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Meloni al Consiglio europeo. Foto CC-BY-NC-SA 3.0 IT presidenza del Consiglio dei ministri

La parte dedicata all’Ucraina del Consiglio è stata faticosa, in modo prevedibile, anche solo per motivi logistici — ma è anche stata l’unica con cui i leader europei sono riusciti a trovare un accordo sui principali punti in discussione

La prima giornata del Consiglio europeo ha visto la partecipazione di Zelenskyj — in video collegamento da un treno, mentre si dirigeva verso alcune città particolarmente interessate dal conflitto. Il presidente ucraino ha chiesto ai leader europei di non esitare a estendere il proprio sostegno all’Ucraina, altrimenti “il male potrebbe avere tempo per riorganizzarsi e prepararsi per anni di guerra.” Nelle conclusioni della prima giornata, si direbbe che le richieste più pressanti di Zelenskyj siano state rispettate. Il Consiglio ha soprasseduto sull’ennesima richiesta di jet e ulteriori missili a lungo raggio, ma l’Unione europea fornirà all’Ucraina un milione di munizioni nei prossimi 12 mesi e continuerà a lavorare per l’implementazione del price cap sul petrolio russo.

La parte dedicata all’Ucraina del Consiglio è stata faticosa, in modo prevedibile, anche solo per motivi logistici — ma è anche stata l’unica con cui i leader europei sono riusciti a trovare un accordo sui principali punti in discussione. Nel frattempo crescono i dissapori contro il presidente del Consiglio Charles Michel, che è stato direttamente attaccato dalla Prima ministra danese Mette Frederiksen. Le critiche sono molto condivise: si riassumono sostanzialmente nel fatto che Michel passerebbe troppo tempo in viaggio, e troppo poco concentrato sulle proprie mansioni — alcuni sostengono che il presidente sia già concentrato sul capire quale sarà il suo prossimo lavoro. Michel non è nuovo a atteggiamenti non del tutto appropriati al proprio ruolo o a vere e proprie gaffe — in effetti è già sorprendente che Michel non avesse perso il posto dopo il suo goffo comportamento al tristemente noto meeting con von der Leyen ed Erdoğan.

Ufficialmente non era in agenda, ma il blocco di Germania, Italia e Polonia sulla messa al bando delle automobili con il motore a combustione interna è stato uno dei temi centrali della giornata. La discussione a riguardo è molto nervosa: non solo la posizione della Germania è antiscientifica, ma danneggia pesantemente i meccanismi comunitari, che rischiano di uscire dall’ostruzionismo contro le automobili elettriche pesantemente erosi, con l’autorità del Parlamento europeo — che ha già approvato l’accordo — effettivamente ignorata dai leader europei e dalla Commissione stessa. Non è l’unico fronte su cui la Germania sta mettendo le proprie industrie davanti agli interessi comuni e dell’ambiente: giovedì la no–profit Corporate Europe Observatory ha pubblicato un report in cui ha identificato 100 aziende che stanno facendo pressioni lobbistiche sulla Germania per spingere in tutta Europa gli investimenti sull’idrogeno, una corsa che inevitabilmente rallenterà il processo di decarbonizzazione dell’economia europea.

Al netto dei proclami di Meloni, invece, il governo italiano non ha ottenuto niente, in particolare sul fronte migrazioni: non è stato raggiunto nessun accordo rilevante — a parte la comune volontà di “respingere” i migranti — tra i leader europei. L’unico vero risultato che si può attestare a Meloni è il cauto disgelo dei rapporti con la Francia: ai margini del Consiglio Meloni ha incontrato Macron, che altrimenti ha passato il resto della giornata cercando di evitare i riflettori — per evitare domande sulla situazione disastrosa della politica interna francese. Macron è nel momento di sua massima debolezza e ha bisogno di alleati nel suo piano per erodere gli obiettivi ambientalisti europei, ampliando le concessioni verso l’energia atomica.

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