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tutte le foto del collettivo Liceo Carducci

Il benessere psicologico è al centro delle occupazioni dei licei Carducci, Vittorio Veneto e Beccaria di Milano. I cortei e le occupazioni in tutta Italia chiedono anche una nuova maturità e l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro.

Venerdì 11 febbraio, a Milano, sono scesi in piazza studenti da tutta la Lombardia per chiedere una scuola più sicura, la revisione della proposta di maturità e una maggiore attenzione al benessere psicologico. I licei Carducci, Vittorio Veneto e Beccaria sono stati occupati durante la settimana, per protestare contro l’alternanza scuola-lavoro e ricordare Lorenzo Parelli, immaginare nuove soluzioni per la maturità e denunciare l’inadeguatezza dello sportello psicologico delle scuole.

 

L’occupazione del liceo classico Carducci è iniziata lunedì. È stata una settimana importante per gli studenti, che vogliono sperimentare una didattica e socialità alternative – come hanno scritto nel comunicato del collettivo. Tra le loro richieste anche provvedimenti per l’edilizia scolastica: solo nell’ultima settimana, infatti, a Milano il liceo Boccioni e il Maxwell hanno denunciato l’incuria e l’abbandono edilizio dei propri istituti. Il vento ha scoperchiato il tetto del Maxwell, mentre al liceo artistico si sono staccate delle piastrelle. È una problematica che coinvolge quasi tutti i licei di Milano, ma nella maggioranza dei casi si interviene quando il danno ormai è fatto. “Vogliamo più fondi per la scuola, anche per andare a migliorare l’edilizia, che anche al Carducci non è ottimale,” ci spiega Arianna del collettivo del Carducci, “a me personalmente è capitato che in classe crollasse un pezzo del controsoffitto perché c’era una macchia di muffa da mesi che non era stata monitorata.”

Gli studenti del liceo scientifico Vittorio Veneto denunciano “ le condizioni scolastiche estremamente limitanti che viviamo tutti i giorni” e rivendicano “una gestione della scuola, a livello locale come nazionale, che tenga veramente conto dei bisogni” degli studenti. Il collettivo Roberto Franceschi del Vittorio Veneto ribadisce l’importanza della socialità nella scuola, che è stata invece messa da parte negli ultimi anni. Nella mattinata di ieri si sono aggiunti gli studenti del liceo classico Beccaria, che hanno occupato l’istituto per “contestare le scelte e la gestione dell’apparato scolastico da parte del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi” – come dichiarato nel documento “De Occupatione.” L’idea è quella di “porre le basi per la scuola del post covid.” 

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La sensazione di disagio psicologico è comune a tutto il tessuto scolastico milanese ed evidenzia la presenza di problematiche strutturali irrisolte. Mancano ricerche a livello istituzionale che analizzino le conseguenze della Dad sulla salute mentale e del ritorno a scuola che l’ha seguito. Per questo, vari istituti hanno deciso di condurli in maniera indipendente. 

un sondaggio interno del liceo Carducci rivela che il 76,1% degli studenti ha vissuto episodi di attacchi di panico, ansia, crisi di pianto o simili a causa di interrogazioni e verifiche – rispetto al 59,7% a cui capita anche in altri contesti

Come evidenzia il sondaggio condotto dal collettivo del liceo Boccioni, l’81,4% dei ragazzi ritiene il ritorno a scuola dopo la Dad “per niente facile” o “sopportabile”. Gli studenti hanno vissuto male non solo il passaggio da pre-Covid a Dad, ma anche il ritorno alla “normalità,” che si è dimostrata insufficiente per le loro esigenze.

Già un mese fa, durante l’occupazione del liceo Manzoni, alcuni membri del collettivo ci avevano spiegato che gli studenti sono “tornati in un clima nel quale la Dad è come se non fosse mai esistita, e invece c’è stata, e questo non si può non tenere in considerazione.” Bisogna monitorare gli effetti a livello psicologico di questo ritorno, come ribadisce Arianna del collettivo Carducci: “abbiamo deciso di occupare prima di tutto a partire dal benessere e la salute mentale degli studenti, abbiamo anche fatto girare un sondaggio all’interno della scuola per sondare la situazione. Quindi una delle nostre richieste è avere più risorse per lo sportello psicologico della scuola.”

Al liceo Carducci più della metà degli studenti ritiene che il servizio psicologico fornito dall’istituto sia insufficiente, come in altri licei: vi è un solo psicologo per 1200 studenti, che può di conseguenza dedicare poco tempo per chi richiede un incontro. Eppure, sono in molti a non riuscire a gestire emozioni a scuola, in particolare quelle legate alla valutazione. Come evidenziato dal sondaggio del Carducci, il 76,1% degli studenti ha vissuto episodi di attacchi di panico, ansia, crisi di pianto o simili a causa di interrogazioni e verifiche – rispetto al 59,7% a cui capita anche in altri contesti. Si tratta di una fetta considerevole: il 16,4% di loro prova disagi non facilmente gestibili solo nell’ambiente scolastico. È evidente che la valutazione e la competizione che ne deriva fanno emergere o inaspriscono problemi già presenti. La scuola dovrebbe essere un luogo di crescita e valorizzazione, ma il sondaggio condotto nelle mura del Carducci mostra che solo il 23,5% dei ragazzi si sente effettivamente valorizzato – contro il 76,5% che si sente giudicato. Questi dati fanno emergere come l’ansia da prestazione sia un fenomeno diffuso in tutto il corpo studentesco. 

l’Italia è ultima nell’Unione europea per investimenti nell’istruzione sulla spesa pubblica totale (Eurostat – 2018)

Gli studenti percepiscono anche una grande distanza con i professori. Secondo loro, non è sufficiente una laurea per insegnare. Il collettivo del Carducci chiede infatti che lo stato renda obbligatoria una formazione di ordine pedagogico, affinché si riesca a trasmettere la passione per le materie e a coinvolgere i ragazzi nel processo dell’apprendimento, uscendo dal paradigma della lezione frontale che tende a uno studio passivo e privo di spirito critico. Il ruolo del professore è fondamentale per la società, forma i futuri cittadini, ma lo stato vi dedica poche risorse: gli studenti del Carducci, quindi, chiedono un aumento dello stipendio degli insegnanti e maggiori fondi per l’istruzione. I dati Eurostat del 2018 mostrano che l’Italia è ultima per investimenti nell’istruzione sulla spesa pubblica totale. Un paese che voglia effettivamente mettere al centro i giovani non può lasciare indietro la scuola. Ma anche il Pnrr ha seguito questa linea: diversi studi giudicano insufficienti i fondi stanziati per l’istruzione. Il Piano per la ripresa prevede per le scuole circa 20 miliardi di euro, ma, come mostra il rapporto della Fondazione Agnelli del 2019, per la sola riqualificazione degli edifici ce ne vorrebbero 200.

l’alternanza scuola-lavoro è un modo di togliere tempo all’istruzione, alla scuola. Chiediamo se non un’abolizione una revisione quasi totale dei Pcto

Gli studenti che hanno occupato vogliono anche che venga aperta una riflessione sull’alternanza scuola lavoro. “Pensiamo che sia molto importante dopo la morte di Lorenzo Parelli riflettere su cosa l’alternanza scuola lavoro trasmette all’interno della scuola e se non la trasformi semplicemente in un luogo più simile a un’azienda” ha affermato Arianna, del liceo Carducci.

È della stessa idea uno dei rappresentanti d’istituto: “pensiamo che sia un modo di togliere tempo all’istruzione, alla scuola, e fatta così com’è non ci piace assolutamente. Chiediamo se non un’abolizione una revisione quasi totale dei Pcto. Questo si collega alla maturità. All’interno della maturità sono presenti il curriculum dello studente e la relazione sul Pcto. L’esame non premia lo studente per quello che è effettivamente ma per la sua prestazione. Questo fa parte di una deriva aziendalista che sta prendendo la scuola grazie alle politiche del Ministero dell’Istruzione negli ultimi anni.” In seguito alle occupazioni, il ministro Bianchi l’8 febbraio ha incontrato le Consulte studentesche di tutto il paese e ha accolto in parte le loro richieste: resta la seconda prova nella maturità 2022, ma cambia il “peso” dei punteggi. Il ministro ha poi concordato con la necessità di una “scuola nuova” – quella che i collettivi stanno provando a costruire. 

Al Carducci si sono susseguiti dei cicli di incontri e lezioni con esperti, da rappresentanti di Fridays for Future a psicologi. “Abbiamo avuto qualche problema con il preside soprattutto nella giornata di martedì, che non voleva far entrare gli esterni nell’istituto“quindi abbiamo chiesto agli studenti di uscire in cortile per seguire gli esperti, anche perché il preside voleva che proseguissero le lezioni.” Il rappresentante d’istituto del Carducci spiega che l’alternativa proposta durante l’autogestione non è una sostituzione alle lezioni, ma “sicuramente porta consapevolezza, attenzione sui temi della scuola a tutti gli studenti, anche a quelli che magari si sono interessati un po’ meno prima dell’occupazione. La scuola è un luogo che vogliamo vivere, per cui vogliamo dare il nostro contributo. È giusto che in un momento in cui gli studenti sono repressi alle manifestazioni facciano capire che tengono alla scuola.”

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