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in copertina foto elaborazione: Jordan Holiday/Pixabay

Nel corso del 2021 sono stati segnalati 226 atti antisemiti: più del doppio dell’anno precedente. Per capire questo aumento bisogna guardare alla sempre maggiore prevalenza dell’irrazionalità, dal complottismo allo scetticismo vaccinale

Il documentario “Il senso di Hitler,” diretto da Petra Epperlein e Michael Tucker e distribuito da Wanted Cinema in Italia oggi, 27 gennaio, in occasione della Giornata della memoria, ha l’ambizione di voler spiegare l’irrazionale e un fenomeno di massa, adattandolo alle sfide del complottismo contemporaneo. L’ispirazione arriva dall’omonimo libro di Sebastian Haffner (1978), un tentativo di capire la fascinazione del nazismo e la sua politica dell’odio e della distruzione. 

Nel viaggio dei registi, tra comizi di Pegida e di suprematisti americani, nei luoghi culto del nazismo in Germania, si susseguono le voci di testimoni storici, tra loro Saul Friedlander. È Deborah Lipstadt, professoressa e autrice di “Denying the Holocaust” a definire l’antisemitismo: “L’antisemitismo è una teoria cospiratoria, e quando gli scienziati sociali parlano di teorie cospiratorie stanno parlando di qualcosa che non ha basi razionali. Se stamattina fossi stata in ritardo per questa intervista e avessi detto che il traffico nella via di Broadway era orrendo perché sapevano che dovevo fare questa intervista e gli antisemiti erano là fuori per impedirmi di arrivare. Voi avreste pensato: questa donna è una pazza.”

Una scena dal docu-film “Il senso di Hitler,” diretto da Petra Epperlein e Michael Tucker

Nel 2021 l’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea) ha ricevuto 226 segnalazioni di atti di antisemitismo. L’80% di queste riguardano aggressioni su Internet, mentre 45 sono episodi accaduti “nel mondo reale,”  tra cui un caso di ‘estrema violenza’ e cinque ‘aggressioni fisiche.’ “Da tempo non venivano registrati sei casi violenti in un solo anno,” denuncia il report.  Gli episodi di antisemitismo sono aumentati rispetto al 2020: gli atti denunciati e classificati in Italia erano 101 nel 2020, come segnalato dal rapporto dell’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea (FRA). Per la Germania la situazione è ancora più seria, con più di 2.000 casi segnalati. Quest’anno, la Giornata internazionale della memoria dell’olocausto, che si celebra ogni anno il 27 gennaio, porta all’attenzione l’antisemitismo rinnovato, rafforzato dal complottismo post-pandemico e digitale, che esercita influenza anche sui giovanissimi.

L’80% degli atti antisemiti nel 2021 riguarda aggressioni su Internet, ma diventano più violente le aggressioni fisiche

L’ultimo episodio è avvenuto il 24 gennaio a Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, dove un ragazzino di 12 anni è stato aggredito a calci e sputi e insultato da due ragazzine. “All’episodio grave si aggiunge un altro aspetto altrettanto grave, cioè il fatto che nessuno dei presenti abbia difeso mio figlio,” ha dichiarato il padre del ragazzo, intervista dal quotidiano La Nazione. ‘Sporco ebreo’ è un insulto che ha radici storiche ben precise ed è ancora vivo e significativo, ripetuto nel tempo. Si parla spesso di bullismo, nel caso in cui gli atti antisemiti avvengano tra bambini e adolescenti, una radice che è riduttiva perché l’insulto antisemita presuppone il razzismo e l’identificazione etnica della persona aggredita.  Il rapporto Cdec rileva che il 31% degli italiani è ”moderatamente antisemita” sulla base del cosiddetto antisemitismo cognitivo, che misura le false credenze sulla percezione degli ebrei.

Cosa c’entra il covid-19 con l’antisemitismo? Una questione di irrazionalità

“Uno dei punti nodali dell’indagine di quest’anno è l’inquietante presenza di stereotipi antisemiti all’interno della propaganda no-vax,” dice Noemi di Segni presidente Ucei (Unione comunità ebraiche italiane). Secondo il rapporto Censis 2021 sulla “Società irrazionale,” circa 3 milioni di italiani credono che il Covid non esista e il 31,4% il vaccino è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie, il 13% pensa che la scienza non porti progressi.

Perché le teorie no-vax sono rilevanti ai fini della comprensione di fenomeni xenofobici dell’antisemitismo? L’irrazionalità è la base comune di questi comportamenti e credenze. Teorie come quella dei ‘savi di Sion,’ o il gruppo dei super ricchi di Davos diventano i rappresentanti più diffusi per spiegare l’insondabile: per il 64,4% degli italiani le grandi multinazionali sono le responsabili di tutto quello che ci accade. Per il 56,5%, invece, esiste una casta mondiale di superpotenti che controlla tutto. La paura generalizzata e irrazionale raggiunge il suo culmine nel caso del pericolo di “sostituzione etnica”: 4 italiani su 10 pensano infatti che sia in atto una “Grande sostituzione” il 39,9% degli italiani ha paura che l’immigrazione, la bassa natalità e la composizione sociale minaccino l’integrità del “popolo italiano.” Ancora una volta un problema di percezione e irrazionalità.

“Ognuno ha diritto alla sua opinione, si dice. Ci sono opinioni e ci sono bugie e queste sono bugie.”

Nel rapporto Cdec del 2020, si notava che “il coronavirus alimenta un antisemitismo secondario, viene visto come la componente di una più ampia cospirazione globalista progettata per aumentare il controllo sulla popolazione (“la Mandria”) da parte di organismi transnazionali sionisti e da magnati quali George Soros e Bill Gates.” Il gruppo sociale ‘ebrei’ viene identificato come parte di una cospirazione ‘dei potenti del mondo’ contro il popolo disinformato. A questa categoria di complottisti appartengono anche i negazionisti dell’Olocausto. È ancora Lipstadt, nel documentario, a chiarire la differenza tra interpretazione della Storia e menzogna: “Si dà spazio a persone che stanno chiaramente e deliberatamente distorcendo la storia. Non danno una diversa interpretazione, ma una deviazione. Ognuno ha diritto alla sua opinione, si dice. Ci sono opinioni e ci sono bugie e queste sono bugie.”

L’antisemitismo digitale è un fenomeno globale e difficilmente controllabile

Non basteranno, probabilmente, le iniziative di collaborazione tra istituzioni e aziende, come nel caso del sodalizio Google Italia-Coordinamento nazionale per la lotta contro l’antisemitismo. La coordinatrice ha concluso un accordo con l’azienda sulle parole chiave utilizzate nel motore di ricerca: verrà data preminenza e visibilità a informazioni verificate e accurate che contrastino pregiudizi antisemiti e falsità sul mondo ebraico.

La mappa dell’intolleranza di Vox diritti, che ogni anno analizza migliaia di Tweet per estrarre dati sulla xenofobia e la radicalizzazione della società, ha rilevato che nel 2021 i picchi di odio online contro gli ebrei, sulla piattaforma, si sono registrati “il 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, così come il 13 maggio in corrispondenza delle manifestazioni antisemite internazionali e delle esternazioni della senatrice Segre contro i No Vax, che avevano accostato il green pass alle persecuzioni razziali.”

Uno studio pubblicato ad agosto 2021 dal Center to Counter Digital Hate (Ccdh) ha rivelato che l’84% di una selezione di post antisemiti sui social – tra cui Twitter e Facebook – non sono stati rimossi. Si tratta di un campione di 714 post antisemiti con 7,4 milioni di visualizzazioni. Le aziende dichiarano guerra aperta a fake news e incitamento all’odio razziale, ma il controllo sui contenuti nei social media sfugge alle loro dichiarazioni di intenti. L’antisemitismo resta il sintomo di una malattia sociale più ampia, che fa capolino ogni volta che si allentano i legami tra cittadino e Stato, individuo e società. Si tratta di una minaccia – come gli altri fenomeni xenofobici – ormai globale, digitale e difficilmente controllabile.

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