Le condizioni fisiche di Alfredo Cospito sono ormai completamente deteriorate. Il suo è un caso eccezionale, ma lo stato deve decidere qual è il ruolo del carcere nella società italiana: perché la nostra giustizia è così rigida contro movimenti e antagonisti?
*Questa puntata di TRAPPIST è stata registrata nella mattinata di sabato 28 gennaio
Il governo è uscito allo scoperto prendendo una posizione piuttosto dura sul caso di Alfredo Cospito, usando come pretesto le “violenze” degli anarchici e dichiarando in una breve nota che “azioni del genere non intimidiranno le istituzioni. Tantomeno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo. Lo Stato non scende a patti con chi minaccia.” Il ministro dell’Interno Piantedosi ha detto che “non ci facciamo condizionare.” L’udienza che dovrà decidere il destino di Cospito per ora è stata anticipata al 7 marzo, un mese e mezzo prima di quanto previsto ma comunque troppo lontana per le condizioni fisiche del detenuto, che dopo uno sciopero della fame di più di 100 giorni sono ormai pesantemente deteriorate.
Nel corso del fine settimana è significativamente aumentata la tensione attorno al caso Cospito. A Roma una manifestazione in suo sostegno è degenerata in scontri tra i manifestanti e la polizia. Intorno alle 20:00 di venerdì sera, i manifestanti hanno iniziato a muoversi in corteo — era previsto solo un presidio — e si è arrivati a tafferugli, con i militanti che hanno danneggiato alcune proprietà. Ieri è stato reso noto che 41 militanti anarchici sono stati identificati e denunciati. Commentando la notizia, il ministero dell’Interno Piantedosi ha dichiarato che “lo Stato non si lascerà mai intimidire e condizionare da queste azioni del tutto inaccettabili, nella convinzione che nessuna rivendicazione o proposta possa essere presa in considerazione se viene portata avanti col ricorso a questi metodi, ancor più se rivolti contro le forze dell’ordine.” Il ministro ha preannunciato anche che ci sarà “una disamina” degli eventi di questi giorni, “in un incontro con i vertici e gli esperti degli apparati di sicurezza.” Gli scontri a Roma non sono stati infatti l’unica iniziativa in difesa di Cospito: sulle colline di Torino sono stati incendiati alcuni cavi di un traliccio utilizzato come ripetitore anche per i segnali di servizio della polizia stradale. Sul muretto a fianco alla scritta era stato scritto con una bomboletta spray: “Fuori Cospito dal 41 bis.”
I fatti che hanno motivato la reazione del governo arrivano però dall’estero: come segnalato da una nota della Farnesina nei giorni scorsi è stato infranto un vetro nel palazzo del Consolato Generale a Barcellona ed è stata incendiata un’auto con targa diplomatica di un “funzionario diplomatico in servizio all’Ambasciata d’Italia,” Luigi Estero, di Berlino. In entrambi i casi non risultano feriti. El Periódico de Catalunya riporta che l’attacco sarebbe opera di “cinque uomini incappucciati.” Sul muro a fianco all’ingresso del Consolato sono state lasciate tre scritte: “Amnistia totale,” “Stato italiano assassino,” “Libertà per Cospito.” L’attacco a Berlino ricalca esplicitamente quello che aveva colpito l’automobile di Susanna Schlein, la diplomatica italiana ad Atene, sorella della candidata alla segreteria del Partito democratico. L’8 gennaio era stata inviata invece una busta con un proiettile al procuratore Francesco Saluzzo, che aveva chiesto la pena dell’ergastolo per Cospito.
Flavio Rossi Albertini, l’avvocato difensore di Cospito, cerca di riportare il discorso sul suo cliente — descrivendo la posizione della linea dura dello stato come “singolare”: “L’esecutivo sembra fermo a marzo del 1978, qui non si discute se cedere alle pressioni ma se ricorrono le condizioni per sottoporre e mantenere Alfredo Cospito al 41 bis. Non è una questione di muscoli ma di diritto, di interpretazione estensiva di una norma eccezionale. Il 41 bis dovrebbe essere applicato nei casi tassativi previsti dalla legge, è una norma di stretta interpretazione. Per Cospito è stato ampliato, dilatato il perimetro applicativo e dopo 102 giorni di sciopero della fame è ancora in attesa della decisione del Ministro.”
Nei giorni scorsi il Garante Nazionale per le persone private della Libertà, Mauro Palma, aveva chiesto l’urgente trasferimento di Alfredo Cospito, che deve essere portato in una “struttura in grado di garantire immediato intervento sanitario.” Palma sottolinea che il carcere di Sassari dove attualmente si trova Cospito “non è dotato di un centro clinico interno e nel territorio limitrofo non vi sono strutture sanitarie in grado di assicurare eventuali interventi urgenti con la dovuta sicurezza.” È stata anticipata, nel frattempo, l’udienza in Cassazione sul ricorso presentato dalla difesa, che ora si terrà il 7 marzo, invece del 20 aprile. Cospito è in sciopero della fame da 101 giorni, un periodo lunghissimo, che ha conseguenze gravi sulla salute — il Post ha pubblicato un approfondimento per spiegare quali sono le conseguenze di uno sciopero della fame così lungo sul corpo di una persona.
Alfredo Cospito “da un momento all’altro può essere in pericolo di vita.” Lo ha testimoniato la sua dottoressa di fiducia Angelica Milia, che nei giorni scorsi era stata diffidata dal parlare delle condizioni sanitarie di Cospito. In sciopero della fame da 100 giorni, Cospito è a rischio di edema cerebrale, e la sua situazione è peggiorata drasticamente perché è scivolato nella doccia, cadendo e rompendosi il setto nasale. Avendo perso molto sangue, “si sono ridotte le piastrine e i globuli bianchi, con conseguente calo delle difese immunitarie.”
Sostieni l’informazione indipendente di the Submarine: abbonati a Hello, World! La prima settimana è gratis
in copertina: elaborazione grab Agtw / AGTW – CorriereTv