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Alla fine di una battaglia lunga decenni, i repubblicani sono a un passo da riuscire a imporre l’opinione di una minoranza di estremisti sul diritto all’aborto

Con ospiti speciali Viola Stefanello @violastefanello e Filippo Valsorda @filosottile

POLITICO ha ottenuto la bozza del documento con cui il giudice Samuel Alito spiega la posizione della maggioranza dei giudici della Corte suprema statunitense, che in una votazione interna si sono espressi per superare la storica sentenza Roe v. Wade — che dal 1973 protegge il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza negli Stati Uniti. È la prima volta che un documento interno della Corte suprema viene pubblicato mentre l’alta corte sta ancora dibattendo il caso. Il documento è datato 10 febbraio, e trattandosi di una bozza non riporta un voto definitivo, ma indica che la Corte sarebbe pronta ad esprimersi a favore dello stato del Mississippi, che sta cercando di vietare l’aborto dopo la 15esima settimana di gravidanza.

Non sarebbe una sorpresa se la decisione venisse confermata: in questo momento la Corte suprema è profondamente sbilanciata, con 6 giudici conservatori e solo 3 democratici, e da più di un anno varie indicazioni e retroscena fanno capire che i giudici si potrebbero esprimere in questo modo. Ciononostante, se il documento venisse approvato in via definitiva, la Corte lancerebbe una bomba in mezzo al dibattito politico statunitense, a pochi mesi dalle elezioni di metà mandato. Le motivazioni citate nel documento sono le solite che arrivano da destra: secondo i giudici nel testo della Costituzione statunitense non c’è niente che indichi un diritto “costituzionale” all’IVG, e quindi la materia deve essere lasciata agli stati. La bozza riporta che i giudici conservatori hanno rifiutato una proposta di compromesso avanzata dal giudice Roberts, che a dicembre aveva proposto di approvare la legge liberticida del Mississippi ma di non esprimersi su Roe v. Wade. Prendere una decisione del genere — e a così breve distanza da un cambiamento della composizione della Corte — rischia di minarne l’autorità. La giudice Sonia Sotomayor riassume così il problema: “Questa istituzione può sopravvivere al fetore che questa decisione creerà nella percezione del pubblico, secondo cui la Costituzione e la sua interpretazione sono solo atti politici?”

Dopo la pubblicazione della bozza del documento della Corte suprema, in tutti gli Stati Uniti migliaia di persone sono scese in strada per protestare a difesa del diritto all’aborto. Si è tenuta una manifestazione di fronte alla sede della Corte suprema, ma tantissime persone hanno manifestato anche ad Atlanta, a Chicago, a Denver, a Los Angeles — dove la polizia ha reagitoo con violenza — a Seattle e in molte altre città. La manifestazione più partecipata è stata quella di New York, dove molti manifestanti si sono presentati vestiti di verde, richiamandosi alla Marea Verde del Sudamerica. Non si può sminuire l’importanza di queste proteste: anche se il confronto finale per il diritto all’IVG si terrà al Congresso, la vera battaglia sarà necessariamente di comunità. Guardando con crescente scetticismo il partito democratico, il movimento pro-choice statunitense si sta preparando da tempo al momento in cui la destra potrebbe riuscire finalmente a minare Roe v. Wade.

Sull’onda degli eventi, il governatore dell’Oklahoma Kevin Stitt ha firmato una legge anti–aborto che ricalca il modello di quella del Texas, che in modo controverso era già riuscito a bypassare le protezioni federali, dando ai singoli cittadini la possibilità di denunciare chi pratica interruzioni volontarie di gravidanza. Annunciando la firma della legge, Stitt ha dichiarato che vuole rendere l’Oklahoma “lo stato più pro–life del paese.” In realtà in Oklahoma, tra le cosiddette “trigger laws,” era già stata approvata una legge che metteva al bando di fatto tutti gli aborti.

La cancellazione di Roe v. Wade, infatti, si tradurrà in un’ondata di leggi liberticide: l’Oklahoma e altri 12 stati hanno già approvato leggi “trigger” che entreranno automaticamente in vigore non appena non ci sarà più l’ostacolo di quel precedente. Oltre a questi tredici bisogna aggiungere gli stati che hanno già adattato leggi sul modello di quella texana, o che hanno altre leggi simili in corso di stesura. In totale, si contano almeno 26 stati in cui l’aborto diventerebbe illegale — più di metà degli Stati Uniti. 

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