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Il leader di Hezbollah Hasan Nasr Allah è intervenuto per rispondere all’attentato in cui è stato ucciso Saleh al-Arouri, il funzionario politico di Hamas che nelle scorse settimane si era occupato della liberazione dei prigionieri e del tentativo diplomatico di sospendere l’aggressione a Gaza. Nasr Allah ha dichiarato che l’uccisione sarà vendicato e ha commentato, minaccioso: “Se il nemico vuole fare la guerra al Libano, la nostra battaglia sarà senza limiti e regole. Non abbiamo paura della guerra. Quelli che vogliono farci la guerra se ne pentiranno, la guerra avrà un costo molto, molto alto.” “Il crimine di ieri non resterà impunito.” Tuttavia, il leader di Hezbollah non ha annunciato nessuna operazione specifica in risposta all’attentato — un suo secondo intervento è previsto per venerdì, quando potrebbero arrivare nuovi dettagli di possibili operazioni contro Israele. Le IDF hanno condotto una serie di nuovi attacchi al confine con il Libano, uccidendo 9 membri di Hezbollah.

Nel frattempo, l’Iran è scosso da un attentato al momento non rivendicato da nessuno: 95 persone sono state uccise in due esplosioni che hanno causato anche 211 feriti durante una cerimonia per commemorare il comandante Qasem Soleimani. Le autorità iraniane non hanno mosso accuse specifiche, parlando genericamente di “terroristi,” che hanno compiuto, nelle parole del presidente Ebrahim Raisi, un “crimine odioso e inumano.” Mohammad Jamshidi, il vice capo dello staff per gli Affari politici alla presidenza iraniana, ha esplicitato il sospetto che l’attentato sia responsabilità statunitense o israeliana. Sebbene l’attacco non sia stato ricondotto ufficialmente a Israele — che d’altronde non ha ancora rivendicato l’attacco in cui è stato ucciso al-Arouri — la sequenza di eventi alza ulteriormente la tensione per una possibile escalation che trasformi l’aggressione israeliana di Gaza in un conflitto regionale. Per questo, in un’operazione per cui è difficile trovare un nome tecnico diverso da “scaricabarile,” la Casa bianca ha pubblicato una dichiarazione congiunta in cui attacca i ribelli Houthi: “Che il nostro messaggio sia chiaro: chiediamo la fine immediata di questi attacchi illegali e il rilascio di navi e equipaggi. Gli Houthi avranno la responsabilità delle conseguenze (sic) se dovessero continuare a minacciare vite, l’economia globale e il libero flusso del commercio nelle importanti vie marittime della regione.” Il comunicato è firmato da numerosi alleati statunitensi — tra cui anche l’Italia, la Germania, la Danimarca, e il Belgio.

Continuano le tensioni nel’amministrazione Biden per il supporto convinto del presidente agli obiettivi sionisti del governo Netanyahu VI: Tariq Habash, un funzionario del dipartimento dell’Istruzione, ha rassegnato le proprie dimissioni, dicendo che “non può rappresentare un’amministrazione che non assegna lo stesso valore a tutte le vite umane. Non posso rimanere zitto mentre questa amministrazione chiudi gli occhi di fronte alle atrocità compiute contro palestinesi innocenti.” Nel frattempo, la situazione nel comitato elettorale di Biden non è migliore: un gruppo di 17 membri dello staff, rimasti anonimi, ha firmato una lettera in cui consigliano al presidente di cambiare linea politica: “Crediamo sia fondamentale a livello morale ed elettorale che tu chieda la cessazione delle violenze.” I firmatari citano un dato che dovrebbe far raggelare il sangue del presidente: il 72% degli elettori sotto i 30 anni sono in disaccordo con il supporto statunitense all’aggressione di Gaza.

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