poi risposto a numerose domande sulle questioni più spiacevoli: sul caso Pozzolo e sulla poca serietà dei propri colleghi di partito — “Mica me le posso prendere solo io,” le responsabilità; “e su questo intendo essere rigida” — e sulla linea iper–governista della Rai, che secondo la presidente del Consiglio è solo un lavoro di “riequilibrio.”

Tra un momento di vittimismo e l’altro, Meloni ha anche detto con sicurezza diverse falsità: in primis sulla diminuzione delle tasse resa possibile dai tagli alla spesa pubblica — gli interventi di quest’anno non sono coperti dalla spending review — ma anche riguardo la crescita del Pil italiano “stimata sopra la media europea” — un dato negato da diverse istituzioni internazionali.

Meloni ha anche negato il flop della tassa sugli extraprofitti, ed è tornata a lamentare le commissioni sui Pos “scaricate sui commercianti.” La presidente del Consiglio ha anche difeso l’ipotesi di candidarsi alle elezioni europee di giugno — anche se ovviamente si dimetterebbe immediatamente dal seggio. Non si tratterebbe, secondo Meloni, di “una presa in giro,” perché “i cittadini lo sanno.” L’idea di Meloni sarebbe di utilizzare le elezioni europee per confermare il proprio consenso personale, e tra le righe invita i leader dell’opposizione a fare lo stesso: “Sarebbe un test democratico interessante.”

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